inizio rosso e giallo


Il commissario Montalbano

 

Poco si dirà di Salvo Montalbano: Sellerio e Zingaretti l'hanno fatto conoscere a milioni di italiani, e questo basta.

Ma Camilleri (1925-2019) non è solo Montalbano: è, ad esempio, il funzionario RAI che assieme al regista Mario Landi a metà degli anni '60 ha portato sui nostri schermi Maigret e che ha collaborato anche alla realizzazione della serie sul tenente Sheridan.
E comunque numerose sono le opere di Camilleri che non riguardano Montalbano: qui la bibliografia.

Camilleri è il primo scrittore (altri, anche autorevolissimi, ci avevano provato, ma...) che sia riuscito a far accogliere da parte dei lettori il tentativo di mescolare in un romanzo la lingua italiana e un dialetto. E non solo il siciliano che ritroviamo continuamente in Montalbano: La mossa del cavallo (1999) è ambientato alla fine dell'800 e il protagonista è Giovanni Bovara, vigatese di nascita ma vissuto da sempre a Genova: è stato inviato nella sua terra d'origine a fare l’ispettore ai mulini dopo che entrambi i suoi due predecessori erano stati trovati morti in circostanze misteriose. Bovara indaga, e subito deve fare i conti con la realtà mafiosa, tanto che viene incastrato in un caso di omicidio e messo in prigione. Bovara è, di fatto, ancora genovese, ed è in quel dialetto che pensa, ma si rende conto che proprio questo suo essere non siciliano gli impedisce di vedere le cose nella giusta prospettiva e di muoversi con l'attenzione necessaria. E allora ricomincia a pensare in siciliano, ritorna alla mentalità dei propri padri: genovese, siciliano, italiano si inframmezzano prima confusamente poi con sempre maggior compiutezza, fino a salvare Bovara.
Un'operazione letteraria davvero ardita, oltre che originalissima, ma in cui Camilleri coinvolge il lettore quasi dolcemente, malgrado avvenga in una situazione drammatica: basterebbe questo a fare di Camilleri uno dei grandi della nostra letteratura. Montalbano, però.

Certo, è grazie al suo Commissario che Camilleri ha raggiunto il grande pubblico, e siamo grati a entrambi per non aver litigato: in questo caso tra i due vi è un rapporto amicale, oltre che il legame fra padre e figlio, ben lontano dal vero e proprio odio che Conan Doyle sviluppò per Holmes, dalla placida indifferenza con cui Simenon prese a guardare Maigret, dal fastidio che Dame Agatha nutrì sempre per Poirot.
Camilleri in tutti i suoi romanzi (anche in quelli più stranianti, come il bellissimo Maruzza Musumeci) parla di vita, e come potrebbe dunque non amare Montalbano?

Ho battezzato il commissario Salvo Montalbano in onore di Manuel Vàzquez Montalbàn, il mio caro amico di cui piango la scomparsa. Non ne ammiravo solo il raffinato stile narrativo, l'invenzione del detective-gourmet Pepe Carvalho, ma anche e soprattutto il profilo intellettuale, antifascista e comunista.

Ancora un paio di cose. Montalbano è uguale e diverso: non dissimile dai suoi conterranei, uomo del suo tempo con tutte le contraddizioni di questi due secoli che si dilaniano a vicenda, ma al tempo stesso cerca continuamente di uscire dal seminato di una terra che qualcuno vorrebbe sempre uguale a se stessa; e quando parla del G8 di Genova...
Uno, nessuno, centomila.
Montalbano comunista, dunque? In senso lato certamente sì, ma soprattutto Montalbano capace di concepire, e attuare, quella mossa del cavallo (il rimando è molto lontano, vero Camilleri?, al bellissimo e dimenticato libro di Viktor Šklovskij) che è tra le poche risorse rimaste agli uomini di buona volontà.

