Dana Priest e William M. Arkin

Top Secret America


(da Internazionale, luglio 2010)

Il mondo segreto creato dal governo statunitense dopo gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001 è diventato così enorme e così top secret che nessuno sa quanto costa, quante persone ci lavorano e quali sono i loro compiti e le loro responsabilità. L'inchiesta del Washington Post ha scoperto una vera e propria geografia alternativa degli Stati Uniti, un'America nascosta agli occhi dell'opinione pubblica.
Dopo nove anni di crescita senza precedenti, il sistema creato per garantire la sicurezza degli Stati Uniti è talmente colossale che è impossibile stabilire se funziona o no.

Qualcosa come 1.271 organizzazioni governative e 1.931 aziende private lavorano con compiti di antiterrorismo, sicurezza interna e intelligence in circa diecimila località in tutti gli Stati Uniti. Si calcola che 854.000 persone, quasi una volta e mezzo gli abitanti di Washington, abbiano un nulla osta di massima sicurezza.

A Washington e nell'area circostante, dopo il settembre del 2001 sono stati costruiti 33 complessi edilizi per attività di intelligence top secret. Insieme occupano uno spazio equivalente a quasi tré volte la superficie del Pentagono, cioè circa 158mila ettari. Molte agenzie di sicurezza e di intelligence fanno lo stesso lavoro, creando doppioni e sprechi. Per esempio, 51 organizzazioni federali e comandi militari che operano in 15 città statunitensi seguono il flusso di denaro che scorre da e verso le organizzazioni terroristiche. Gli analisti che interpretano le conversazioni e i documenti ottenuti grazie ad attività di spionaggio nazionale e intemazionale condividono le loro valutazioni pubblicando 50mila rapporti di intelligence all'anno: un numero così grande che molti rapporti vengono sistematicamente ignorati.

• "Top secret America" è un'inchiesta del Washington Post sulle attività delle strutture segrete create dal governo statunitense per garantire la sicurezza del paese dopo gli attentati dell'11 settembre.

• L'inchiesta è il risultato di due anni di ricerche e della collaborazione di venti giornalisti coordinati da Dana Priest e William M. Arkin. È accompagnata da un gigantesco database con video, cartine e grafici interattivi che documentano la crescita di un apparato di sicurezza sempre più complesso e difficile da controllare. È on iine sul sito topsecretamerica.com.

• II database Top secret America è stato realizzato consultando i documenti pubblici di migliala di enti e società private. Ogni informazione pubblicata è stata convalidata incrociando almeno due dati ufficiali. I funzionar! del governo statunitense hanno esaminato il sito diversi mesi prima della pubblicazione.

• Dana Priest è una giornalista investigativa del Washington Post. In passato si è occupata di servizi segreti, difesa e sanità. Ha vinto un premio Pulitzer nel 2006 per un'inchiesta sulle prigioni della CIA e le operazioni segrete di antiterrorismo oltreoceano. Ha scritto The mission: waging-war and keepingpeace with America's military (W.W. Norton 2003).

• William M. Arkin è un columnist del Washington Post dal 1998. Si occupa di servizi segreti e sicurezza statunitense da trent'anni e ha scritto diversi libri sull'argomento.

Non si tratta di questioni accademiche. È la mancanza di attenzione, non la mancanza di risorse, a spiegare il massacro di Fort Hood o l'attentato terroristico del Natale del 2009. Sono questioni che preoccupano molto anche alcuni responsabili della sicurezza del paese. "Dopo l'11 settembre è tutto talmente cresciuto che riuscire a orientarsi è una vera sfida", ha dichiarato il Segretario alla difesa Robert M. Gates.

Al Dipartimento della Difesa, dove sono concentrati oltre due terzi dei programmi di intelligence, solo una manciata di alti ufficiali, chiamati superuser, sono a cono scenza di tutte le attività del dipartimento.
Ma come due di loro hanno lasciato intendere in diverse interviste, è praticamente impossibile tenersi informati sul lavoro più delicato del paese.

"Non vivrò abbastanza a lungo da essere informato su tutto", ha detto uno dei due superuser. L'altro ha raccontato che per il suo primo briefing venne scortato in una minuscola stanza buia, dove lo fecero sedere a un tavolino e gli dissero che non poteva prendere appunti. Su uno schermo cominciarono a lampeggiare i nomi dei programmi antiterrorismo, uno dopo l'altro, finché lui, scoraggiato, gridò "Stop!": "Non riuscivo a memorizzare niente". A sottolineare la serietà della situazione ci sono le conclusioni del tenente generale dell'esercito in pensione John R. Vines, che l'anno scorso è stato incaricato di rivedere il metodo per seguire l'andamento dei programmi più delicati del dipartimento della difesa.

Vines, che ha comandato 145mila uomini in Iraq e sa come affrontare i problemi, è rimasto sconvolto da quello che ha scoperto: "Non conosco nessuna agenzia che abbia l'autorità, la responsabilità o un programma per coordinare tutte queste attività", ha detto. "La complessità del sistema è indescrivibile". Il risultato, ha aggiunto, è che è impossibile stabilire se grazie a tutte queste spese e attività il paese oggi sia più sicuro. "Poiché manca un processo di coordinamento, tutto si risolve in messaggi discordanti, minore efficacia e sprechi. Perciò non possiamo valutare realmente se tutto questo ci sta rendendo più sicuri".

La nostra inchiesta si basa su documenti pubblici e contratti, descrizioni di lavori, atti del catasto, siti web aziendali e di social network e centinaia di interviste con funzionari ed ex funzionari dell'intelligence, delle forze armate e di diverse aziende.
La maggior parte di loro ha chiesto l'anonimato perché non è autorizzata a rilasciare dichiarazioni o perché teme ritorsioni sul lavoro. Il database di organizzazioni governative e aziende private messo on line dal Washington Post è stato realizzato esclusivamente con documenti pubblici. L'inchiesta si è concentrata sulle attività top secret perché quelle classificate come meno segrete sono semplicemente troppe per poter essere studiate in dettaglio.

