Dichiarazione comune delle proprietà collettive

Roma, Palazzo Madama, 7 marzo 2006

Al termine della assemblea costitutiva della Consulta nazionale della Proprietà collettiva, svoltasi presso il Senato della Repubblica a Roma martedì 7 marzo, i rappresentanti delle 2500 comunità che in ogni parte di Italia sono titolari di terre civiche e terre collettive hanno sottoscritto la seguente Dichiarazione comune, che esprime lo spirito e le finalità del nuovo organismo.

Noi, amministratori delle comunioni familiari, dei demani civici e degli usi civici, eredi delle antiche democrazie di villaggio, convenuti in Roma, presso il Senato della Repubblica, per costituire la Consulta Nazionale della proprietà collettiva,

incontrando, in questa altissima Sede, gli esponenti della moderna democrazia rappresentativa, unitamente agli studiosi ed agli amici della tradizione che noi incarniamo,

ricordando come proprio in questo luogo, molti decenni or sono, Senatori e studiosi di grande levatura salvaguardarono lo storico principio d¹imprescrittibilità dei diritti di cui ci occupiamo,


AFFERMIAMO

che il pluralismo giuridico espresso dalle nostre comunità, in quanto formazioni sociali radicate nella storia, nel lavoro e nella convivenza tra gli uomini, è un valore da salvaguardare, espressione primigenia dei principî di sussidiarietà e differenziazione e parte importante del patrimonio culturale d¹Italia;

che nonostante le molte ed importanti differenze originate da storie, consuetudini, ambienti diversi, le comunioni familiari, i demani e gli usi civici sono espressione della medesima cultura della proprietà collettiva: ossia della comune titolarità e del comune godimento, in forme limitate e ripartite, delle risorse naturali, a garanzia della loro riproducibilità, della loro funzione sociale e dell¹accessibilità a tutti i membri della comunità;

che tali diritti, spettanti al contempo alle comunità ed ai singoli, sono economicamente e giuridicamente una forma di proprietà, ma che partecipano al contempo, come riconosciuto dagli antichi giuristi, alla sfera inalienabile delle libertà naturali;

che la natura stessa delle comunità, destinate a sopravvivere ai singoli, impone ai gestori della proprietà collettiva di conservarne intatto il capitale a beneficio delle generazioni future.

RICONOSCIAMO

che, per effetto delle buone gestioni dei nostri predecessori, la proprietà collettiva costituisce parte fondamentale del paesaggio d¹Italia e racchiude in sé un tesoro di biodiversità la cui conservazione, nostra precipua responsabilità, è tuttavia interesse universale;

che la moderna società impone alle proprietà collettive di confrontarsi a livello regionale, nazionale ed internazionale, di scambiarsi informazioni, conoscenze e buone pratiche e di collaborare con enti e istituzioni di conservazione, innovazione e ricerca;

che pur nelle loro molteplici differenze, le sorti delle nostre comunità dipendono dalla nostra capacità di coordinarci intorno ad obiettivi comuni, dalla solidarietà reciproca e dalla sensibilizzazione nei confronti di altre comunità i cui diritti, attualmente obliati, sono tuttora giuridicamente in vita;

che quindi la proprietà collettiva, nella propria specificità, deve confrontarsi con le Amministrazioni e i molteplici legislatori da cui dipende il suo destino, nella consapevolezza del fatto che i problemi dell¹oggi dipendono anche dalla passata chiusura delle nostre comunità e, conseguentemente, dalla loro scarsa visibilità.

CI IMPEGNIAMO PERTANTO

a collaborare per la salvaguardia della proprietà collettiva ed a restare fedeli, nelle nostre amministrazioni, ai suoi storici principî: a salvaguardare l¹incommerciabilità del capitale naturale, a gestirlo in forme usufruttuarie e partecipate, a garantire la reversibilità delle nostre scelte, il rispetto della consuetudine, la trasmissione alle generazioni future di quanto ereditato dagli avi: perché non capiti anche a noi, come ai Giudei sotto la servitù babilonese, ciò che lamentava il profeta Geremia: «Beviamo la nostra acqua a prezzo d¹argento; acquistiamo a pagamento la nostra legna (Lm 5,4)».


La Consulta nazionale al termine dei suoi lavori ha eletto primo presidente Carlo Grgic di Padriciano (Trieste), responsabile del Coordinamento regionale in Friuli - V. G. tra i Comitati per la Amministrazione separata degli Usi civici e i Consorzi di Comunioni famialiari delle Terre collettive. Come vicepresidente è stato scelto Marcello Marian, presidente della Associazione regionale dell'Università agrarie del Lazio. Presiederà il collegio dei revisori dei conti Pietro Nervi, presidente del Centro studi e documentazione sui Demani civici e le Proprietà collettive. Segretario della Consulta, infine, è stato nominato Stefano Barbacetto, dottore di ricerca in studi storici presso l¹Università di Verona.



