Antonio Gramsci

Elementi di politica

Sociologia e scienza politica


[Q 15, p. 1765 (MAC, p. 98)]


La fortuna della sociologia [1] è in relazione con la decadenza del concetto di scienza politica e di arte politica verificatasi nel secolo XIX (con più esattezza nella seconda metà, con la fortuna delle dottrine evoluzionistiche e positivistiche). Ciò che di realmente importante è nella sociologia non è altro che scienza politica. “Politica” divenne sinonimo di politica parlamentare o di cricche personali. Persuasione che con le costituzioni e i parlamenti si fosse iniziata un’epoca di “evoluzione naturale”, che la società avesse trovato i suoi fondamenti definitivi perché razionali, ecc. Ecco che la società può essere studiata col metodo delle scienze naturali. Impoverimento del concetto di Stato conseguente a tal modo di vedere. Se scienza politica significa scienza dello Stato e Stato è tutto il complesso delle attività pratiche e teoriche con cui la classe dirigente giustifica e mantiene il suo dominio, non solo ma riesce a ottenere il consenso attivo dei governati, è evidente che tutte le questioni essenziali della sociologia non sono altro che le questioni della scienza politica. Se c’è un residuo, questo non può essere che di falsi problemi cioè di problemi oziosi. La quistione che pertanto si poneva all’autore del Saggio popolare [2] era quella di determinare in che rapporti poteva essere posta la scienza politica con la filosofia della prassi; [3] se tra le due esiste identità (cosa non sostenibile, o sostenibile solo da un punto di vista del più gretto positivismo) o se la scienza politica è l’insieme di principi empirici o pratici che si deducono da una più vasta concezione del mondo o filosofia propriamente detta, o se questa filosofia è solo la scienza dei concetti o categorie generali che nascono dalla scienza politica, ecc.

Se è vero che l’uomo non può essere concepito se non come uomo storicamente determinato, cioè che si è sviluppato e vive in certe condizioni in un determinato complesso sociale o insieme di rapporti sociali, si può concepire la sociologia come studio solo di queste condizioni e delle leggi che ne regolano lo sviluppo? Poiché non si può prescindere dalla volontà e dall’iniziativa degli uomini stessi, questo concetto non può non essere falso. Il problema di che cosa è la stessa “scienza” è da porre. La scienza non è essa stessa “attività politica” e pensiero politico, in quanto trasforma gli uomini, li rende diversi da quelli che erano prima? Se tutto è “politica” occorre, per non cadere in un frasario tautologico [4] e noioso, distinguere con concetti nuovi la politica che corrisponde a quella scienza che tradizionalmente si chiama “filosofia” dalla politica che si chiama scienza politica in senso stretto. Se la scienza è “scoperta” di realtà ignorata prima, questa realtà non viene concepita come trascendente in un certo senso? E non si pensa che esiste ancora qualcosa di “ignoto” e quindi di trascendente? [5] E il concetto di scienza come “creazione” non significa poi come “politica”? Tutto sta nel vedere se si tratta” di creazione “arbitraria” o razionale, cioè “utile” agli uomini per allargare il loro concetto della vita, per rendere superiore (sviluppare) la vita stessa.

[1] Termine coniato da Auguste Comte (1798-1857) per indicare lo “studio positivo delle leggi fondamentali proprie ai fenomeni sociali.”
[2] La teoria del materialismo storico di Nikolaj I. Bucharin (1888-1938), manuale popolare di sociologia marxista, pubblicato nel 1921. Bucharin fu fatto fucilare da Stalin e la stessa sorte praticamente toccò a tutti i dirigenti della rivoluzione bolscevica.
[3] Per sfuggire alla censura fascista (ma talvolta anche per evitare che certe sue opinioni critiche potessero essere usate in chiave anticomunista) G. mimetizzò spesso nomi e termini: Ilic per Lenin, filosofia della praxis per marxismo, fondatore della filosofia della prassi per Marx, ecc..
[4] Tautologia: ripetere lo stesso concetto con altre parole.
[5] Al di là dei limiti della conoscenza, proveniente da una realtà superiore all’uomo.