L'offensiva globale

Davanti a un comprensorio recintato e chiuso da un cancello, a McLean, in Virginia, una colonna di auto avanza a passo d'uomo come ogni mattina mentre nell'America top secret comincia una nuova giornata di lavoro. Le auto aspettano pazientemente di voltare a destra, poi salgono una collina e girano ancora per raggiungere una destinazione che non compare su nessuna cartina stradale e non è annunciata da nessun segnale. Liberty Crossing ce la mette tutta per nascondersi.
Ma d'inverno gli alberi spogli non riescono a coprire la montagna di cemento e finestre grande come cinque supermercati Wal-Mart che sorge dietro un terrapieno.
Un passo di troppo senza il tesserino giusto ed ecco spuntare dal nulla alcuni uomini in nero con le pistole puntate. Oltrepassate le guardie armate e le transenne in acciaio idraulico, almeno 1.700 dipendenti federali e 1.200 contractor (dipendenti privati a contratto) lavorano a Liberty Crossing, il nome in codice che indica il quartier generale dell'Ufficio del direttore dell'intelligence nazionale (DNI) e del suo Centro nazionale antiterrorismo. I due uffici condividono una forza di polizia, un'unità cinefila e migliaia di parcheggi. Command Liberty Crossing è il cuore dell'agglomerato di agenzie governative e aziende private spuntate come funghi dopo gli attentati del 2001. Ma non è la parte principale, più costosa o più segreta della grande industria dell'11 settembre.

Tra le targhe appese nell'atrio di un grande palazzo ad Arlington County non c'è quella di un'unità dell'Air Force chiamata Xoiws. Eppure i suoi uffici sono al terzo piano dell'edifico. A Elkridge, in Maryland, una struttura clandestina si nasconde in un altro edificio di cemento provvisto di false finestre per sembrare un normale palazzo di uffici. Ad Arnold, in Missouri, la sede è di fronte ai negozi di due grandi catene, Target e Home Depot. A St. Petersburg, in Florida, è in una modesta casetta di mattoni in un fatiscente quartiere di affari. Ogni giorno, in tutti gli Stati Uniti, 854mila dipendenti pubblici, militari e contractor privati con nulla osta di massima sicurezza vengono controllati e ammessi in uffici protetti da serrature magnetiche, telecamere per il riconoscimento della retina e mura fortificate inaccessibili alle apparecchiature per le intercettazioni ambientali.

Non è esattamente "il complesso militare-industriale" del presidente Dwight D. Eisenhower, nato con la guerra fredda e destinato a costruire armi nucleari con la funzione deterrente nei confronti dell'Unione Sovietica. Questa è un'industria di sicurezza nazionale con una misione più vaga: sconfiggere i terroristi in giro per il mondo.

Molte delle informazioni su questa missione sono segrete. Per questo è così difficile valutare i successi e individuare i problemi dell'America top secret, come per esempio capire se il denaro viene speso in modo ragionevole. Il bilancio dell'intelligence statunitense è imponente.
L'anno scorso sono stati dichiarati 75 mld di dollari, 21 volte e mezzo in più rispetto al settembre 2001. Ma questa cifra non comprende molte attività militari e molti programmi antiterrorismo interni.

Almeno il 20 per cento delle organizzazioni governative chiamate a scongiurare la minaccia terroristica sono state ristrutturate subito dopo l'11 settembre.
Altre ancora, che esistevano già prima, sono cresciute a dismisura perché l'amministrazione Bush e il congresso volevano dare alle agenzie più soldi di quanti fossero in grado di gestirne. Nove giorni dopo gli attentati, il Congresso stanziò 40 miliardi di dollari, oltre ai soldi già previsti dal bilancio federale, per rafforzare le difesa interna e lanciare un'offensiva globale contro Al Qaeda. Poi si aggiunsero altri 36,5 miliardi di dollari nel 2002 e 44 miliardi di dollari nel 2003. Era solo l'inizio.

Le agenzie militari e di intelligence si sono moltipllcate grazie a questi soldi. Alla fine del 2001 erano già state create 24 organizzazioni, tra cui l'Ufficio per la sicurezza nazionale e la task force per l'individuazione dei beni dei terroristi all'estero. Nel 2002 ne vennero create altre 37 per individuare le armi di distruzione di massa, raccogliere indizi su possibili minacce e coordinare le nuove iniziative dell'antiterrorismo. L'anno dopo apparvero 36 nuove organizzazioni, seguite da altre 26, poi 31, ancora 32 e infine almeno 20 all'anno nel 2007, nel 2008 e nel 2009.
Complessivamente, in risposta all'11 settembre sono state create o ristrutturate almeno 263 organizzazioni. Ognuna ha richiesto nuovo personale e il personale ha richiesto supporto amministrativo e logistico: centralinisti, segretarie, archivisti, architetti, falegnami, muratori, tecnici dell'aria condizionata e addetti alle pulizie, tutti con il nulla osta di massima sicurezza.

Con cosi tanti nuovi dipendenti, unità e organizzazioni, le linee di separazione delle diverse responsabilità sono diventate più confuse e sfumate. Per questo, su raccomandazione della commissione bipartisan sull'11 settembre, nel 2004 l'amministrazione Bush e il Congresso hanno deciso di istituire un'agenzia di supervisione, l'Ufficio del Direttore dell'Intelligence nazionale (ODNI), incaricato di tenere sotto controllo questo sforzo colossale. Quando fu inaugurato, nella primavera del 2005, l'ufficio di John D. Negroponte era composto da 11 persone stipate in una specie di bunker a un isolato dalla Casa Bianca. Un anno dopo, l'agenzia si trasferì in due piani di un altro edificio. Nell'aprile 2008 si è installata nella sua enorme sede permanente, Liberty Crossing.

