Patricia Cohen

Gli archivi del Partito Comunista degli Stati Uniti donati alla New York University


Il testamento di Joe Hill, organizzatore del movimento operaio e grande cantante popolare, è comparso insieme ad alcuni inimmaginabili preziosi documenti storici in una vasta raccolta di carte e fotografie mai mostrate in pubblico che il Partito comunista statunitense ha donato all'Università di New York.

Nella raccolta di cui finora non si sapeva nulla sono custoditi decenni interi della storia del partito: parole in codice, pile di lettere personali, direttive fatte pervenire di nascosto da Mosca, spillette con il volto di Lenin, fotografie e inflessibili ordini su come dovevano comportarsi i membri del partito (per esempio non dovevano fare la carità per non distrarsi dai loro doveri rivoluzionari). Il lascito donato all'università comprende ventimila tra libri, giornali e opuscoli, e un milione di fotografie provenienti dagli archivi di The Daily Worker's.

"Si tratta di una delle opportunità più entusiasmanti alla quale una raccolta abbia mai dato vita" ha detto Michael Nash, direttore della New York University's Tamiment Library, che venerdì prossimo annuncerà ufficialmente la donazione. Nessuno sa ancora con precisione se tali carte saranno effettivamente in grado di dissolvere o risolvere le dispute che da lungo tempo riguardano i rapporti tra i sovversivi americani e Mosca, in quanto come ha detto Nash, "occorreranno anni per catalogare tutto il materiale".

C. E. Ruthenberg, il segretario del partito nel 1919, sottolinea "il modo segreto col quale è gestito il partito". Il ramo di Los Angeles, noto con il nome in codice di "XO1XO5", a un certo punto utilizza la parola d'ordine "Kur. heiny" che significa "state facendo progressi?" e la risposta è "Teip", che significa "sì". Egli copia una lettera firmata dai russi Nikolai Bukharin e Ian Berzin che dice essere stata nascosta nella fodera del cappotto di un bolscevico, nella quale si spiega in che modo debbano agire gli americani. I due ordinano al partito di incitare i soldati e i marinai a ribellarsi contro gli ufficiali e ad armare gli operai. Li mettono in guardia dal permettere ai membri di partito di impegnarsi in attività filantropiche o educative, sostenendo che essi formano di fatto delle "Organizzazioni di combattenti per prendere il controllo dello Stato, per rovesciare il governo e l'establishment dei tiranni degli operai".

Di Robert Minor, un vignettista radicale che ha coperto la guerra civile russa, c'è un resoconto lucido e lirico datato 1918 di un'intervista a Vladimir Lenin effettuata a Mosca. Lenin era affascinato dall'America, la chiamava "un grande Paese, per alcuni aspetti" e poneva una domanda dopo l'altra a Minor: "Quanto impiegherà la rivoluzione ad arrivare in America?". "Non mi ha chiesto se sarebbe arrivata, ma quando". Minor, che non era ancora entrato nel partito, rimase affascinato da Lenin. "Quando egli tuona un suo dogma, si vede davvero il Lenin combattente. E di ferro. È un Calvino politico" scrive Minor nei suoi appunti scritti a macchina. "Ma Calvino ha un'altra faccia. Durante tutta la conversazione che abbiamo avuto ha sempre tenuto la sua sedia agganciata alla mia. Mi sono sentito stranamente invaso dalla sua personalità. Riempiva tutta la stanza".
Lasciando il Cremlino, Minor notò due uomini che stavano arrivando a bordo di due limousine. "Fino a pochi mesi fa erano tirapiedi assetati del sangue del capitale rapace, mentre adesso sono commissari del popolo e vanno in giro in splendide automobili come prima e vivono in lussuose dimore. Governano sotto bandiere rosse di seta, per proteggersi da ogni disordine. Hanno imparato che la rosa ha un profumo altrettanto dolce, anche se ha un altro nome".

New York Times, 2.03.2007 (trad. di Anna Bissanti)

comunicato del CPUSA

New York - Tens of thousands of books, countless photos, papers and notes, and unique audio, video and film documents are all part of the massive donation being made by the Communist Party, USA to the Tamiment Library at New York University (NYU). The collection covers the 88 years of the party’s history, as well as earlier radical movements. It also includes records from the labor, community, student and peace movements the communists participated in and in many cases helped lead.

