César Chavez (1927-1993) è stato il principale leader sindacale della lotta dei braccianti negli Stati Uniti Chavez era nato in mezzo a quegli americani di origine messicana, i chicanos, che costituiscono la mano d’opera preferita dai grandi proprietari agricoli nordamericani. Se i sindacati operai sono completamente integrati nell'establishment della società americana, non è la stessa cosa nel campo agricolo. Tradizionalmente, i proprietari delle grandi aziende vinicole californiane assumevano prevalentemente operai di origine messicana, una sorta di sottoproletariato disorganizzato e supersfruttato, completamente succube del potere padronale, tanto che tutti gli sforzi compiuti fino allora per creare un minimo di organizzazione sindacale erano falliti. César Chavez per parecchi anni ha svolto un infaticabile lavoro di "coscientizzazione" e di organizzazione, fino ad arrivare, nel 1966, a indire un vero e proprio sciopero, che si estese molto rapidamente nelle varie aziende. I proprietari, con la collaborazione delle autorità governative, poterono comunque reclutare altrettanto rapidamente altri lavoratori messicani che non chiedevano altro che di guadagnare un po’ di denaro per sopravvivere. C’erano dunque dei crumiri che hanno permesso il raccolto dell’uva, sebbene ci fossero stati picchetti di sciopero che peraltro non intendevano fare uso della violenza ma tentavano di mostrare il senso dello sciopero e che era nell’interesse di tutti parteciparvi. A questo punto, davanti al rischio di veder fallire lo sciopero, Chavez decise di affiancare allo sciopero il boicottaggio dell’uva, dapprima nelle grandi città degli Stati Uniti: gli scioperanti organizzarono picchetti di boicottaggio in cui cercavano di spiegare le ragioni del loro movimento e i suoi obiettivi, e questa lotta si dimostrò di un’efficacia sorprendente. Cbavez ottenne subito l'aiuto dei militanti del movimento di M. L. King, e in particolare degli studenti impegnati in quel movimento. In breve tempo il boicottaggio dell’uva divenne effettivo su tutto il mercato nazionale e inevitabilmente, come in tutte le azioni di lotta d’un qualche rilievo, scattò la repressione: gli scioperanti subirono violenze fisiche, ci furono processi promossi dai proprietari, il presidente Nixon prese posizione contro gli scioperanti e arrivò al punto di prendersi beffa di loro mangiando un grappolo d’uva davanti alle telecamere. Per vendere il loro prodotto i proprietari decisero di esportare l’uva e interi mercantili furono spediti nel Regno Unito, ma i dockers di Londra, per solidarietà col movimento di Chavez, si rifiutarono di scaricare l’uva. Ultimo tentativo fu quello di spedire l’uva ai soldati americani nel Vietnam, che dovettero mangiare uva dalla mattina alla sera. Ma dopo uno sciopero e un boicottaggio durati cinque anni, i proprietari furono costretti a cedere alle rivendicazioni di Chavez. ![]() Per mostrare come per César Chavez la nonviolenza non fosse un aspetto secondario della sua lotta, conviene precisare il suo atteggiamento di fronte ai rischi di violenza che ha dovuto fronteggiare. Se l’azione nonviolenta consiste in un primo tempo nel risvegliare l’aggressività dei poveri, nel creare il conflitto, è dunque inevitabile che ci siano rischi di violenze. Se si risveglia la coscienza degli oppressi e se questi prendono coscienza del loro stato di oppressione, non ci sarà da stupirsi se da un momento all’altro, esasperati, ricorrono alla violenza. Ma a questo punto, Chavez, al fine di evitare la crescita della violenza, intraprese un digiuno sia per motivi personali che per ragioni tattiche (sapeva bene che se scoppiava la violenza, i proprietari avrebbero potuto benissimo scatenare una repressione brutale): digiunò per venticinque giorni, non solo perché i proprietari cedessero alle rivendicazioni, ma anche perché gli operai stessi accettassero di attenersi ai principi dell’azione nonviolenta. Dopo quei 25 giorni di digiuno, essi giunsero ad un accordo, ciò che ha certamente reso possibile al movimento di durare e infine di vincere. Quanto sia ancora vivo il ricordo di Chavez lo testimonia uno dei principali organizzatori del movimento contadino ed ecologista in Francia, José Bové, il quale ricorda ciò che avvenne al social forum di Seattle (1999): "Abbiamo deciso insieme all'Afl-Cio, il grande sindacato operaio americano, di far sfilare alla testa del corteo sindacale, quindi tra gli operai, una delegazione di contadini di Via Campesina, con in testa un berretto verde. Mi volto e vedo sventolare una bandiera rossa con al centro un'aquila stilizzata in nero: è la bandiera dei Chicanos di César Chavez! Sono emozionato: non mi aspettavo di ritrovarmi al loro fianco! Sono la prima delegazione dietro alla testa del corteo, tutti indossano una maglietta con l'effige di Chavez. Lui è morto di arresto cardiaco il 23 aprile 1993, ma il suo movimento continua."
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