Diritto di voto alle donne


Il problema del diritto di voto alle donne si era già posto concretamente nel corso della Rivoluzione francese, ma è la Gran Bretagna il paese più all'avanguardia sotto questo punto di vista, non solo per le conquiste giuridiche, ma anche per la diffusione della coscienza politica e civile nelle donne inglesi: il movimento femminista inglese ha inoltre costituito un esempio per le femministe di tutta Europa.
Risale al 1850 la prima petizione alla Camera dei Lord, per l'estensione del diritto di voto alle donne, respinta e riproposta tenacemente dalle femministe inglesi. Accanto all'azione ufficiale, vengono organizzate manifestazioni e cortei, che porteranno alla concessione del voto municipale nel 1869.
Nel 1903, viene fondata Women's Social and Political Union, che aumenta la pressione sulle autorità politiche e sulla società.
Il People Bill del 6 Febbraio 1918 riconosce finalmente alle donne il diritto di voto.

In realtà sono stati i Paesi scandinavi i più sensibili per quanto concerne la rappresentanza politica delle donne, e infatti il primo paese al mondo che riconosce il diritto di voto alle donne, nel 1906, è la Finlandia, seguita dalla Norvegia nel 1910, dalla Danimarca e dall'Islanda nel 1915, dalla Svezia (dove le donne erano eleggibili sin dal 1909) nel 1924.

Nei paesi cattolici la nascita e l'affermazione dei movimenti femministi è stata assai più lenta e difficile: spesso i diritti civili, giuridici e politici sono stati ottenuti per concessione delle autorità politiche, non come risultato di coscienti rivendicazioni. Le donne, cioè, sono rimaste al margine di questo processo, fortemente condizionate dall'oscurantismo clericale, o, per usare termini meno schematici, dalla fortissima influenza di una cultura cattolica che da sempre ha inteso separare nettamente la figura maschile da quella femminile.
Pochi sanno che in Italia uno dei primi che si battè con tenacia, seppur senza successo, per il suffragio universale fu Giuseppe Garibaldi.
La fine di molti regimi politici a seguito della II Guerra Mondiale ha visto la nascita di nuove Costituzioni in cui la donna viene finalmente riconosciuta come soggetto politico a tutti gli effetti: Francia, Belgio e Italia si pongono tra i Paesi che per primi riconoscono il diritto di voto alle donne. In Portogallo ed in Svizzera si dovrà attendere il 1972.