The donation encompass the entire collection of the Reference Center for Marxist Studies in New York City, which has been accessible to researchers, writers and the public for more than 20 years, as well as the archives of the party itself, the Young Communist League, and the People’s Weekly World newspaper and its predecessor the Daily Worker. Some items are extremely rare or unique, and some have never before been available to the public.

The papers of many communist leaders present and past are already housed at Tamiment, including those of Elizabeth Gurley Flynn (Joe Hill’s “rebel girl”, and Peter Cacchione (the communist city councilman from Brooklyn, New York).

“This collection represents a major significant contribution to research on the Left,” said Michael Nash, director of the Tamiment Library “It will take us years to catalog it all.”

The Communist Party, USA (CPUSA) is one of the most influential organizations on the American Left in the past century. Since its founding in 1919, the CPUSA has championed the struggles for democracy, labor rights, women’s equality, racial justice and peace.
During the mid-Twentieth Century the CPUSA became the largest organization on the Left, and a decisive aspect of American political and social life.

The CPUSA was the main target of the unconstitutional McCarthy hearings. It went on to be an early champion of peace in Vietnam and opponent to Apartheid in South Africa. With a membership largely comprised of working-class Americans of all racial and ethnic backgrounds, Communist Party today remains an active and engaged political organization across the country. Its headquarters are located in Manhattan, where its archives were previously housed.

“This donation will ensure that the history of the Communist Party and its impact on American politics will be preserved for future generations,” said Sam Webb, National Chair of the Communist Party, USA. “Tamiment library will make this history available to a wider audience.”

Tamiment Library is the preeminent labor library in the United States, with a collection that documents the history of the American Left and the trade union movement.

The announcement of the donation will kick-off with a symposium sponsored by Tamiment Library and the Working Class History Association titled, “The History of the Communist Party, USA and Progressive Politics Today: Relating the Past to the Present“, Friday March 23, 4-8pm at the Library’s main space 70 Washington Square Park South, 10th Floor of Bobst Library.

PCUSA

 

Il Partito Comunista degli Stati Uniti d’America è stato fondato a Chicago il 1° settembre 1919. Questa è infatti la data comunemente accettata, sebbene in effetti in quei giorni vennero alla luce due distinti partiti comunisti: il Partito Comunista del Lavoro il 31 agosto ed il Partito Comunista il primo settembre. 

La fondazione dei due partiti segna l’inizio dell’esistenza di un Partito Comunista negli USA, emerso in due formazioni a causa di una scissione dei membri dell’ala sinistra dell’allora Partito Socialista. 

Il Partito Socialista (SP), dal quale il Partito Comunista discende, era stato fondato nel 1900. Rappresentò esso stesso una costola delle organizzazioni socialiste che esistevano durante l’ultimo quarto del XIX secolo. Sin dalla sua formazione il Partito Socialista dovette fronteggiare l’opposizione alle politiche opportuniste della sua dirigenza. Quando gli Stati Uniti entrarono nella Prima Guerra Mondiale, nel 1917, comunque, il SP non riuscì a reggere alle tensioni di quel momento politico. 

Guerra e Rivoluzione 

La prima guerra mondiale imperialista della storia cambiò volto al nostro pianeta. Antichi imperi collassarono e nuovi stati emersero. Le turbolenze sociali e politiche sconvolsero tutti gli strati della popolazione statunitense. Il popolo in genere si opponeva all’entrata in guerra. Il Presidente Woodrow Wilson era stato eletto nel 1916 per un secondo mandato grazie allo slogan: “Ci ha tenuto fuori dalla guerra.” Ma sei mesi dopo, gli USA erano già coinvolti nel conflitto. L’opposizione alla guerra era visibile nella vasta ondata di scioperi succedutisi durante i due anni di partecipazione alla guerra degli Stati Uniti. Ciò avvenne nonostante gli sforzi della burocrazia sindacale dell’AFL (American Federation of Labor, la confederazione che riuniva le principali organizzazioni sindacali, conosciute come trade unions, ndr) di neutralizzare la militanza e di ottenere invece il supporto alla politica imperialista degli USA. 

