Peter Hertel

Le sporche crociate della "Santa mafia" - L’Opus Dei

L’Opus Dei, così disse nel 1966 il suo fondatore, lo spagnolo Josemarìa Escrivà de Balaguer y Albas in un'intervista al Figaro di Parigi, "si sente a casa dappertutto, in Inghilterra come in Austria, Messico o Argentina. Dappertutto troviamo, radicato negli abitanti del paese, il medesimo fenomeno teologico e pastorale. Esso non è legato a una determinata cultura, né a una qualche specifica epoca storica". Se tuttavia si osserva il mappamondo, si nota che l'organizzazione cattolica ha trovato terreno fertile soprattutto nei paesi di cultura ispanica.
L'organizzazione segreta fondata nel 1928 cercò in effetti già nel 1935 di estendersi alla Francia, ma l'operazione riuscì solamente nel 1947. Soltanto dopo il 1946, anno in cui l'Opus Dei trasferì il suo centro dalla penisola iberica a Roma, essa si diffuse con successo a livello mondiale. Il teologo svizzero Hans Urs von Balthasar ha associato l'Opus Dei all'integralismo cattolico. Il tedesco Wolfgang Beinert, professore di Dogmatica cattolica a Regensburg, la riconduce al fondamentalismo cattolico. L'Opus Dei stessa indica il suo originario intento fondante: i cristiani devono, come Gesù a Nazareth, santificare il loro lavoro e la loro vita quotidiana. Controversi sono i metodi con i quali esso dovrebbe essere realizzato: tra gli altri, segretezza, accumulo di potere sociale e influenza massiccia sulla politica della Santa Sede. Nella sua spagnola terra di origine, l'Opus dei viene chiamata anche Santa mafia.


Quando l'Opus Dei arriva in un paese, si stabilisce in una diocesi come prelatura personale ecclesiastica, * per la qual cosa è necessaria l'approvazione del vescovo della diocesi. Poi si propaga nella diocesi ed eventualmente nel resto del paese. Le Opere apostoliche collettive e le Fondazioni che sono create dai suoi membri e che spesso per gli estranei non sono riconoscibili come attività dell'Opus Dei, si infiltrano nella società. Il loro obiettivo va molto al di là della pia "santificazione della vita quotidiana". Esse devono "santificare e cristianizzare le istituzioni dei popoli, della scienza, della cultura, della civiltà, della politica, dell'arte e delle relazioni sociali. Tutto deve essere cristiano come espressione sociale collettiva della fede degli esseri uma-ni e come strumento per salvare anime, mantenerle nella fede e condurle a Dio". Per cristianizzazione si in-tende cattolicizzazione, che sfocia anche nell'emarginazione dei dissenzienti nella società, contraddicendo il pluralismo democratico. Nello scritto segreto De spiritu et de piis servandis consuetudinibus solo i cattolici sono considerati veri cristiani.
Dagli anni cinquanta in poi, il metodo della cristianizzazione è uguale dappertutto: l'Opus Dei cerca di conquistare personalità di primo piano per accedere a una determinata cerchia, a partire dalla quale si muove verso il basso. Questo modello è stato sperimentato per la prima volta da Escrivà: negli anni quaranta, invitato dal vescovo di Madrid, egli tenne alcune giornate di riflessione per i coniugi Franco. Il contatto amichevole si conservò. Nel 1951, tre funzionari dell'Opus dei entrarono in uffici governativi. Lo sfondamento avvenne nel 1957, quando il dittatore, in occasione di un rimpasto di governo, nominò tre ministri dell'Opus Dei.