Oggi molti funzionari che lavorano nelle agenzie di intelligence dicono di non avere le idee chiare su quali siano le responsabilità dell'ODNI. L'ultimo direttore, Dennis C. Blair, ha lavorato tenacemente a questioni molto concrete come la riforma degli approvvigionamenti, le reti informatiche compatibili e gli standard analitico-operativi. Ma all'ODNI la quantità ha avuto la meglio sulla qualità, perché il flusso crescente di dati di intelligence annulla la capacità del sistema di analizzarli e utilizzarli.

Ogni giorno i sistemi di raccolta dell'agenzia per la sicurezza nazionale intercettano e memorizzano 1,7 miliardi di email, telefonate e altri tipi di comunicazione
.

Ma l'agenzia analizza solo una parte di questo materiale, che viene smistato in 70 diversi database. Lo stesso problema riguarda tutte le altre agenzie di intelligence, nessuna delle quali ha abbastanza analisti e traduttori per questa montagna di lavoro.

L'effetto pratico di questo sistema elefantiaco è visibile, su scala molto ridotta, nell'ufficio di Michael Leiter, il direttore del Centro nazionale antiterrorismo. Leiter passa gran parte della sua giornata davanti ai quattro schermi dei computer allineati sulla sua scrivania. Ai suoi piedi ci sono sei hard disk. Il flusso di dati è colossale, e decine di database alimentano diverse reti informatiche che non possono interagire tra loro.

Il popolo delle Scif

Per farsi un'altra idea di quanto sia estesa l'America top secret, basta dirigersi verso ovest lungo l'autostrada che porta all'aeroporto internazionale Dulles di Washington. Quando il centro per il bricolage Michaels e la grande libreria Books-A-Million lasciano il posto ai giganti dell'industria militare Northrop Grumman e Lockheed Martin, prendete la rampa di uscita e girate a sinistra. Questi due cubi di cinque piani azzurro scintillante appartengono all'Agenzia nazionale di intelligence geospaziale, che analizza immagini e dati di mappatura della geografia della Terra. È quanto annuncia un piccolo cartello nascosto da una siepe di bosso.
Dall'altra parte della strada, in edifici color cioccolata, ha sede la Carahsoft, un contractor delle agenzie di intelligence specializzato in mappatura, analisi delle intercettazioni e raccolta di dati. Poco lontano c'è un centro governativo specializzato nell'analisi delle strutture sotterranee. Deve individuare i centri sotterranei di comando all'estero associati ad armi di distruzione di massa e a gruppi terroristici, e fornisce consulenze ai militari su come distruggerli.

In tutto il paese esistono centri di attività segretissima, ma la capitale dell'America top secret è la regione di Washington.
Circa la metà dell'industria dell'11 settembre è dislocata in un arco che si estende da Leesburg in direzione sud fino a Quantico per risalire attraverso Washington e curvare a nordest verso Linthicum, subito a nord dell'aeroporto internazionale Marshall di Baltimora-Washington. Molti edifici si trovano all'interno di comprensori off-limits o in basi militari. Altri occupano quartieri di affari oppure si mescolano a scuole e centri commerciali e passano inosservati agli occhi degli abitanti.

Non lontano dall'autostrada per Dulles, la CIA ha occupato due interi edifici. Più a sud, Springfield si prepara a ospitare la nuova sede da 1,8 miliardi di dollari dell'Agenzia nazionale per l'intelligence geospaziale, che diventerà il quarto più grande edificio federale nella zona e darà lavoro a 8.500 dipendenti. Gli incentivi all'economia stanno finanziando con centinaia di milioni di dollari questo tipo di costruzioni federali in tutta la regione.

Soffiate anonime

Non è solo il numero di edifici a indicare le dimensioni e i costi di una simile espansione, ma anche quello che c'è dentro: monitor, badge con su scritto "accompagnamento richiesto", macchine per i raggi X, armadietti dove lasciare cellulari e cercapersone, serrature a tastiera che aprono stanze speciali con pareti di metallo o muri a secco, impenetrabili agli strumenti per le intercettazioni telefoniche e protette da allarmi e forze di sicurezza in grado di reagire in un quarto d'ora. Ogni edificio ha almeno una di queste stanze note come Scif, sensitive compartmented information facility (struttura per informazioni settoriali delicate). Alcune sono piccole come ripostigli, altre grandi come quattro campi da football.

Nelle Scif lavorano dipendenti malpagati che si portano il pranzo da casa per risparmiare. Sono analisti tra i venti e i trent'anni che guadagnano dai 41 mila ai 65mila dollari ali'anno. Nel migliore dei casi, le loro analisi mescolano l'interpretazione culturale a frammenti di conversazioni, dialoghi in codice, soffiate anonime, perfino scarti di rifiuti, per trasformarli in indizi che conducono a individui e a gruppi sospettati di voler danneggiare gli Stati Uniti. Questo lavoro è facilitato dai computer che selezionano e classificano i dati.
Alla fine, però, l'analisi richiede il giudizio umano e la metà degli analisti è relativamente inesperta. Spesso gli analisti a contratto sono appena usciti dall'università e sono stati formati al quartier generale.

Il nigeriano indisturbato

II problema di molti rapporti d'intelligence, spiega chi li legge, è che si limitano a ripetere fatti già noti. Perfino i rapporti degli analisti del centro nazionale antiterrorismo, dove si dovrebbero mettere insieme le informazioni sensibili più difficili da reperire, sono giudicati insufficienti dagli ufficiali d'intelligence perché non producono informazioni originali o, quanto meno, migliori di quelle della CIA, dell'FBI, dell'agenzia per la sicurezza nazionale o dell'agenzia di intelligence della difesa.