La Guerra fu una conseguenza delle rivalità tra potenze imperialiste di allora. Gli Stati Uniti si schierarono con gli Alleati (Francia, Gran Bretagna e Italia) per emergere poi come la potenza dominante. L’Europa indebolita era in rovine. 

Le rivoluzioni mettevano in subbuglio l’intero continente. La socialdemocrazia, che si era in precedenza impegnata a contrastare la guerra imperialista, aveva fallito. La Seconda Internazionale Socialista e i suoi partiti costituenti, ad eccezione del Partito Bolscevico Russo, erano collassati. In Russia lo zarismo era stato rovesciato e i Bolscevichi, opposti alla guerra, sotto la guida di Vladimir Ulianovic Lenin, avevano costituito il primo stato socialista della storia. Questo evento, che l’autore Americano e comunista John Reed descrisse nel volume “Dieci giorni che sconvolsero il mondo” ha influenzato il corso della storia umana, e i suoi effetti erano sentiti negli Stati Uniti non meno che altrove. 

Un’ondata di scioperi e altre mobilitazioni politiche si propagavano attraverso l’intero paese. Lo sciopero dei confezionisti (1918) e il grande sciopero delle acciaierie (1919) vennero entrambi organizzati dalla ALF sotto la leadership di William Z. Foster. Lo sciopero generale di Seattle (1919) si tenne sotto la leadership delle forze di sinistra. 

I lavoratori afroamericani emigrati verso Nord per essere impiegati nei grandi bacini industriali avevano sviluppato una significativa forza politica nelle maggiori città. I soldati neri che tornavano dal fronte francese dovettero fronteggiare un vasto terrorismo linciatorio e diedero prova di una notevole resistenza militante. 

Fu in queste circostanze storiche che il Partito Comunista iniziò la sua esistenza.

La spaccatura tra i ranghi dei socialisti 

La principale ragione immediate che portò alla divisione all’interno del Partito Socialista fu il forte malcontento tra i suoi ranghi rispetto alla linea politica che la dirigenza aveva tenuto rispetto al tema della guerra. La leadership del Partito Socialista infatti, allo scoppio della Grande Guerra nell’Agosto del 1914, si era inizialmente opposta, ma prevalentemente su basi pacifiste. Esso espulse tutti i leader dei partiti socialisti in Europa che avevano tradito le risoluzioni contro la guerra della Seconda Internazionale e sostenuto invece i governi imperialisti. L’ala sinistra del Partito Socialista domandava con crescente insistenza un’opposizione di classe e dei lavoratori alla guerra. L’influenza di queste posizioni crebbe dopo il congresso del partito dell’aprile 1917, tenuto a St. Louis, subito dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti. 

I dirigenti del Partito Socialista furono inoltre criticati per il loro poco convinto sostegno alla Rivoluzione Bolscevica, che ebbe luogo nel Novembre 1917. Il sentimento rivoluzionario era molto diffuso nel partito e nei ranghi della classe operaia di quegli anni, ma i dirigenti del partito erano ostili alle politiche dei bolscevichi, mettendo in discussione la correttezza della rivoluzione proletaria in Russia e rifiutandosi di aderire alla neo-costituita Terza Internazionale, fondata ne 1919. 

L’ala sinistra del partito portò quindi avanti un’intensa campagna per oltre due anni contro l’opportunismo all’interno del Partito Socialista, cercando di cambiarne la linea politica e la dirigenza. Quando venne indetto un referendum per costituire un nuovo Comitato Esecutivo del partito, l’ala sinistra ebbe il sopravvento, ottenendo 12 seggi su 15 e 4 delegati internazionali su 5. Ma la vecchia leadership del Partito Socialista, capeggiata allora da Morris Hillquit, era determinata a rimanere al potere a tutti i costi. Si rifiutarono di insediare i nuovi delegati eletti, invalidando le elezioni e avviando una purga mirata ad espellere le federazioni statali dominate dalla sinistra e le federazioni linguistiche che rappresentavano la stragrande maggioranza degli iscritti. Attraverso quelle espulsioni arbitrarie e burocratiche, l’ala destra divise il Partito Socialista. 

