Alberto Burgos

Social Network

Sui social network si sono scritte milioni di pagine - cartacee e digitali - e parlarne ancora sembrerebbe del tutto superfluo, e ininfluente. Quindi solo alcune brevi osservazioni a ruota libera.

Poi ci sono stati Instagram, Spotify, Tik Tok, Qzone, ecc.
I canali televisivi non sono certo dei social network, ma insieme ad essi hanno contribuito a modificare radicalmente i comportamenti di miliardi di persone rispetto alla cultura e al tempo libero.
Cosa non nuova, a dire il vero: da sempre un nuovo mezzo di comunicazione ha cambiato abitudini e orientamenti sociali: a metà del '400 con l'idea della stampa a caratteri mobili (Gutenberg) la lettura non fu più patrimonio esclusivo di pochi privilegiati ma rese i libri accessibili a tutti coloro che sapevano leggere; analogamente il primo quotidiano (la Einkommende Zeitungen, Lipsia, 1650) aprì la strada alla diffusione di massa delle informazioni. E così il fonografo, il telefono, la radio, la fotografia, il cinematografo, la televisione, il computer, ecc., fino a Internet.

Media, dunque.
Parentesi: trattasi del plurale del latino medium, ma gli americani non lo sanno e pronunciano mìdia, così come plus è diventato plas, e ormai questa barbarie - mentale prima che linguistica - ha invaso anche la terra di Dante, e allora Election Day, Lockdown, Share, Ticket, Trend, Look, Dress code, Shopping, Cooperative Learning, ... e l'elenco di queste puttanate potrebbe riempire pagine.

McLuhan, Adorno, Marcuse, Eco, e tanti altri hanno analizzzato a fondo queste situazioni, e qui ci si limiterà a rammentare il paradosso che si ripete da secoli: grandi invenzioni che si trasformano in trappole per l'intelligenza. Come peraltro accade in tutto il campo della tecnologia.

Prendiamo FaceBook: un'idea geniale divenuta rapidamente un pollaio planetario: sì, circolano informazioni, scritte e audiovisive, e in tal modo le conoscenze si diffondono in modi impensabili fino a qualche anno fa. Ma in realtà questo spazio, accessibile a 2/3 degli abitanti del pianeta, è diventato soprattutto una patetica vetrina autoreferenziale: guardate le mie bellissime foto e commentate che sono bellissime, ecco i miei aforismi preferiti che possono cambiare la vita, odio Putin!, odio Zelensky!, venite alla sagra della birra artigianale, le mie ricette sono fantastiche...
Ma, un momento, non è che anche tutto questo è un po' troppo impegnativo?
E allora Tik Tok fa un altro passo (verso l'abisso...): producete video rapidi e facili, trastullatevi con video rapidi e facili, Enjoy!|
E addirittura si sostituisce a Wikipedia (nobilissima iniziativa, se non fosse che invece di consultare libri spesso si dà un'occhiata lì, e via col copia e incolla), fornendo a grandi e piccini pillole di cultura indispensabili per la tesina di Storia a scuola o per qualche appassionante conversazione al Bar Sport.