Consulta nazionale della Proprietà collettiva
via Prati 2 - 38100 Trento tel. e fax 040 226161
consultanazpropcollettiva@yahoo.it

http:/www.jus.unitn.it/usi_civici/


Qui il sito della Regione Friuli V.G.
Le Amministrazioni separate vi potranno accedere con Username e Password che riceveranno dal Coordinamento Regionale

Delio Strazzaboschi, Responsabile del progetto di Assistenza tecnica

 



Con Deliberazione della Giunta Regionale del Friuli VG n. 2614 del 10.10.2005, a seguito di specifica proposta del Coordinamento Regionale fra le Proprietà collettive e le Comunioni Familiari del Friuli V.G., è stato finanziato un progetto di assistenza programmatoria e gestionale, in rete auto-organizzata, fra i soggetti aderenti a tale Associazione.
Saranno così sostenute tutte quelle funzioni che non sono alla portata delle singole realtà civiche, ma che permetteranno ai patrimoni collettivi la gestione non meramente conservativa, la promozione dello sviluppo sostenibile e dell’identità locale.
Il programma di assistenza tecnica riguarda: 16 Amministrazioni Frazionali; 8 Comitati civici; 64 Comunioni familiari e Consorzi degli originari. Diverse sono le motivazioni, per una scelta che offra una prospettiva istituzionalmente moderna e socialmente utile a tali realtà.
Da un lato, l'obbligo di svolgere tutti quegli adempimenti che la legge prevede per soggetti, che per obiettivi, modalità di programmazione, gestione e controllo, comunque si connotano come pubblici.
D’altro lato, l’oggettiva difficoltà organizzativa delle realtà minori, che neppure consorziandosi autonomamente (attraverso razionalità operative ed economie di scala) potrebbero disporre delle risorse umane e materiali indispensabili ad un modo innovativo di programmare e gestire le Proprietà Collettive.
Finora la collaborazione fra i diversi soggetti di uso civico ha consentito la circolazione informale delle informazioni elementari e la condivisione generale di alcuni risultati concreti ottenuti da singole realtà (ad esempio: tempi e modi per la straordinaria amministrazione, procedure per esenzioni Irpeg e Ici, diritti su accessibilità e raccolta funghi, verdure selvatiche e piccoli frutti, ecc.).
Ma, per agire concretamente e subito, nello stesso interesse della Regione Friuli VG, affinché un patrimonio storico pressoché millenario non completi il proprio depauperamento è indispensabile garantire una minima dimensione organizzativa a tali soggetti pubblici.
Se infatti, da un lato, autonomia e specificità territoriale delle singole proprietà collettive non consentono una organizzazione centralizzata delle funzioni di gestione, dall'altro si può invece pensare al finanziamento pubblico per l'impostazione organizzativa, per una assistenza qualificante e continua e per tutte quelle attività che non sono oggettivamente alla portata delle singole realtà (straordinaria amministrazione, attività turistiche, culturali, commerciali, progettualità di filiera o locale, partecipazione a bandi, ecc.).
La proposta è quindi l'organizzazione a rete, anche in forma telematica, delle Proprietà Collettive e delle Comunioni Familiari, per rendere disponibili tutte le risorse materiali ed umane necessarie ad una loro gestione moderna e socialmente utile.
Quella che si ipotizza è quindi una rete auto-organizzata, che si costituisce in struttura di auto-governo complementare a mercati e gerarchie, anche in forza del progressivo avanzamento del sistema europeo di partecipazione diretta.
Tale rete diventa lo strumento operativo di promozione del cambiamento delle singole realtà civiche, ma anche il luogo fisico e virtuale delle competenze comuni delle Proprietà Collettive della Regione .

Alcuni compiti per le terre collettive

Assitenza alla gestione  Gestire in modo innovativo il patrimonio collettivo, coniugando ai fini dell'efficienza e dell'efficacia ma anche della trasparenza, finalità e controlli pubblicistici con strumenti e modalità operative di tipo privatistico; Sviluppare la produttività dei patrimoni collettivi esistenti, mediante l'aggiornamento delle strategie e l'introduzione di cambiamenti di gestione.
Assistenza alla modernizzazione dei diritti civici Calmierare le esigenze economiche della popolazione locale interessata ai diritti civici con la conservazione e tutela del patrimonio collettivo, attivando iniziative specifiche tese a modernizzare i diritti patrimoniali di uso civico; Condividere e promuovere le migliori pratiche, le soluzioni ricercate ed adottate in ogni campo di programmazione, gestione e controllo delle Proprietà Collettive; Promuovere la gestione associata delle Proprietà Collettive per aree omogenee.
Assistenza al riconoscimento dei diritti patrimoniali ed alla ricostituzione delle amministrazioni civiche Collaborare all'emersione delle terre civiche ed all'ottenimento dei relativi riconoscimenti formali per la ricostituzione delle Amministrazioni Frazionali (sono almeno 75mila i cittadini in regione che attendono tali provvedimenti su una superficie complessiva di circa 75mila ettari).
Assistenza alla programmazione dello sviluppo locale Svolgere attività di sviluppo e crescita sociale, culturale ed economica, grazie al rinato interesse turistico verso l'ambiente e la salvaguardia dell'identità locale contrapposta alla devastante omogeneizzazione culturale urbana; Promuovere attività di sviluppo dei nuovi bacini d’impiego, della attività di miglioramento della qualità di vita, delle manutenzioni ambientali e del patrimonio culturale.
Assistenza alle relazioni istituzionali Operare sull'intero territorio, coordinandosi con i piani paesistici, ma anche contribuire alla pianificazione territoriale regionale ed ai relativi interventi urbanistici; collaborare con Istituzioni Regionali e Provinciali, con Università e Centri di Ricerca regionali, attivando, in modo innovativo e per finalità collettive, la collaborazione tra enti e l'integrazione tra fondi, strumenti e attività di gestione; partecipare, più in generale, alla programmazione e gestione dello sviluppo intersettoriale del territorio regionale (circa il 7% del territorio regionale è soggetto a diritti di uso civico).