Poiché moltissime informazioni sono riservate, può essere difficile avere un quadro generale di quello che succede ogni giorno nell'America top secret. Ogni tanto, però, salta fuori qualche esempio. Uno recente mostra il sistema post 11 settembre nei suoi lati migliori e peggiori. Nell'autunno del 2009 è uscita la notizia che c'era qualcosa di strano nello Yemen. Il presidente Obama ha firmato un ordine con cui inviava decine di reparti speciali segreti per scovare e uccidere i leader di un gruppo legato ad Al Qaeda. Nello Yemen i reparti speciali hanno organizzato un centro di operazioni congiunte pieno di computer, kit investigativi e apparecchi di comunicazione. Si sono scambiati migliala di intercettazioni, rapporti, prove fotografiche e video con decine di organizzazioni top secret negli Stati Uniti.
Quando però le informazioni hanno raggiunto il centro nazionale antiterrorismo di Washington per essere analizzate, sono finite sepolte dai cinquemila documenti con dati generali sul terrorismo che vengono monitorati ogni giorno. Gli analisti hanno dovuto passare da un database all'altro, da un computer all'altro, da un monitor all'altro solo per capire cosa poteva essere interessante. Mentre le operazioni militari nello Yemen s'intensificavano e le voci su un possibile attentato terroristico aumentavano, le agenzie d'intelligence si davano un gran da fare. Il flusso delle informazioni che arrivavano al centro nazionale antiterrorismo era diventato enorme.

Lì in mezzo c'erano dati cruciali. Il nome di un uomo nello Yemen. Un riferimento a un estremista nigeriano. Il rapporto di un padre nigeriano preoccupato per il figlio sparito nello Yemen. Erano tutti indizi di quello che sarebbe successo quando un nigeriano di nome Umar Farouk Abdulmutallab ha lasciato lo Yemen e ad Amsterdam si è imbarcato su un aereo diretto a Detroit. Nessuno, però, li ha messi insieme. Perché, come in seguito avrebbero testimoniato gli ufficiali, il sistema era diventato
così vasto che i confini della responsabilità si erano irrimediabilmente confusi. Abdulmutallab è riuscito a salire a bordo del volo 253 della Northwest Airlines. Voleva innescare gli esplosivi che si era nascosto nelle mutande mentre l'aereo scendeva verso Detroit. Non è stata l'enorme industria dell'11 settembre a evitare il disastro, ma un passeggero che ha visto l'uomo e l'ha fermato.

La costruzione e l'ampliamento degli uffici continua in tutto il paese. Presto cominceranno i lavori di un centro di elaborazione dati da 1,7 miliardi di dollari dell'Agenzia per la sicurezza nazionale vicino a Salt Lake City. L'anno prossimo, a Tampa, il nuovo ufficio di 25mila metri quadri per l'intelligence del comando centrale delle forze armate sarà affiancato da un quartier generale delle stesse dimensioni e poi, l'anno successivo, da un ufficio di cinquemila metri quadri solo per la sezione delle operazioni speciali.

Nel frattempo, otto chilometri a sudest della Casa Bianca, il Dipartimento per la sicurezza interna ha aperto il cantiere della sua nuova sede, da dividere con la guardia costiera. Il dipartimento, che esiste da appena sette anni, ha già i suoi programmi segreti, le sue unità di ricerca, il suo centro di comando, il suo parco di auto blindate e il suo staff di 230mila dipendenti. Sul terreno dell'ex manicomio St Elizabeths di Anacostia, sorgerà un edificio da 3,4 miliardi di dollari. Sarà il più grande complesso governativo costruito dai tempi del Pentagono. Una pietra miliare della geografia alternativa dell'America top secret, grande quattro volte il Liberty Crossing.

Dana Priest e William M. Arkin

Sicurezza nazionale SpA

I dipendenti di società private con compiti della massima segretezza sono 265mila
Washington ha affidato a loro le missioni più delicate

A giugno un intagliatore di Manassas ha scolpito un'altra stella perfetta su una parete di marmo del quartier generale della CIA. Ce n'è una per ogni dipendente dell'agenzia rimasto ucciso nella guerra globale cominciata dopo gli attentati del 2001. Il memoriale serve a onorare il coraggio dei dipendenti morti nell'esercizio del loro dovere, ma nasconde anche uno dei segreti del dopo 11 settembre: otto dei 22 uomini uccisi non erano funzionari della CIA. Erano contractor, agenti privati assunti a contratto.
Per garantire che i compiti più delicati siano svolti solo da persone fedeli agli interessi del paese, le norme federali prevedono che i contractor non possano mai svolgere "funzioni che spettano alle autorità governative". In realtà nelle agenzie dei servizi segreti e dell'antiterrorismo succede continuamente. Doveva essere una soluzione provvisoria, ma è diventata una forma di dipendenza.

Su 854mila persone che svolgono attività top secret, 265mila sono a contratto.
L'esempio migliore della dipendenza di Washington dai contractor è la CIA, che può svolgere attività ali'estero non consentite a nessun'altra agenzia governativa. I privati che lavorano per la CIA reclutano spie in Iraq, corrompono per ottenere informazioni in Afghanistan e proteggono i direttori dell'agenzia in visita nelle capitali straniere.
Hanno contribuito alla cattura di un sospetto terrorista in Italia, interrogato persone detenute in carceri segrete all'estero e sorvegliato i disertori nascosti alla periferia di Washington. Al quartier generale di Langley analizzano le reti del terrorismo. Nel campo di addestramento in Virginia formano una nuova generazione di spie americane.