La conferenza nazionale della sinistra si tenne a New York nel giugno del 1919 con la partecipazione di 94 delegati da 20 città in rappresentanza di una buona parte della base di iscritti. Il manifesto approvato alla conferenza accusava la dirigenza del partito di “aver fallito nel sostenere il sindacato nell’industria e le lotte economiche dei lavoratori”, di “sabotare la lotta contro la guerra di opporsi alla Rivoluzione Russa” ed inoltre di “portare avanti più in generale una linea politica… che non conduce al socialismo, ma piuttosto alla perpetrazione del capitalismo”. 

Nonostante il suo radicalismo, il manifesto tuttavia mancò di denunciare la segregazione di molti iscritti afroamericani in molte sezioni del partito negli stati del sud, nonché il fallimento del partito nell’assumere come propria una lotta di massa contro la pesante oppressione che gravava sui neri americani, in particolare contro le campagne di linciaggio che si verificavano in tutto il Sud. Una omissione che venne corretta soltanto molti anni dopo.

Partiti di nuova generazione

I delegate alla Conferenza Nazionale della Sinistra tuttavia si divisero sulla questione del come gestire la loro espulsione dai ranghi del Partito Socialista. Una prima mozione, con John Reed e Alfred Wagenknecht tra i suoi leader, era determinate a ottenere i seggi che gli spettavano a seguito delle elezioni e pianificarono azioni per riguadagnare il controllo del Partito Socialista in occasione del congresso che era previsto tenersi nell’agosto di quell’anno. Altri invece, con Louis C. Fraina ed infine anche Charles Ruthenberg a capeggiare, decisero di impegnarsi per costituire un nuovo partito rivoluzionario, libero da qualsiasi legame con gli opportunisti del Partito Socialista. Costoro stabilirono quindi la data del 1 settembre 1919 come quella di fondazione del Partito Comunista d’America (CPA).

Quando Reed e gli altri esponenti dell’ala sinistra si presentarono al congresso del SP il 31 agosto 1919 per prendere il loro posto di delegate, si imbatterono nella spietata vendetta della leadership del partito. I dirigenti fecero infatti intervenire la polizia di Chicago che procedette all’espulsione degli esponenti della sinistra dalla sala. Il gruppo si diresse quindi ad una sala situate esattamente al di sotto di quella dove si teneva il congresso del SP e si costituirono immediatamente, seduta stante, nel Partito Comunista del Lavoro (Communist Labor Party, CLP). Riuscivano così ad anticipare di un giorno la fondazione dell’altro partito comunista.

William Z. Foster, che alla fine divenne uno dei principali leader del Partito Comunista, avrebbe dichiarato successivamente che i due neonati partiti “esprimevano le aspirazioni della vecchia sinistra socialista per una linea politica di reale lotta di classe ma allo stesso tempo riflettevano il settarismo che la caratterizzava”. Egli scrisse: “È al settarismo, tendenza ad esagerare le differenze, ed il dottrinarismo da parte di un certo numero di leader del partito, ed anche di alcune federazioni linguistiche che va attribuita la responsabilità della scissione tra i due gruppi”.

Si trattò di un errore, ha sostenuto quindi Foster, non prendere parte al congresso del SP come un gruppo unitario. Se anche i delegati che tentarono di partecipare furono sommariamente cacciati fuori dalla polizia, egli ritiene che: “era importante partecipare, se non altro per esporre la burocrazia della dirigenza e per presentare con la massima chiarezza il programma della sinistra di fronte all’intero movimento socialista del paese e ai delegati, molti dei quali oscillavano tra destra e sinistra”.

In ogni caso, ci sarebbero voluti alcuni anni prima che i due partiti comunisti si unificassero. Separatamente, avevano provveduto ad organizzare i propri ranghi reclutando le forze della sinistra del Partito Socialista. Ad essi si unirono inoltre componenti di altre organizzazioni politiche nel processo generale di riallineamento degli elementi rivoluzionari. Tra essi vi erano anche i leader del Partito Socialista del Lavoro, un certo numero di leader afroamericani legati ai giornali socialisti ed alle organizzazioni rivoluzionarie, leader dei giovani socialisti, esponenti di primo piano dei movimenti delle donne socialiste, e altri.