su Camilleri: www.vigata.org


    Serie di Montalbano

  • 1994 La forma dell'acqua, Sellerio
  • 1996 Il cane di terracotta, Sellerio
  • 1996 Il ladro di merendine, Sellerio
  • 1997 La voce del violino, Sellerio
  • 1998 Un mese con Montalbano (racconti) Mondadori, 1998, 2014
  • 1999 Gli arancini di Montalbano (racconti) Mondadori, 1999, 2014
  • 2000 La gita a Tindari, Sellerio
  • 2001 L'odore della notte, Sellerio
  • 2002 La paura di Montalbano (racconti) Mondadori, 2002, 2014
  • 2003 Il giro di boa, Sellerio
  • 2004 La pazienza del ragno, Sellerio
  • 2004 La prima indagine di Montalbano (racconti) Mondadori, 2004, 2013
  • 2005 La luna di carta, Sellerio
  • 2006 La vampa d'agosto, Sellerio
  • 2006 Le ali della sfinge, Sellerio
  • 2007 La pista di sabbia, Sellerio
  • 2008 Il campo del vasaio, Sellerio
  • 2008 L'età del dubbio, Sellerio
  • 2009 La danza del gabbiano, Sellerio
  • 2010 La caccia al tesoro, Sellerio
  • 2010 Acqua in bocca (con Carlo Lucarelli) Minimum fax, 2010
  • 2010 Il sorriso di Angelica, Sellerio
  • 2011 Il gioco degli specchi, Sellerio
  • 2011 Altri casi per il commissario Montalbano: Il giro di boa, La pazienza del ragno, La luna di carta, Sellerio
  • 2012 Una lama di luce, Sellerio
  • 2012 Una voce di notte, Sellerio
  • 2012 Tre indagini a Vigàta: La vampa d'agosto, Le ali della sfinge, La pista di sabbia, Sellerio
  • 2013 Un covo di vipere, Sellerio
  • 2014 La piramide di fango, Sellerio
  • 2014 Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano (racconti), Sellerio
  • 2015 La giostra degli scambi, Sellerio
  • 2016 L'altro capo del filo, Sellerio
  • 2017 La rete di protezione, Sellerio
  • 2018 Il metodo Catalonotti, Sellerio
  • 2020 Riccardino, Sellerio

 

Antonio De Benedetti

La biblioteca di Camilleri

 

Andrea Camilleri ha una doppia biblioteca, la sua e quella del commissario Montalbano, il protagonista dei romanzi che lo hanno reso celebre.

Montalbano legge gli stessi libri che leggo io ma li legge dopo di me. Se a me piace un romanzo di Faulkner si può star certi che, prima o poi, anche lui se ne innamorerà. È andata cosi con Simenon, con Conrad e non so più con quanti altri autori, scherza Camilleri, che verso il protagonista dei suoi polizieschi in salsa siciliana ha un grosso debito di riconoscenza. Se infatti nel 1995 si erano vendute diciassettemila copie dei suoi primi quattro romanzi, nel 1997 le copie divennero centottantamila e nel 1998 salirono a ottocentomila. Il milione di copie fu poi superato, grazie a Montalbano, nel 1999. Uno sguardo anche rapido agli scaffali di casa Camilleri basta a suggerire i gusti letterari del capo famiglia. Nella biblioteca del grande giallista di Porto Empedocle ci sono infatti centinaia, forse migliaia di polizieschi, di romanzi-enigma a incominciare dai classici del genere. Si va dai più famosi titoli di Conan Doyle, di Chesterton ai bestseller di Agatha Christie, di Edgar Wallace, di S.S. Van Dine. 

Ho raccolto anche i resti di una collezione nata in casa. Mio padre, ispettore della capitaneria di porto, era un lettore appassionato di gialli. Aveva tutti o quasi tutti i titoli pubblicati nella famosa collana popolare mondadoriana, intendo quei volumi di grande formato e stampati su pagine a due colonne che allora si vendevano a due lire e cinquanta centesimi! In casa nostra c’erano però anche altri libri: da bambino, fra un raffreddore e l’altro, ho letto Melville e Lucio D’Ambra, Zuccoli e Salvator Gotta...

Giochiamo a carte scoperte. Vedo fra i suoi libri  Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie. Che cosa pensa di questa scrittrice e del suo celebre detective Hercule Poirot?  
Sarò sincero. La Christie non mi piace per un’infinità di ragioni, a incominciare dall’ambientazione dei suoi romanzi: una nave, la carrozza di un treno di lusso, un antico castello inglese... Sono sempre luoghi chiusi, prigioni dorate, che mi danno una sensazione di soffoco. Se dovessi proprio scegliere, ma preferirei non doverlo fare, direi che miss Marple è un personaggio più riuscito dell’improbabile Poirot. Miss Marple si adatta meglio alla scrittura da collegio per signorine, a volte un po' leziosa della Christie. Badi, però, la mia non vuol essere una stupida polemica antifemminista. Le basti che considero P. D. James una giallista di forza straordinaria, i suoi  thriller  sono fra i migliori di questi anni. Di Agatha Christie, lo ripeto, mi infastidiscono certi vezzi. I suoi finiscono con l’essere dei romanzi rosa truccati da gialli. 

E di Edgar Wallace, per decenni seguitissimo dal grande pubblico, quale giudizio dà? 
È un autore meccanico, ripetitivo, in molti casi insopportabile. Scrive talmente male che non si riesce a leggerlo!