Circa il 30 per cento del personale impiegato dai servizi segreti è a contratto. I privati possono offrire uno stipendio più alto, spesso addirittura il doppio, di quello che può pagare lo stato. E dato che la concorrenza è spietata, alcuni offrono come bonus una Bmw o un assegno da 15mila dollari, come ha fatto a giugno la Raytheon per assicurarsi alcuni programmatori di software. Ormai le società a contratto sottraggono talenti alle agenzie federali. È successo anche alla CIA, dove i dipendenti di 114 aziende private costituiscono un terzo del personale e occupano circa diecimila posti di lavoro. Molti sono assunti a tempo determinato. Spesso sono ex dipendenti dell'esercito o dei servizi segreti che hanno lasciato il posto per lavorare meno e guadaagnare meglio, continuando a prendere la pensione federale. I contractor uccidono i nemici, spiano i governi stranieri e le organizzazioni terroristiche, partecipano alla formulazione dei piani d'azione. Nelle zone di guerra raccolgono informazioni sulle fazioni locali. Sono gli storici, gli architetti, i reclutatori delle agenzie più segrete del paese. Sono i consulenti più fidati dei generali a quattro stelle. Il governo ha talmente bisogno di appaltatori privati in grado di garantire la sicurezza che ormai esistono più di 300 società, soprannominate bodyshop, specializzate nella ricerca di personale.

Abbiamo calcolato che i contractor addetti a compiti della massima segretezza sono 265mila. La stima è stata confermata da diversi alti funzionari dei servizi segreti.
Nel database Top secret America compaiono 1.931 società che svolgono attività ai massimi livelli di segretezza. Più di un quarto, 533, sono nate nel 2001, mentre altre che già esistevano si sono enormemente allargate. Quasi tutte fanno affari d'oro, mentre il resto del paese è colpito dalla crisi.

L'industria della sicurezza nazionale non vende all'esercito e ai servizi segreti solo aerei, navi e carri armati. Vende anche esperti, che consigliano, addestrano e lavorano dovunque, anche nel bunker a otto metri di profondità sotto il Pentagono, dove affiancano i militari in tuta da combattimento impegnati nella sorveglianza di possibili focolai di crisi in tutto il mondo. Le imprese private sono ormai così coinvolte nelle operazioni più delicate che senza di loro alcune missioni dell'esercito e dei servizi segreti dovrebbero essere interrotte o sarebbero in difficoltà.

Al Dipartimento per la sicurezza interna (DHS) il numero dei privati è uguale a quello dei dipendenti federali. Per il personale e i servizi essenziali, il dipartimento dipende da 318 società, comprese 19 agenzie che lo aiutano a trovare e reclutare altro personale. Nell'ufficio che si occupa delle informazioni segrete, sei dipendenti su dieci sono privati. L'agenzia per la sicurezza nazionale (NSA), che conduce operazioni di sorveglianza elettronica in tutto il mondo, assume ditte private che le forniscono le ultime novità tecnologiche. Oggi collabora con almeno 483 società esterne.

L'Ufficio nazionale ricognizioni (NRO), l'ufficio del Dipartimento della Difesa che costruisce, lancia e gestisce i satelliti spia con cui fotografa paesi come la Cina, la Corea del Nord e l'Iran, non potrebbe fare niente senza l'aiuto delle quattro società private con cui collabora.

Tutte le organizzazioni militari e i servizi segreti dipendono da interpreti a contratto che comunicano con l'estero, traducono documenti e decifrano le intercettazioni elettroniche. La domanda di madrelingua stranieri è così forte, e le cifre che il governo è disposto a pagare sono così alte, che in questo settore ci sono 56 aziende in competizione tra loro.

Ognuna delle 16 agenzie di intelligence dipende da imprese che allestiscono le reti di computer, comunicano con le reti di altre agenzie e si occupano di estrarre le informazioni che potrebbero indicare un complotto terroristico. Solo in questo settore lavorano più di 400 società.

Ricorrendo ai privati, lo stato avrebbe dovuto risparmiare, ma in realtà non è andata così. Da uno studio pubblicato nel 2008 dall'ufficio del direttore dei servizi segreti nazionali è emerso che i privati costituiscono il 29 per cento dello staff delle agenzie di intelligence ma costano l'equivalente del 49 per cento del bilancio destinato al personale.

I corridoi del potere di Washington si estendono quasi in linea retta dalla Corte Suprema al Campidoglio e alla Casa Bianca.
Procedendo verso ovest, al di là del fiume Potomac, si vedono chiaramente, soprattutto di notte, le sedi del potere non ufficiale. Nelle periferie residenziali della Virginia appaiono le insegne luminose dell'America top secret: Northrop Grumman, Saie, General Dynamics. Delle 1.931 società individuate dalla nostra inchiesta che hanno contratti top secret, 110 fanno più o meno il 90 per cento del lavoro privato della difesa. Per capire come queste società siano arrivati a dominare l'era del dopo 11 settembre, non c'è posto migliore della sede della General Dynamics a Herndon.
Qualche giorno fa, in quell'ufficio, Ken Pohill stava esaminando dei filmati al computer. Il primo mostra un camion bianco in Afghanistan: una videocamera attaccata alla pancia di un aereo da ricognizione americano lo stava seguendo. Pohill aveva a disposizione decine di altre immagini in grado di aiutare un analista dei servizi segreti a capire se l'auto faceva parte di un'organizzazione che deposita bombe lungo le strade per uccidere soldati americani. Pohill ha cliccato col mouse ed è saltata fuori una foto della casa dell'autista con qualche appunto su chi frequenta. Poi è apparso un filmato a infrarossi del veicolo. Un altro clic ed ecco il primo piano di un oggetto che l'autista aveva gettato dal finestrino. Clic: l'immagine di un aereo spia. Clic: la ricostruzione dei movimenti del camion. Clic: la finestra di una chat con tutti quelli che seguono il veicolo.