Dalla divisione all’unità

I comunisti lottarono coraggiosamente nelle aule dei tribunali per i propri principî e per i diritti democratici di libertà di parola e di riunione. Continuarono nel loro lavoro organizzativo nonostante l’illegalità virtuale in cui si trovavano. Ma il terrore della prima ondata di “paura rossa” e le tattiche miopi di entrambi i partiti ridussero notevolmente la base di iscritti di entrambi. 

Ruthenberg, segretario generale del CPA, scrisse nell’edizione dell’Aprile 1920 della rivista “The Communist” (Il Comunista) che per essere parte dell’azione, i comunisti devono partecipare alle “lotte quotidiane dei lavoratori e, attraverso questa partecipazione, inoculare i propri principî per dare un respiro politico più ampio a queste lotte e sviluppare così un movimento comunista (di massa, ndr)”. Questo fu, ideologicamente, un importante passo avanti dal ristretto settarismo che aveva caratterizzato l’anno precedente. Ruthenberg e altri leader del CPA non soltanto favorirono questo approccio, ma, insieme ad Alfred Wagenknecht, segretario generale del CLP, e altri, avviarono dei negoziati che portarono infine all’unità dei due partiti ed alla formazione del Partito Comunista Unito nel 1920. 

A quell’epoca, il lavoro di Lenin “Estremismo, malattia infantile del Comunismo” ebbe un potente impatto tra i leader ed i militanti comunisti. Esso contribuì enormemente a rompere il settarismo di sinistra ed alla presa di coscienza della necessità per un contatto quanto più stretto possibile con le masse nel lavoro del partito. 

Presto, il Partito Comunista Unito, uscì dal proprio isolamento ed intraprese un lavoro politico di massa. Nuova forza venne anche dall’adesione di un gruppo di ex appartenenti alla IWW (Industrial Workers of the World), capeggiati da “Big” Bill Haywood, che ne era il segretario generale e che entrò nel partito nel 1920. Un considerevole numero di esperti sindacalisti, che avevano formato un’opposizione di sinistra all’interno della federazione sindacale AFL, capeggiati da Foster, entrarono nel 1921.

Il 21 Dicembre 1921, venne costituito un Partito dei Lavoratori come strumento legale per organizzare attività pubbliche e raggiungere settori più ampi della classe operaia. Al 1923 la base degli iscritti raggiunse la cifra di 16.000. Le condizioni di illegalità furono rimosse con lo stabilizzarsi della situazione politica nel paese, portando quindi alla proposte di sciogliere l’organizzazione clandestina del Partito Comunista.

La votazione sulla liquidazione della struttura parallela, tenutasi nell’agosto del 1923 al congresso del partito a Bridgman, nel Michigan, portò ad uno stallo. Quando stavano per concludersi le procedure di votazione, si verificò un’irruzione dell’FBI. Diciassette delegati furono arrestati, incluso Ruthenberg. Altri quaranta finirono in carcere successivamente, incluso Foster. Entrambi furono processati sulla base della legge sui crimini sindacali dello Stato del Michigan. Ruthenberg fu condannato, mentre Foster fu rilasciato a causa di divisioni all’interno della giuria. Non venne più processato e neanche i suoi compagni. Le cause furono infine archiviate nel 1933.

L’obiettivo del governo con il raid dell’FBI durante il congresso non fu soltanto di mantenere il Partito Comunista nell’illegalità e di restringere quindi le attività del neo costituito Partito dei Lavoratori, ma anche, indirettamente, di indebolire i grandi scioperi allora in corso nel paese.

Il Partito riuscì comunque a fronteggiare con successo quel difficile momento ed a raggiungere l’obiettivo di un’esistenza pubblica. Il 7 aprile 1923, il Partito Comunista dichiarò la sua completa fusione con il Partito dei Lavoratori. Terminò così la fase di clandestinità del Partito Comunista. Il Partito dei Lavoratori cambiò denominazione in Partito Comunista dei Lavoratori nel 1925, per evolvere poi nel 1930 in Partito Comunista degli USA (CPUSA), denominazione tuttora utilizzata.

