Joan Holmes

Salvare le bambine dovrebbe essere in cima all’agenda mondiale

presidente di “The Hunger Project”e membro del programma ONU “Millennium Project Hunger Task Force”

Nel mondo, le bambine sono vittime di violenza e infanticidio, vengono loro negate cure mediche, sono tenute fuori dalle scuole, forzate ad intraprendere relazioni sessuali e sposate senza consenso.
Cambiare questo necessità la volontà di tutti. Mentre il 2004 va al suo termine, e noi valutiamo lo stato delle maggiori questioni mondiali, dobbiamo confrontarci con un fatto critico: stiamo facendo un pessimo lavoro nel prenderci cura delle nostre bambine.
La maggioranza delle bambine vive in paesi dove esse non sono affatto benvenute, né ci si cura di loro; in molti paesi in via di sviluppo vi è una forte discriminazione nei confronti di donne e bambine.
Nella maggior parte di essi, una bambina mangia per ultima e meno di tutti: è tre volte più a rischio di denutrizione rispetto ad un bambino. Spesso non viene portata da medici, se è malata, e ci sono meno probabilità che venga vaccinata. Le bambine vengono spesso tenute fuori dalle scuole e messe al lavoro. In casa, nelle fabbriche, nei campi, ci sono bambine che lavorano. Cominciano a lavorare ad un’età molto bassa, e lavorano dall’alba al tramonto, dando ragione al proverbio: “Una femmina non è mai bambina”.
Se va a scuola, è ancora soggetta a rischi. Invece di essere un rifugio sicuro e una sorgente di empowerment, la scuola è spesso pericolosa. Un recente studio sudafricano mostra che il 32% degli stupri su bambine denunciati nel paese sono stati commessi da insegnanti e maestri. Questa è la vita di una bimba nel mondo in via di sviluppo, quando le è permesso di vivere.

93 milioni di donne e bambine sono “scomparse” dalla popolazione mondiale a causa degli aborti selettivi per sesso, dell’infanticidio femminile, della denutrizione, dell’abuso e della negazione di cure alle neonate.

Il Premio Nobel Amartya Sen, ha coniato il termine “donne mancanti” per descrivere il gran numero di donne al mondo che sono morte a causa della discriminazione. 93 milioni di vittime è un numero grosso modo equivalente a tutti i decessi in tutte le guerre del 20° secolo, il secolo più violento della storia umana. Questo delle donne è un olocausto ripetuto molte volte.

E quindi: perché noi cittadini e cittadine del mondo non udiamo nulla rispetto a tale tragedia? In che tipo di mondo stiamo vivendo, se in questo mondo 93 milioni di vite possono essere estinte solo perché di sesso femminile? Dov’è la nostra vergogna? Dov’è il nostro sdegno?
Il maltrattamento delle bambine ci riguarda tutti e tutte. Il cosiddetto “terzo mondo” affronta problemi che interessano l’intera comunità globale: fame, povertà, HIV/AIDS, ecc. Esso ha anche la discriminazione più forte nei confronti di donne e bambine. Questi fatti non sono scollegati.
La discriminazione di donne e bambine è la causa primaria del persistere dei problemi sunnominati.
La discriminazione di genere è la grande sfida morale dei nostri tempi. La storia giudicherà come risponderemo a questa sfida. Non c’è alcun bisogno che le cose continuino ad andare così, e non possono continuare così se vogliamo un mondo in salute, produttivo, giusto e pacifico.
Kofi Annan, segretario generale dell’ONU, ha detto: “Non c’è attrezzo più efficace per lo sviluppo dell’istruzione di bambine e ragazze. Nessun’altra politica innalza così velocemente la crescita economica, abbassa i tassi di mortalità materna ed infantile, migliora la nutrizione e promuove la salute, inclusa la prevenzione dell’HIV/AIDS.”

Le costrizioni e le catene che sono state messe addosso alle bambine per secoli stanno cominciando, solo cominciando, ad essere rimosse:

• La Cina ha lanciato quest’anno il programma “Aver cura delle bambine” per combattere gli aborti selettivi per sesso;
• Negli ultimi 30 anni, il numero di adolescenti che hanno contratto matrimonio è andato declinando nell’Asia del sud e in Africa.
• In Bangladesh, negli ultimi 10 anni, un adeguato programma di scolarizzazione ha raddoppiato il numero di ragazze che ora frequentano i licei;
• Il 9 febbraio 2004 è stato il primo Giorno Internazionale di tolleranza zero sulle mutilazioni genitali femminili, e 10 paesi africani hanno recentemente messo fuori legge la pratica;
• Il Kenya ha alzato la pena per lo stupro di bambini/e: precedentemente, il crimine veniva punito raramente, se mai veniva punito;
• Nel 2004, per la prima volta, donne e ragazze afgane hanno partecipato ai giochi olimpici.

Ci troviamo ad un momento, nella storia, in cui il valore di una bambina o di una ragazza dev’essere riconosciuto e sostenuto, messo in condizione di dispiegare le sue potenzialità. È venuto il momento di agire in modo nuovo. Anche se ogni paese del “terzo mondo” sta aumentando i finanziamenti all’istruzione, non c’è assicurazione che le bambine saranno istruite. Fino a che un governo non intraprende azioni specifiche a beneficio di donne e bambine, l’aumento dei fondi perpetuerà ed allargherà il varco di genere. Ed i problemi base di cui abbiamo parlato persisteranno.

Quelle che seguono sono azioni chiare e fattibili che i governi possono intraprendere per migliorare la vita delle bambine:

• Implementare programmi sul campo con le contadine, per aumentare i loro guadagni e ridurre il loro sfruttamento, giacché sono le figlie che condividono ed ereditano il carico di lavoro delle loro madri.
• Espandere il mandato degli operatori sanitari e delle ostetriche perché insegnino alle madri a nutrire al seno le figlie, oltre che i figli. Ed assicurarsi che le bambine siano ben nutrite quanto i bambini.
• Provvedere programmi che incoraggino la frequenza della scuola secondaria per le ragazze e incentivi ai genitori che fanno frequentare la scuola alle figlie.
• Formare gli insegnanti affinché creino pari opportunità per le bambine e le ragazze di apprendimento e leadership. E ci sia “tolleranza zero” per la violenza contro le ragazze a scuola.
• Provvedere adeguate risorse e formazione a tutti questi agenti (informatori agricoli e operatori sanitari, insegnanti) e aumentare il numero di donne fra essi.
• I paesi cosiddetti “sviluppati” leghino i progetti comuni alla condizione del miglioramento della vita di donne e bambine.

Noi sappiamo bene, lo vediamo, cos’è il nostro mondo mentre metà della sua popolazione viene trattata come inferiore ed insignificante. Possiamo solo immaginare che aspetto prenderebbe il mondo se le bambine e le donne potessero esprimere se stesse ed essere tutto ciò che possono essere.

15 dicembre 2004

informazioni: The Hunger Project

(trad. M.G. Di Rienzo)