Le prime dieci organizzazioni governative per numero di contratti con società private

Agenzia per la sicurezza nazionale (NSA) 484
Aeronautica 392

Marina

385

Esercito

353

Agenzie della difesa

332
Dipartimento per la sicurezza interna (DHS) 318

Agenzia di intelligence della difesa (DIA)

317
Dipartimento per la difesa 291
FBI 173
Clienti sconosciuti 455

Dieci anni fa, se fosse stato un dipedente della General Dynamics, probabilmente Pohill avrebbe lavorato l'acciaio. All'epoca, il centro principale delle attività dell'azienda era il porto industriale di Groton, nel Connecticut, dove uomini e donne in stivali di gomma sfornavano sottomarini. Oggi l'azienda crea strumenti per la raccolta dati come la biblioteca di immagini digitali di Herndon e il Blackberry speciale del presidente Obama.
L'evoluzione della General Dynamics ha seguito un unico principio: vai dove sono i soldi. L'azienda ha abbracciato il nuovo modo americano di fare la guerra gestito dai servizi segreti. Ha creato sistemi per l'individuazione di piccoli bersagli e attrezzature per intercettare le comunicazioni via cellulare e i computer dei terroristi. Ha trovato il modo di organizzare i miliardi di dati raccolti dalle agenzie di intelligence in pacchetti di informazioni che potevano essere analizzati da una sola persona. Ha cominciato ad assorbire aziende più piccole che potevano aiutarla a dominare il nuovo mondo dei servizi segreti. Dal 2001 al 2010 ha acquisito 11 aziende specializzate nell'uso di satelliti, segnalazioni e intelligence geospaziale, sorveglianza, ricognizione, integrazione tecnologica e immagini. L'11 settembre 2001 la General Dynamics lavorava con nove organizzazioni di intelligence, adesso ha contratti con tutte e 16. I suoi dipendenti riempiono gli uffici dell'Agenzia per la sicurezza nazionale e del Dipartimento per la sicurezza interna. Nel 2003 ha incassato centinaia di milioni di dollari per allestire e gestire la nuova sede del Dipartimento, compreso il suo centro operativo nazionale, l'ufficio intelligence e analisi e l'ufficio sicurezza.

Il bilancio della General Dynamics rispecchia il successo della sua trasformazione. Rispecchia anche quanto il governo degli Stati Uniti, che è il suo principale cliente, è disposto a pagare oltre al costo del suo lavoro. Nel 2009 l'impresa ha dichiarato 31,9 miliardi di ricavi, rispetto ai 10,4 del 2000.
Nel frattempo il personale è più che raddoppiato: da 43.300 a 91.700 dipendenti. Nel secondo trimestre del 2009 i profitti delle sue divisioni legate alle operazioni di intelligence e raccolta informazioni sono saliti a 10 miliardi, rispetto ai 2,4 del 2000, e l'anno scorso hanno costituito il 34 per cento dei ricavi complessivi. Basta guardare la sede dell'azienda a Falls Church per capire che gli affari vanno bene. L'enorme atrio è pieno di opere d'arte, alla mensa i pasti vengono serviti in piatti di porcellana con lo stemma della General Dynamics e c'è un auditorium con sette file di poltrone rivestite di pelle bianca, ognuna con un microfono e una postazione per il computer. Ormai la Generail Dynamics opera in ogni settore dell'intelligence. Aiuta gli operatori del controspionaggio e forma nuovi analisti.
Ha un contratto da 600 milioni di dollari con l'aeronautica per intercettare le comunicazioni. Guadagna un miliardo di dollari all'anno per tenere alla larga gli hacker dalle reti di computer del governo e per trascrivere in codice le comunicazioni dell'esercito.

Nel settembre del 2009 la General Dynamics ha ottenuto un appalto da dieci milioni di dollari dall'unità psicologica del comando operazioni speciali dell'esercito per creare siti web che influenzino le opinioni degli stranieri sulla politica degli Stati Uniti. Per farlo, ha assunto giornalisti e programmatori in grado di creare e gestire dei siti di notizie adatti a cinque diverse regioni del mondo. Sembrano normali siti d'informazione, con nomi come Setimes.com, "notizie e opinioni dall'Europa sudorientale". L'unica indicazione del fatto che sono gestiti per conto dell'esercito è in fondo alla home page, nel disclaimer.

Quest'anno le entrate complessive della General Dynamics sono state di 7,8 miliardi di dollari solo nel primo trimestre. Durante la riunione di aprile del consiglio d'amministrazione, l'amministratore delegato e presidente Jay L. Johnson ha dichiarato: "Nel primo trimestre abbiamo battuto ogni record. E ci prepariamo a un altro anno di grandi successi".

Dana Priest e William M. Arkin

La spia della porta accanto

Nei quartieri residenziali i servizi segreti agiscono con discrezione. Non si fanno vedere, ma hanno occupato interi isolati

"Il deposito di mattoni non è solo un deposito. Se si oltrepassa il cancello e ci si sposta sul retro, si scopre la «scorta di qualche personaggio importante: una flotta di suv neri corazzati per resistere alle esplosioni e agli attacchi armati. Lungo la strada principale, i cartelloni pubblicitari non cercano di vendere case, ma invitano i dipendenti dotati di nulla osta di massima sicurezza a una fiera del lavoro presso il Cafe Joe, che non è proprio un bar qualunque. Il nuovo palazzo di uffici grigio scuro è in realtà una specie di albergo in cui si possono affittare stanze a prova di intercettazione. Perfino il tombino che si vede tra i due edifici bassi e allungati non è un semplice tombino. Circondato da cilindri di cemento, è un punto d'accesso a una centralina per le trasmissioni via cavo. "Massima segretezza", bisbiglia un funzionario. Significa che a pochissime persone è consentito sapere cosa trasmette.

