Umberto Guidoni - già Europarlamentare PdCI

Energia: una nuova era in Europa



La grande maggioranza della comunità scientifica è oramai convinta che l’aumento delle emissioni di gas serra sia il principale responsabile dell’aumento della temperatura del pianeta e c'è il ragionevole dubbio che la frequenza e la violenza dei recenti disastri naturali sia correlato con questi cambiamenti.
In generale, gli effetti locali che possono essere generati da questo riscaldamento globale non sono facilmente prevedibili, né nei tempi, né nell'entità. Questa incertezza non deve esser un alibi per prendere altro tempo ma, al contrario, un campanello d'allarme sulla necessità di agire tempestivamente. Il compito urgente che abbiamo innanzi è immaginare e realizzare, senza indugi, un percorso che possa portare il continente europeo al superamento dell’era del petrolio nel più breve tempo possibile.
"Mettere fine all'egemonia dell'oro nero", un'espressione che poteva esser considerata no global fino a pochi anni fa, è diventata oggi una scelta strategica su cui il vecchio continente comincia a interrogarsi. Anche se non ci sono ricette miracolistiche, credo che siano due le opzioni su cui agire immediatamente per tentare di risolvere il problema: risparmio energetico e fonti di energia rinnovabile. Le due opzioni hanno il pregio di una complementarità temporale preziosa: il risparmio energetico dà infatti quei risultati temporali su tempi brevi che consentono di aggredire il problema da subito, mentre le fonti rinnovabili indicano la prospettiva di lungo termine entro la quale si garantiscono sviluppo e progresso.
Da una politica volta ad aumentare l'efficienza ed a diminuire gli sprechi può infatti venire, in pochi anni, oltre il 20% del risparmio nel consumo di petrolio ed altrettanto potrebbe risultare a seguito di un massiccio ricorso a fonti rinnovabili come l'eolico, il solare e le biomasse.
Così l'Europa potrà garantire, da un lato, una risposta immediata alla crisi d'approvvigionamento e agli alti prezzi e, dall'altro, una diversificazione energetica che riduca, nel medio periodo, la dipendenza dalla fornitura estera di petrolio. Per il pianeta, superare questa dipendenza, potrebbe significare cancellare i punti di tensione alla base di molti conflitti degli ultimi anni e della piaga del terrorismo. Siamo al punto in cui un regime energetico sta diventando troppo oneroso rispetto ai benefici. E quando parlo di costi intendo non solo i costi economici, i 100 dollari al barile che sembrano ormai imminenti, ma i danni ambientali, i rischi per la salute ed i costi di un apparato militare e logistico come quello messo in piedi dagli USA per garantire il controllo delle aree di produzione (Iraq) e la sicurezza dei trasporti a livello planetario (Afghanistan).
È da queste premesse che nasce la necessità di inaugurare una nuova era energetica, che fondi la propria struttura su un uso sostenibile e decentrato delle fonti energetiche: una visione che può concretamente avverarsi mettendo insieme energie rinnovabili ed idrogeno. Per la sua versatilità, infatti, l'idrogeno è uno dei vettori energetici più promettenti sia per impianti fissi, da utilizzare per la produzione d'energia elettrica locale, a livello di singola casa o condominio, sia per impianti mobili, per far funzionare autoveicoli pubblici e privati, in grado di dare risposte concrete al problema di una mobilità sostenibile.
Ma l'idrogeno, pure abbondante in natura, è sempre legato ad altri elementi e richiede energia per essere prodotto; se vogliamo risolvere alla radice il problema dell'emissione d'anidride carbonica dobbiamo preoccuparci anche del modo in cui viene prodotto. Se utilizziamo combustibili fossili o energia nucleare da fissione, non spostiamo di molto i termini del problema dell'impatto ambientale. Solo l’idrogeno verde (prodotto da fonti d'energia rinnovabili) porta con sé i vantaggi di una vera rivoluzione energetica quella che Rifkin ha chiamato " vera rivoluzione la taggi per una postiamo di molto i termini del problema dellmobili per far funzionare autoveicoli pubblici e privati"terza rivoluzione industriale".
"L'idrogeno, infatti, rappresenta un vettore ideale per immagazzinare le energie rinnovabili che hanno inevitabili fluttuazioni dipendenti dalle condizioni ambientali (insolazione, venti, portata d'acqua dei fiumi, etc.) e per la sua capacità di funzionare come una rete distribuita e decentrata d'utilizzatori e di produttori, una caratteristica che lo accomuna ad internet.
La via dell'idrogeno è un'opzione credibile e praticabile e la mia esperienza di astronauta che ha vissuto diverse settimane nello spazio ne è una prova. A bordo dello shuttle, infatti, l'energia elettrica è prodotta dalle celle a combustibile, alimentate con idrogeno ed ossigeno, e tutta l'acqua utilizzata a bordo, perfino quella da bere, non è altro che il prodotto di scarto della generazione d'elettricità.
Tuttavia, la produzione dell'idrogeno non è esente da difficoltà. In alcuni casi, infatti, il suo costo di produzione è dalle 3 alle 8 volte superiore rispetto ai combustibili tradizionali e i costi di distribuzione attuali sono difficili da sostenere, in particolare, per l'assenza di una produzione delocalizzata. Vi sono anche problemi tecnologici ancora aperti per poter rendere questo vettore vincente economicamente.
Nel libro verde sull'energia, la Commissione Europea prevede che, entro il 2010, il 22% dell'energia debba essere prodotta con fonti rinnovabili.
È un buon punto di partenza, bisogna però approntare programmi di ricerca capaci di stimolare lo sviluppo tecnologico ed implementare sistemi energetici sostenibili e competitivi, attraverso progetti dimostrativi pluriennali e politiche di sostegno alle Pmi che investono nel settore. Investimenti massicci, cui dovranno aggiungersi incentivi legislativi, finanziari e fiscali a favore delle energie alternative e per la realizzazione delle infrastrutture necessarie.
Il ruolo dell'UE è determinante anche per stimolare le politiche nazionali a realizzare concretamente le direttive comunitarie: solo con uno sforzo coordinato a livello continentale l'Europa può diventare un interlocutore credibile per le politiche energetiche planetarie.
La strada per arrivare ad un'economia basata sulle energie rinnovabili e sull'idrogeno è ancora lunga e non può fare a meno del ruolo guida dell'investimento pubblico. Questa é la sfida che l'Unione Europea ha davanti a sé: mettere fine ad un'era che ha consentito lo sviluppo industriale dell'Occidente ma allo stesso tempo ha generato squilibri giganteschi che hanno impedito lo sviluppo di altri paesi del sud del mondo e, come le recenti catastrofi naturali ci hanno mostrato, rischia di mettere in pericolo l'equilibrio dell'intero pianeta.

la Rinascita, 24 Settembre 2005