Anche la letteratura poliziesca ha i suoi testi-culto. Fra gli intellettuali italiani, all’inizio degli anni quaranta, andava molto di moda un thriller intitolato  La canarina assassinata, autore l’inglese S.S. Van Dine (pseudonimo di W.H. Wright). A questo giallista, che era anche un editore e un critico d’arte, si deve la creazione di Philo Vance, un detective dilettante dall’eterno sorriso ironico e sprezzante. C’è nella sua biblioteca  La canarina assassinata
Certo che c’è, se vuole le mostro la prima edizione italiana di questo bellissimo romanzo. Leggendo Van Dine torno continuamente a ammirare l’eleganza del ragionamento con cui perviene alla soluzione dei suoi casi. Le dirò di più. In un libro su di me, che uscirà presto da Rizzoli, l’autrice Simona De Montis dimostra che i titoli dei miei romanzi hanno delle affinità con quelli di Van Dine. I veri amori, in letteratura, non sono mai del tutto innocenti.
 
Lei ha appena parlato del rigore logico di Van Dine. La domanda perciò si impone. Il campione della logica deduttiva deve essere considerato Sherlock Holmes, il fin troppo noto investigatore creato da Conan Doyle? 
Sir Arthur Conan Doyle, in tutto e per tutto figlio del suo tempo, è un campione dello scientismo positivista, si appoggia a una concezione del mondo oggi indigeribile. I ragionamenti del suo Holmes sono cosi strettamente logici, implacabilmente e paradossalmente logici da risultare spesso campati in aria. Se ci riflette, finiscono col presupporre una razionalità nel mondo che non c’è, che non può esserci. E tanto meno può esserci nell’universo del crimine, nelle oscure passioni che lo dominano. 

Vedo che lei possiede, e in più edizioni, le opere di Edgar Allan Poe, l’autore che con  I delitti della via Morgue ha gettato le basi del romanzo poliziesco moderno. 
Poe è la dimostrazione che non esistono barriere fra giallo, grande narrativa e poesia. E pensare che molti anni fa quando Mondadori pubblicò, inaugurando la collana dei "gialli",  I delitti della via Morgue  insieme con altri tre romanzi polizieschi, fra i quali un mediocrissimo Edgar Wallace, il libro di Poe fu quello che ebbe il il minor successo di vendite. Così va il mondo, purtroppo!

Non allontaniamoci però dalla sua biblioteca, Camilleri. Vedo che non mancano le opere di Dashiell Hammett e di Raymond Chandler. 
Hammett, fra i creatori del cosiddetto stile "hard-boiled", è uno dei miei numi tutelari. È capace come nessuno di chiudere la trama d’un giallo ricchissimo, formidabile nello spazio d’un racconto lungo o d’un romanzo breve. Eppoi, cosa che non guasta, Hammett era un uomo coraggioso. Quando è stata indagato e processato, insieme con molti intellettuali e uomini di spettacolo, per attività antiamericane, ha mostrato di avere un grande carattere. Stanco, bruciato dall’alcol, ha subito la galera con esemplare dignità e senza spifferare nulla o pentirsi o altre cose del genere. Preferisco decisamente Hammett a Chandler, più letterario e raffinato. Con questo non voglio togliere nulla all’autore di un capolavoro come  Il grande sonno.
 
Quasi due scaffali della sua libreria sono occupati dai romanzi di Simenon. 
Lo amo moltissimo. Eppoi, lo ammetto senza difficoltà, Montalbano è debitore di Maigret. Molti anni fa producevo per la televisione italiana una serie di gialli ispirati alle inchieste del commissario Maigret. Li sceneggiava il grande commediografo Diego Fabbri. Seguendo da vicino il suo lavoro, ho capito quale era il meccanismo delle indagini raccontate da Simenon e me ne sono in parte avvalso nello scrivere i miei romanzi. 

In Italia il giallo, almeno fino all’arrivo di Montalbano, non ha avuto il meritato successo. Penso anche a autori validissimi, sebbene oggi invecchiati, come De Angelis... 

Il giallo italiano ha superato i cancelli del ghetto, nel quale era stato rinchiuso, grazie a due grandi autori: Carlo Emilio Gadda e Leonardo Sciascia. Gadda era talmente bravo, talmente straordinario da potersi concedere il lusso di scrivere un thriller e di interromperlo prima di arrivare alla soluzione del mistero. Dal canto suo, Sciascia riesce a legare i propri gialli al mondo siciliano, un mondo che lui conosceva e capiva meglio di chiunque. Non basta. Sciascia inaugura una tendenza oggi vincente nella letteratura poliziesca di casa nostra. Fois, Lucarelli, Carlotto raccontano infatti le loro storie legandole a una precisa realtà socio-ambientale. Penso alla Sardegna di Fois, al nord est di Carlotto, alla Bologna di Lucarelli.

Lucarelli è il vero astro nascente della nostra letteratura poliziesca, ha molti ammiratori... 
Lucarelli è bravissimo, dovrebbe però controllare di più la scrittura. Senza contare che farebbe bene a servirsi, scrivendo, della stessa tecnica di cui fa proficuamente uso in televisione. Riferisce cioè di un delitto, si spinge fin quasi a indicare una possibile soluzione del caso e sul più bello, quando sembra vicino a  tirare le somme, rimette tutto in discussione!

grazie a: http://www.vigata.org/