Posti come questo si trovano appena fuori Washington, in quella che è diventata la capitale di una geografia alternativa degli Stati Uniti, definita dalla concentrazione di organizzazioni governative segrete e di imprese private che lavorano per loro.
Fort Meade è il più grande di una decina di complessi simili sparsi in tutto il paese, che costituiscono i centri nevralgici dell'America top secret e dei suoi 854mila dipendenti. Altri uffici simili si trovano a Dulles-Chantilly, in Virginia; a Denver-Aurora, in Colorado; e a Tampa, in Florida. Sono tutti finanziati dal governo federale.

Nei complessi dell'America top secret nessuno parla di lavoro. Né di operazioni.
Del ruolo dell'intelligence nella difesa del paese si discute solo quando qualcosa va storto e il governo è costretto a indagare, o quando una notizia riservata finisce sui giornali. L'esistenza di questi complessiè così poco nota che la maggior parte delle persone non si accorge neppure che si sta avvicinando all'epicentro di Fort Meade, neanche quando il navigatore dell'auto comincia improvvisamente a dare indicazioni sbagliate. Quando succede una cosa del genere, significa che l'Agenzia per la sicurezza nazionale (NSA) è vicina. Ma nonè facile capire dov'è esattamente. Alberi, muri di recinzione e scarpate nascondono gli edifici da quasi tutte le angolature. Barriere di cemento, posti di guardia e segnali di pericolo impediscono a tutte le persone non autorizzate di accedere alla sede della più grande agenzia di intelligence degli Stati Uniti.

Dietro tutti quegli ostacoli si profilano enormi edifici minacciosi con file e file di finestre opache a prova di bomba. E dietro i vetri ci sono circa 30mila persone, molte delle quali stanno leggendo, ascoltando o analizzando un flusso infinito di conversazioni intercettate 24 ore su 24, sette giorni alla settimana.

Scuole esclusive

Dalla strada è impossibile capire quanto è grande la sede dell'NSA, anche se i suoi edifici occupano due milioni di chilometri quadrati, più o meno quanto il Pentagono, e sono circondati da 30 ettari di parcheggi.
E cresceranno ancora: nei prossimi quindici anni sono previste altre 10mila assunzioni. La prima fase di espansione costerà due miliardi di dollari, e porterà lo spazio occupato dal complesso di Fort Meade a più di quattro milioni di chilometri quadrati. Il quartier generale dell'NSA si trova all'interno della base dell'esercito di Fort Meade, che ospita 80 organizzazioni governative, tra cui diverse grandi agenzie di intelligence. Nell'insieme iniettano ogni anno 10 miliardi di stipendi e di appalti nell'economia della regione, una cifra che spiega le dimensioni del complesso, che si estende per una quindicina di chilometri in ogni direzione.

Appena fuori dal perimetro dell'NSA, si cominciano a vedere le sedi delle aziende che lavorano per l'agenzia e per le altre organizzazioni collegate. In alcune zone occupano interi quartieri. In altre sono grandi centri collegati al campus dell'NSA da strade private che hanno al loro ingresso minacciosi cartelli di divieto d'accesso.

Il più grande di questi centri è il Nationai Business Park, 70 ettari ben nascosti di palazzi di vetro. Gli inquilini di questi edifici sono aziende a contratto, e nei luoghi dove tutti sanno della loro presenza cercano di dare nell'occhio il meno possibile. Ma nel National Business Park, dove si aggirano solo i dipendenti di altre aziende simili, le loro insegne sono enormi e di notte si accendono di rosso, giallo e azzurro: Booz Allen Hamilton, L-3 Communications, Csc, Northrop Grumman, General Dynamics, Saie.

Nel complesso di Fort Meade sono presenti più di 250 aziende, il 13 per cento di tutte quelle che fanno parte dell'America top secret. I dipendenti sono sottoposti regolarmente al test della macchina della verità, firmano impegni alla riservatezza e ogni volta che vanno all'estero compilano lunghi rapporti. Sono addestrati a trattare con i vicini ficcanaso e gli amici curiosi. Alcuni assumono anche false identità. Se bevono troppo, contraggono troppi debiti o fanno amicizia con cittadini di certe nazionalità, possono perdere il loro nulla osta di massima sicurezza, il passaporto per poter lavorare per l'NSA e le altre agenzie di intelligence. Di solito sono bravi in matematica: l'NSA impiega il più gran numero di matematici al mondo. Ha anche bisogno di esperti in lingue straniere e in tecnologia, e ovviamente crittologi. Molti sono chiamati Istj, che sta per introverted with sensing, thinking and judging, cioè, secondo il test di Myers-Briggs, sono persone che tendono a essere introverse per sensibilità, modo di pensare e di giudicare. Questi sono i tratti prevalenti del carattere di chi lavora a Fort Meade. Una vecchia battuta che circola nell'ambiente è: "Come si riconosce un estroverso all'NSA? È quello che guarda le scarpe di un altro".

"Sono tra le persone più intelligenti del mondo", dice Ken Ulman, un dirigente della Howard County, una delle sei contee che rientrano nella sfera d'influenza geografica dell'NSA. "Chiedono buone scuole e un'alta qualità di vita". Le scuole sono senza dubbio tra le migliori e il prossimo anno alcune adotteranno un programma di studi che prevede di insegnare ai bambini di dieci anni quale stile di vita bisogna seguire per ottenere un nulla osta di massima sicurezza e quali comportamenti potrebbero renderli non idonei.

Fuori da una delle scuole c'è una fila di autobus gialli. Gli autobus accompagnano i bambini in alcuni dei quartieri più ricchi del paese. Il benessere economico è un'altra caratteristica dell'America top secret. Secondo l'istituto di statistica, il complesso dell'NSA comprende sei delle dieci contee più ricche degli Stati Uniti.

In tutta la zona troviamo esempi di come il mondo segreto s'intreccia con quello pubblico. Qui un ristorante Quiznos somiglia a qualsiasi altro locale della stessa catena, fatta eccezione per la fila che comincia a formarsi alle 11 di mattina. Molte persone in attesa indossano occhiali da sole Oakiey, la marca preferita da quelli che hanno lavorato in Afghanistan o in Iraq. E portano stivali del colore della sabbia del deserto. Il 40 per cento del personale dell'NSA è costituito da militari in servizio attivo.

