inizio rosso e giallo


William Somerset Maugham

 

In uno dei libri su Bond, James Bond, fra le tante frivolezze che si possono scoprire c'è anche quella relativa a quanti sono i morti ammazzati ad opera di 007: il conto è francamente impressionante, e analoghe quantità industriali le ritroviamo fra i tanti, troppi epigoni dell'agente creato da Ian Fleming.
Tutte balle, naturalmente: le vere grandissime spie del XX secolo, da Philby a Sorge, da Wolf ad Abel, probabilmente non hanno mai sparato un colpo in vita loro, ma ci vorrà il grande George Smiley per riportare il mondo dello spionaggio alla realtà: fatta di attenzione, di accurato lavoro investigativo, di conoscenza delle strategie, di intuizione, di raffinatezza nella disinformazione.
Esattamente le qualità di cui era ampiamente dotato il brillante scrittore William S. Maugham (1874 - 1965).

Cresciuto in un'agiata e colta famiglia borghese, il giovane Maugham (che non si pronuncia Mògam, ma... Il buon Google ci offre l'audio) si dedicò agli studi di medicina: il fatto che poi non abbia esercitato fa supporre che questo sia stato un periodo inutile dal punto di vista letterario, ma l'aver fatto tirocinio in alcuni dei quartieri più degradati di Londra portò Maugham a contatto con situazioni assai lontane dal proprio ambiente sociale e gli diede la misura di quanto fosse complesso e contraddittorio il vivere.
A ridosso di quell'esperienza nasce il primo lavoro, Liza di Lambeth, un crudo melodramma, che gli diede immediatamente una notevole notorietà; l'opera successiva, e che resterà fra le sue più note, Schiavo d'amore, già dal titolo rivela la strada scelta dal giovane scrittore: l'animo umano, le sue sfaccettature spesso miserabili, e in definitiva l'impossibilità di essere normali. L'esplicita bisessualità porterà Maugham a intessere rapporti complicati e non privi di forzature, ma qualcuno fece notare che tale condizione gli offrì l'opportunità di affinare in modo straordinario la capacità di analisi e di comprensione.
Appunto. Colto, equilibrato, acuto, anticonformista, curioso, discreto: preziose doti per un agente segreto, certamente più utili ed efficaci di una buona mira o di chissà quale charme muscolare. E infatti Maugham in numerose occasioni - già a partire dagli anni della rivoluzione russa e poi nel periodo della guerra fredda - collaborò a vario titolo con l'intelligence britannica, e presumibilmente in modo più organico di quanto sia accaduto a scrittori che poi si dedicheranno completamente o quasi al genere spionistico (Fleming, le Carrè, Deighton, Greene).
Maugham, dal punto di vista della produzione editoriale, utilizzerà in misura apparentemente contenuta queste importanti esperienze, ma il fatto che al centro delle sue storie vi siano fatti umani piuttosto che grovigli internazionali non toglie nulla alla capacità che egli ebbe di cogliere i piccoli grandi intrighi, le dissimulazioni, le doppie triple verità. Niente Spectre, insomma, niente mostruosi complotti mondiali, e nemmeno le tortuose schermaglie spionistiche alla le Carrè: piuttosto una quieta ossessione per le verità, un educato e micidiale senso di derisione per le ipocrisie alla base di ogni esistenza.
L'aver poi girato il mondo (particolarmente significativi i suoi soggiorni in Estremo Oriente) consentirà a Maugham di aggiungere alle proprie invenzioni letterarie - che poi il più delle volte erano strettamente intrecciate alla realtà, e addirittura ad avvenimenti autobiografici - contorni insoliti, ambientazioni non banali, sviluppi drammatici e inquietanti, miserie e speranze di déracinés.

Uno scrittore assolutamente non di genere, dunque, ma che come pochi altri ha saputo mescolare realtà e finzioni, drammi individuali e crisi collettive.
Il filo del rasoio, ad esempio, forse il suo romanzo più bello, ha poco a che vedere col poliziesco e con lo spionaggio, ma è costellato di sospetti, di verità dubbie, di piccoli grandi inganni: l'avidità che spinge a ordire complotti, pulsioni inconfessabili che portano al delitto, la brutalità e la debolezza del cinismo, la morte non gloriosa sempre in agguato.

Tra i suoi tanti lavori, quelli più legati al mistero:

  • Il mago (The Magician, 1908), Dauliana, 1928; Bietti, 1930, 1943; Corbaccio, 1933; Mondadori, 1960, 1974; Newton C., 1995, 2008; Adelphi, 2020: due amanti separati dalla crudeltà di un illusionista pazzo: una gothic novel che profuma di Ottocento
  • Ashenden (Ashenden: or the British Agent, 1928) Faro, 1947; o Ashenden l'inglese, Garzanti, 1959; Adelphi, 2008; o Storie di spionaggio e di finzioni, Einaudi, 1992: un agente britannico durante la prima guerra mondiale: a lui si ispirò Ian Fleming; dalle proprie esperienze al servizio segreto di Sua Maestà, racconti;
  • Lettera d'amore (The Letter, 1930), Longanesi, 1949, 1974; o La lettera, Adelphi, 2008: nel calore soffocante di Singapore una rispettabile signora uccide un amico del marito che la molestava: una classica legittima difesa, ma spunta una lettera che cambia tutto...
  • Acque morte (The Narrow Corner, 1934), Adelphi, 2001: mari del Sud, atmosfere inevitabilmente liquide, un delitto, altre morti, un assassino, una donna fatale, una dolce fanciulla, personaggi misteriosi: come sempre, un giallo che non è un giallo
  • Lassù alla villa (Up at the Villa, 1941), Il romanzo per tutti, 1948; o Una inglese a Firenze, Longanesi, 1952, 1966; o La villa sulla collina, Sellerio, 1994: anni '30, una villa sulle colline di Firenze, un'inquieta signora inglese ed i suoi amici, un legame tenebroso, un cadavere: tutto si tingerà di nero o di rosa?
  • Honolulu e altri racconti, Adelphi, 2010: racconti ambientati ai confini di un impero in tranquilla agonia: thè e bridge al limitare di foreste insidiose, sordidi amplessi lavati col sangue si insinuano nei malinconici rituali di occidentali nostalgici, educati, cattivi
  • Storie ciniche, Adelphi, 2012: racconti al veleno in cui si mescolano avidità e grazia, ottusità e umorismo, violenza e compassione: un gentiluomo inglese che si fa beffe impietosamente del proprio mondo, che aveva la patetica presunzione di essere un modello universale.

 



    Il cinema ha attinto molto all'opera di Maugham, soprattutto dalle storie a tinte forti: rispetto alle vicende in qualche modo legate al giallo ricordiamo:
  • L'agente segreto (Secret Agent, 1936), di Alfred Hitchcock, con John Gielgud, Peter Lorre, Madeleine Carroll - da Ashenden
  • Ombre malesi (The Letter, 1940), di William Wyler, con Bette Davis, Herbert Marshall, James Stephenson, Frieda Inescort
  • Un'ora prima dell'alba (The Hour Before the Dawn, 1944), di Frank Tuttle, con Franchot Tone, Veronica Lake
  • Una notte per decidere (Up at the Villa, 2000), di Philip Haas, con Sean Penn, Kristin Scott Thomas, Anne Bancroft, James Fox