Dalla parte dei potenti

Secondo i suoi statuti, l'Opus Dei è soprattutto interessata agli "intellettuali" e ai loro incarichi, caratterizzati da "poteri d'ufficio". Questa strategia corrisponde anche a una politica ecclesiastica vaticana di lunga data: essa puntava e punta sui potenti, su tiranni e monarchi così come, più recentemente, su democratici. Ma, nella storia della chiesa, la questione se la chiesa stessa possa accordarsi con chi detiene il potere in modo così profondo da diventare forse corresponsabile di crimini politici è stata, il più delle volte, molto pragmaticamente rimossa. Questo programma è più facilmente realizzabile negli stati cosiddetti "cattolici". Salta agli occhi che l'Opus Dei dopo il 1950 si è sviluppata soprattutto nelle dittature militari latinoamericane. Escrivà aveva definito impellente la lotta contro il comunismo, che "insudicia il mondo", e i dittatori di questi stati "cattolici" davano a intendere di dover difendere la chiesa cattolica dai comunisti. [...] Le Filippine (colonizzate originariamente dai cattolici) rappresentano il bastione del sudest asiatico; l'Opus dei vi prese piede nel 1964, sotto il dittatore Marcos.
[...] A partire dagli anni '60, l'Opus Dei dà all'economia e all'industria maggior peso che alla politica. Per sostenere e potenziare le molteplici attività in aumento in tutto il mondo servono capitali. Circa la metà dei membri vive in celibato, ma si tratta di laici che svolgono in maggioranza professioni molto qualificate, ad esempio medici e avvocati, industriali e banchieri, scienziati e politici. Essi devono versare i loro guadagni all'organizzazione e ricevono il danaro per le piccole spese. [...] A partire dal 1964, per finanziare l'organizzazione sono state create fondazioni collegate con le Opere apostoliche dell'Opus Dei, ma anche con banche e società finanziarie dirette da membri e da simpatizzanti. Di qui scaturiscono le cosiddette "reti d'oro". Esse sono strutturate ufficialmente come iniziative private dei membri, non come attività dell'organizzazione. Poiché i nomi dei membri laici sono tenuti segreti, non si può quasi mai individuare chi lavora per l'Opus Dei e deve - secondo una disposizione segreta - servirla finanziariamente.
[...] Il più ricco giocoliere della rete è stato, negli anni '70 e '80, il membro spagnolo dell'Opus Dei Josè Maria Ruiz Mateos, fondatore e direttore del grande gruppo privato Rumasa, un complesso spagnolo operante a livello multinazionale. Trovandosi più tardi sotto custodia preventiva, egli ammise che l'Opus Dei, grazie a elargizioni, ne aveva tratto consistenti profitti. Come emerse dopo l'espropriazione da parte del governo spagnolo, il gruppo Rumasa aveva debiti per circa due miliardi di dollari. Dove, nei dettagli, era finito il denaro potè essere appurato solo in singoli casi. Un esempio: nel 1983, alcuni ricercatori della Bbc scoprirono con sconcerto in quale modo la Nethernall educational association, associazione dell'Opus Dei fondata nel 1964, era riuscita a procurarsi il denaro necessario a finanziare un considerevole acquisto di terreni in un bel quartiere londinese. I fondi - in dollari, franchi svizzeri e marchi tedeschi - provenivano dal gruppo Rumasa attraverso le isole britanniche del canale, a un tasso d'interesse straordinariamente favorevole (1%).

Lo scandalo degli aiuti

[...] Nel 1995, gli aiuti sfociarono nella costruzione della University of Asia and Pacific (Filippine), che ricevette dalla Commissione europea, ufficialmente, 250mila Ecu. Ma qualcuno è fermamente convinto che si sia trattato, in realtà, di un milione di dollari. Nella connection filippina è stata coinvolta anche la Direzione svizzera per la cooperazione allo sviluppo e agli aiuti umanitari di Berna, che assiste nelle Filippine la Foundation for professional training inc. dell'Opus dei. [...] Quanto più i progetti promossi sono geograficamente lontani dagli organizzatori, o dai dispensatori delle sovvenzioni, tanto più irraggiungibili e incontrollabili essi si rivelano per organismi di vigilanza neutrali; quanto più dunque si accelera la globalizzazione, tanto più facile sembra elargire fondi e presentare richieste mimetizzate.
A volte, tuttavia, qualche anello di sabbia si infila negli ingranaggi: il progetto Tempus della Commissione europea ha esaminato più da vicino una richiesta della fondazione Fwm di Berlino, che voleva un finanziamento per un progetto pilota giovanile in Polonia. Tempus ha scoperto, tra le altre cose, che le organizzazioni indicate come partner in Polonia non dimostravano alcuna disponibilità a cooperare e che i costi fissati per il progetto erano "molto alti", probabilmente "sopravvalutati".
[...] All'Opus Dei viene attribuito grande potere nella chiesa universale cattolica. L'organizzazione definisce se stessa un "corpo mobile", del quale la Santa sede può disporre con grande efficacia, soprattutto in quei settori della società in cui la chiesa non arriva con i suoi mezzi consueti. Ecco un esempio delle conseguenze che ne risultano. Nel 1994, il vescovo Javier Echevarrìa Rodriguez, direttore dell'Opus Dei, ha esortato le "truppe combattenti, con la più severa disciplina", a erigere una "nuova linea Maginot", fondando il suo appello quasi militare su un ordine di papa Giovanni Paolo II, che aveva chiesto un "grande muro difensivo" contro il "pensiero consumistico edonista" in Europa. La vera linea Maginot, come è noto, fu costruita dalla Francia con l'obiettivo di respingere gli eventuali attacchi tedeschi. Chi rifletta sulla storia della seconda guerra mondiale e sui crimini nazisti, troverà il paragone con l'asserito consumismo edonista vergognoso, o persino mostruoso. Ma evidentemente tali giudizi spassionati sfuggono alla percezione di una truppa combattente che si esprime con immagini militari.

