Paola Bordandini e Aldo Di Virgilio

PdCI: ritratto di un partito che non avrebbe dovuto esserci


Questo studio è stato svolto nel 2005 presso il Dipartimento di Organizzazione del Sistema Politico dell’Università di Bologna e analizza struttura, ragion d'essere, comportamenti, ipotesi strategiche del PdCI.

Naturalmente si può dissentire da quanto emerge, tuttavia resta il fatto che un'analisi così seria e accurata non può che contribuire a mettere a fuoco questo strano paradosso della politica italiana: il partito comunista più importante del mondo occidentale smembrato in una forza politica (PDS poi DS poi PD) la cui anima di sinistra è ormai del tutto appannata, e due partiti che si chiamano comunisti i quali - pur essendo venute meno le ragioni della scissione del 1998 - continuano a farsi concorrenza e a sfuggire la logica che dovrebbe imporre loro la riunificazione. E, ben inteso, ciasscuno di essi al proprio interno è più o meno spaccato.
Misteri della (mala)fede...

 

1. Perché un secondo partito neo-comunista?
2. La vicende genetica: mettersi in proprio, ovvero lasciare Rifondazione per ritrovare il PCI
3. Il modello di partito: tre ipotesi a confronto, ovvero un PCI in sedicesimo
4. Chi sono i comunisti italiani
5. Due risorse strategiche: uno spazio per l’espressione della nostalgia; i dividendi della lealtà coalizionale
6. Osservazioni conclusive: il PdCI e la trasformazione dei partiti italiani

Note e bibliografia sono in calce al cap. 6

sulla storia del PdCI