In un'altra zona, uno dei residenti, Jerome Jones, parla del palazzo che è appena spuntato dietro casa sua. "Un tempo era tutta campagna, poi hanno cominciato a scavare", dice. "Non so cosa stanno costruendo, ma non mi preoccupa". Il palazzo, nascosto dietro uno steccato, è più grande di un campo da football. Non c'è nessun cartello. Ha un indirizzo, ma Google Maps non lo riconosce. Se provate a cercarlo, compare sempre "6700". Nessun nome di strada. Solo 6700.

Uomini misteriosi

Secondo la ditta di bonifiche ambientali Walsh, nella zona di Washington ci sono quattromila uffici che trattano informazioni riservate, il 25 per cento in più dell'anno scorso. Ogni giorno il personale della Walsh ha 220 edifici da ispezionare. In tutti i palazzi c'è qualcosa da controllare, e in quelli nuovi bisogna farlo da cima a fondo prima che l'NSA permetta a chi ci vive o ci lavora di contattare l'agenzia anche solo per telefono. Tra poco nel complesso di Fort Meade ce ne sarà uno nuovo: un palazzo di quattro piani che sta sorgendo accanto a un comprensorio privato di lusso. Secondo il costruttore, è in grado di resistere anche a un'autobomba.
Dennis Lane dice che i suoi operai hanno inserito più viti del normale in tutte le travi d'acciaio per rendere la struttura più solida.

Lane è il vicepresidente della Ryan commercial real estate. A 55 anni ha lavorato e vissuto all'ombra dell'NSA per tutta la vita e ha imparato a tener conto del fatto che l'agenzia ha una presenza sempre più grande nella comunità. Raccoglie informazioni segrete usando la sua rete di informatori privati, dirigenti come lui che sperano di arricchirsi con un'organizzazione di cui i suoi vicini non conoscono neanche l'esistenza.

Ormai ha capito che ogni volta che l'NSA o un'altra organizzazione segreta del governo affitta un nuovo edificio, vuol dire che assumerà nuovi contractor e allargherà i contatti con le imprese locali. Segue da tempo i progetti di costruzione, il trasferimento dei posti di lavoro, le decisioni delle aziende. Sa che con l'espansione dell'NSA gli urbanisti della zona prevedono la creazione di diecimila nuovi posti di lavoro, a cui se ne aggiungeranno 52mila con l'arrivo delle altre unità d'intelligence che si trasferiranno a Fort Meade. Lane era già informato di tutto mesi prima dell'annuncio ufficiale che il prossimo gigantesco comando militare, l'Us Cyber Command, sarebbe stato diretto dallo stesso generale a quattro stelle che dirige l'NSA.

"Sarà una cosa grossa", dice. "Un cybercomando potrebbe occupare tutti gli edifici che ci sono qui". Lane lo sa perché ha assistito allo sviluppo dell'NSA dopo l'11 settembre. Ora l'agenzia tratta 1,7 miliardi di comunicazioni intercettate ogni 24 ore: email, chat, post, indirizzi internet, telefonate da numeri fissi o cellulari.

A modo suo, anche Jeani Burns ha visto com'è successo tutto questo. Burns, una donna d'affari del complesso di Fort Meade indica alcuni uomini in piedi in un altro punto del bar. "Li riconosco a prima vista", dice. Il vestito. Il taglio di capelli. L'atteggiamento. "Hanno l'aria circospetta, come se temessero che qualcuno possa chiedergli chi sono". Anche gli agenti segreti vengono qui, bisbiglia, per controllarli, "per assicurarsi che nessuno parli troppo".

Burns lo sa bene: vive con uno di quegli uomini misteriosi da vent'anni. Prima era un dipendente dell'NSA. Ora lavora a contratto per l'agenzia. È stato in guerra. Non sa dove. Fa qualcosa di importante. Ma non sa cosa. Si è innamorata di lui vent'anni fa e da allora si è dovuta adattare. Quando escono con altre persone, lei le avverte prima. "Non chiedetegli niente". A volte capiscono, ma quando non capiscono, "è un guaio. Non li vediamo più".
Lo definisce "un osservatore. Sono io l'intrusa", dice. "Mi dispiace che non mi porti mai a fare un viaggio, che non pensi mai a qualcosa di interessante da fare insieme... mi sento un po' defraudata". Ma dice anche: "Lo rispetto sul serio per quello che fa. Ha lavorato tutta la vita per permetterci di mantenere il nostro stile di vita e non ha mai ottenuto nessun riconoscimento pubblico".
Fuori del bar il complesso è in piena attività. Di notte, ai confini del National Business Park, le luci di molti uffici rimangono accese. Le 140 stanze del Marriott Courtyard sono tutte occupate, come al solito, da clienti come questo, un uomo che arriva e dice solo: "Sono dell'esercito".

I matematici, gli esperti di lingue, i tecnici e i crittologi entrano ed escono dall'NSA. Quelli che se ne vanno scendono con gli ascensori al piano terra, ognuno con in mano una scatoletta di plastica con un codice a barre. All'interno c'è una chiave che tintinna mentre camminano. Per quelli che lavorano qui, è il segnale del cambio di turno.
Mentre gli impiegati che arrivano spingono i tornelli in avanti, quelli che se ne vanno inseriscono i loro badge in una macchina. Si apre una porticina. Lasciano cadere la chiave e poi escono dai tornelli. Le loro auto superano lentamente i cancelli che proteggono l'NSA, sfilando accanto a un flusso continuo di altre auto in entrata.
Nel complesso di Fort Meade, la capitale dell'America top secret che non dorme mai e diventa sempre più grande, è quasi mezzanotte.