La consegna del segreto

L'Opus Dei, inoltre, può impiegare i propri membri in modo mirato, perché essi sono vincolati a una cieca obbedienza nei confronti del prelato. [...] Negli uffici dell'Opus Dei si elaborano particolareggiate schede sui membri, costantemente arricchite con nuovi dati, anche provenienti da altri membri. Le informazioni più importanti, accompagnate da una fotografia formato tessera, vengono inoltrate alla centrale romana.
[...] In Vaticano l'Opus Dei ha sempre avuto, oltre al pontefice, sostenitori influenti. Tra i cardinali di curia vanno ricordati: Joseph Ratzinger, Eduardo Martinez Somalo, Dario Castrillon Hoyos, Roger Etchegaray (presidente del Comitato Giubileo 2000), Lucas Moreira Neves, Alfonso Lopez Trujillo. [...] La sua crescente influenza nella chiesa cattolica appare, tra l'altro, dal numero relativamente consistente di nomine di membri dell'Opus Dei in Congregazioni e Consigli pontifici. Se è vero che in questi organismi i membri dimo-strati dell'Opus Dei sono solo 26, il numero reale potrebbe essere maggiore, perché a causa dell'atteggia-mento di segretezza non tutti i membri sono individuabili.

[...] Il cervello clericale di Villa Tevere, a viale Bruno Buozzi (Roma), è informato su quanto avviene nella chiesa a livello mondiale come praticamente nessun'altra organizzazione ecclesiastica. Ciò offre l'opportunità di intervenire tempestivamente, promuovendo sviluppi o combattendoli, ma comunque esercitando un'estesa influenza. Per questo, l'ascesa dell'Opus dei a principale potenza ecclesiastica appare inarrestabile.

(da Limes)

* da Wikipedia:

La Prelatura personale è una istituzione di natura gerarchica della Chiesa Cattolica governata da un prelato alla quale sono incardinati presbiteri e diaconi del clero secolare, al servizio dei laici, alcuni dei quali possono cooperare organicamente secondo le modalità previste dallo Statuto e quindi essere componenti della Prelatura stessa e non semplici destinatari dell'azione pastorale. La caratteristica principale è di non essere legata a un territorio, come la Prelatura territoriale, ma di avere un popolo, anche distribuito in diverse diocesi, composto da fedeli che hanno qualcosa in comune (ad esempio: una provenienza nazionale, una vocazione specifica, una professione, una condizione sociale). Al prelato, che non è necessariamente un vescovo, sono riconosciute alcune prerogative episcopali (come incardinare i chierici, erigere un seminario).

Viene definita dal Codice di diritto canonico ai canoni dal 294 al 297:

«Al fine di promuovere un'adeguata distribuzione dei presbiteri o di attuare speciali opere pastorali o missionarie per le diverse regioni o per le diverse categorie sociali, la Sede Apostolica può erigere prelature personali formate da presbiteri e da diaconi del clero secolare, udite le conferenze dei Vescovi interessati.
La prelatura personale è retta dagli statuti fatti dalla Sede Apostolica e ad essa viene preposto un Prelato come Ordinario proprio, il quale ha il diritto di erigere un seminario nazionale o internazionale, di incardinare gli alunni e di promuoverli agli ordini con il titolo del servizio della prelatura.
Il Prelato deve provvedere sia alla formazione spirituale di coloro che ha promosso con il predetto titolo, sia al loro decoroso sostentamento.
I laici possono dedicarsi alle opere apostoliche di una prelatura personale mediante convenzioni stipulate con la prelatura stessa; il modo di tale organica cooperazione e i principali doveri e diritti con essa connessi siano determinati con precisione negli statuti.
Parimenti gli statuti definiscano i rapporti della prelatura personale con gli Ordinari del luogo nelle cui Chiese particolari la prelatura stessa esercita o intende esercitare, previo consenso del Vescovo diocesano, le sue opere pastorali o missionarie
.»

Ad oggi, soltanto l'Opus Dei ha lo status di prelatura personale, richiesto nel 1969 ed ottenuto nel 1982 da Giovanni Paolo II.

La Prelatura personale appartiene alla struttura gerarchica della Chiesa Cattolica e non è un'associazione, come si può anche verificare dall'elenco delle Associazioni internazionali di fedeli pubblicato dalla Santa Sede, che non contiene l'unica Prelatura personale attualmente esistente. In quell'elenco invece è inclusa l'Associazione dei Cooperatori dell'Opus Dei, che non appartengono alla Prelatura dell'Opus Dei (a differenza dei fedeli incorporati organicamente), ma aiutano in varie forme le sue attività.