Ricciotti Lazzero

Brigate Nere

Nell'estate del 1944 mancavano circa dieci mesi alla conclusione della seconda guerra mondiale. Americani, inglesi, canadesi e francesi erano sbarcati, con superiorità schiacciante, in Normandia, i russi si trovavano ai confini della Prussia Orientale e dell'Ungheria e, in Italia, Winston Churchill, seduto su una panca accanto al gen. Alexander, osservava il territorio ancora da conquistare al di là della Linea Gotica, che correva da La Spezia a Pesaro.
La superiorità alleata era schiacciante, soprattutto in morale. Quegli uomini lanciati contro il colosso nazista erano soldati giovani, preparati e intelligenti, eguagliavano i tedeschi per carattere e capacità.
Pavolini, segretario del Partito Fascista Repubblicano, dopo aver convinto il Duce, si accinse a militarizzare il partito. I volontari che accolsero il suo appello di formare un corpo ideologizzato furono, invece, salvo eccezioni, gruppi raccogliticci, con ragazzi di tredici anni e vecchietti di settanta, che credevano ancora in un mitico squadrismo da Anni Venti, quando la semplice massa, alcuni autocarri, i manganelli e un po' di bottiglie d'olio di ricino poterono decidere il destino d'uno Stato. Ecco: l'ultimo fascismo nacque così, all'insegna di un'incredibile illusione, e storicamente era già battuto.

Pavolini vuole solo elementi di fede indiscussa, che vadano a combattere i partigiani, che stanino i traditori, che facciano i cani da guardia del fascismo con la massima intransigenza.
Il 26 giugno 1944, il duce firma un decreto: con esso si istituisce il Corpo ausiliario delle squadre d'azione delle Camicie nere, il segretario del partito ne prenderà il comando. Le federazioni fasciste assumeranno il nome di Brigate nere del Corpo ausiliario, dandosi il nome di un caduto per la causa fascista e i commissari federali la carica di comandanti di brigata. Ne faranno parte i volontari iscritti al partito con età compresa fra i 18 e i 60 anni. Nel testo del decreto, si dice che il corpo sarà impiegato per la difesa dell'ordine nella Repubblica Sociale Italiana sia per la lotta contro i ribelli, mentre non sarà impiegato per requisizioni, arresti o altri compiti di polizia. Questa disposizione fu presto disattesa, perché le brigate nere compiranno tanti di quei furti e di quegli arresti, da provocare a volte perfino l'intervento dei tedeschi che ne chiederanno lo scioglimento.
La funzione delle Brigate nere rimane allora la funzione territoriale, poliziesca nelle città, dove diventano il bersaglio dell'odio popolare, perché sono loro che nei luoghi pubblici e nelle abitazioni rastrellano i renitenti, i disertori e i parenti dei partigiani trasferitisi in montagna. Sono loro che s'impadroniscono nei negozi, nei magazzini e nelle fabbriche di tanta merce con la scusa di combattere il mercato nero e gli imboscamenti. Molti sono noti sfaccendati, piccoli criminali o ex-impiegati delle federazioni che non rinunciano così ai propri privilegi.



Legione Muti

Un'altra delle numerose polizie, nate durante la RSI con il fine di sorreggere il fascismo più intransigente, ma anche con lo scopo di guadagnare potere e soldi, fu la Legione Muti.
L'ex-caporale del regio esercito Franco Colombo, radunò attorno a sé, dopo l'8 settembre, un aggregato di fanatici e pregiudicati, che presto ottenne il favore dei tedeschi, appoggi altolocati nella RSI e il timore e il disprezzo della gente. Pose la base in via Rovello a Milano, negli edifici ora riscattati al genere umano dal Piccolo Teatro. Agirono con tale spregio di ogni regola che lo stesso federale di Milano, Aldo Resega, che di lì a poco sarà abbattuto dai partigiani, tentò invano di far sciogliere il malfamato reparto. Il comando della Muti appare però inattaccabile; riesce ad ottenere dal Ministero degli interni nella primavera del '44 la trasformazione formale in Legione autonoma Ettore Muti. Quel termine autonoma, i mutini lo interpreteranno a modo loro, cioè come possibilità di fare quello che vogliono.
(...)



Compiti affidati alla Legione:

1. Lotta anti-partigiana.
2. Repressione di ogni tentativo di movimento antinazionale o comunque diretto a sabotare l'opera del Governo repubblicano (scioperi, attentati, propaganda sovversiva, ecc.).
3. Impiego immediato contro eventuali nuclei di paracadutisti.
4. Impiego immediato per fronteggiare eventuali sommosse popolari.
5. Eventuali compiti a seconda dell'emergenza del momento e sempre dietro ordine del Capo della Provincia (sorveglianza conferimento ammassi, protezione lavori di trebbiatura, servizio di presidio ad enti statali, scorta convogli di carattere militare).

Forza della Legione (permanenti): Ufficiali 69; sottufficiali 89; graduati 44; arditi 1306. Totale 1.508.


SS italiane

In quasi tutti i paesi da loro occupati, i tedeschi avevano formato con i residenti dei reparti militari che avevano inserito a vario titolo nel proprio esercito; fra questi, spiccavano i battaglioni delle SS.
Anche in Italia, ormai paese satellite, si percorse questa strada, anzi lo stesso Mussolini, sempre preoccupato di non perdere considerazione presso il Führer, chiese la formazione di reparti di SS italiane già il 24 settembre 1943.
Gli arruolati vengono addestrati a Munsingen, credono di andare a combattere inglesi e americani al fronte, ma Himmler e Wolff hanno stabilito che questi reparti debbano essere utilizzati per compiti di polizia, di ordine pubblico e di lotta antipartigiana. Gli vengono fornite le divise rabberciate dell'ex-esercito italiano ma, cosa determinante, con le mostrine rosse come le vere SS. A novembre avviene il rimpatrio, con la prima emorragia di soldati che scappano verso le loro case o la macchia.
Malgrado ciò si costituiscono tredici battaglioni, sistemati nell'alta Italia, al comando di un generale tedesco alle dipendenze dirette di Wolff. Né Mussolini né Graziani avranno mai potere su questi reparti, che giureranno non a loro ma a Hitler.
I componenti delle SS italiane copiano i loro maestri tedeschi e vogliono superarli, nei paesi dove eseguono i rastrellamenti dilaga il terrore.


da: Ricciotti Lazzero, Le brigate nere, Rizzoli, 1983
grazie a: ANPI - Lissone