La versione originale è stata pubblicata su People’s World il 1 settembre 2017. Traduzione in italiano di Zosimo - Credits: http://www.peoplesworld.org

Mario Di Vito

I piccoli passi del comunismo negli States

Evocare il Partito Comunista degli Stati uniti suscita sensazioni agrodolci: il fascino perverso per l’impresa disperata di fare una cosa del genere nella patria dell’imperialismo, la consapevolezza che la marginalità è l’unica prospettiva possibile e che l’attività si consuma per lo più tra verbosissimi comunicati e iniziative dal successo altalenante.

Però, se nella vecchia Europa dei partiti comunisti si sono sostanzialmente perse le tracce, negli Stati uniti la storia va avanti ormai dal 1919, al culmine della «paura rossa» scatenata dalla Rivoluzione d’Ottobre.

Adesso la situazione è diversa, i comunisti non sono più visti come terroristi e cospiratori, anzi, a sentir parlare il presidente del comitato nazionale del partito John Bachtell sembra di stare davanti a un socialdemocratico anche molto moderato.

In fondo ormai i movimenti che hanno scavalcato a sinistra il CPUSA costituiscono la maggioranza nella galassia della sinistra radicale a stelle e strisce.

Bachtell, per dire, promuove a pieni voti e senza troppi indugi l’amministrazione Obama: «Certo – spiega – ha portato avanti politiche centriste e moderate, ma ha collezionato anche diverse vittorie: la riforma sanitaria, la crescita dell’industria interna, una parziale uscita dalla terribile crisi del 2008. Inoltre è riuscito a sviluppare un dibattito su tante questioni importanti come il controllo delle armi, gli abusi di polizia e il razzismo».

E ancora: «Bisogna dire anche che contro Obama si sono schierati subito i repubblicani, l’estrema destra e alcune frange di Wall Street: soggetti che hanno fatto di tutto per ostacolare la sua agenda».

Sulle elezioni presidenziali di novembre, la linea del Partito è di appoggio ai democratici.

«Sia Hillary Clinton sia Bernie Sanders andranno avanti sulla strada tracciata da Obama - dice ancora Bachtell - e comunque se venisse eletto un repubblicano, questo sarebbe un’enorme sconfitta per i lavoratori e per i movimenti. Per noi personaggi come Donald Trump e Ted Cruz sono un pericolo, ed è per questo che stiamo facendo il possibile per costruire un’ampia coalizione in grado di batterli ad ogni livello».

La preferenza sulla nomination presidenziale è per Sanders, con il senatore socialista del Vermont che viene visto come «un socialista democratico, una figura nuova per la politica americana. Noi del CPUSA condividiamo molte delle sue idee».

E per Bachtell queste idee sarebbero «l’espansione dei diritti democratici e civili, l’equità nelle questioni economiche e finanziarie, la partecipazione dei cittadini alla vita politica».

L’obiettivo finale, cioè il mai abbandonato sogno di veder sorgere finalmente il Sol dell’Avvenire, è però una lotta di lungo periodo. «Serviranno ancora diversi stadi prima che il socialismo riesca ad affermarsi nelle coscienze degli americani – ragiona Bachtell – Devo dire però che negli ultimi anni stiamo riscontrando un grande interesse per certi discorsi: c’è molta rabbia per la grande diseguaglianza che tanta gente è costretta a vivere, uno scontro tra pochi grandi oligarchi e milioni di persone senza lavoro o che vivono in condizioni di povertà. Non credo che gli americani siano ancora pronti a combattere per il socialismo, ma penso che finché il capitalismo continuerà a produrre miseria, crescita lenta e crisi periodiche, noi possiamo continuare a crescere. Bisogna avere pazienza».

E così, con lentezza, quasi con circospezione, la sinistra americana cresce e può addirittura dire di stare attraversando un buon periodo: tanto per dire, il partito Socialist Alternative si è dimostrato in grado di eleggere e confermare una consigliera comunale a Seattle (si chiama Kshama Sawant), mentre il movimento Occupy ha tenuto banco nel dibattito pubblico per diversi mesi e ultimamente quelli di Black Lives Matter, contro gli abusi della polizia sugli afroamericani, sta facendo parlare parecchio di sé.

Piccoli passi. Nella direzione giusta.

da il Manifesto, 13.02.2016