AUTONOMIA e DECRESCITA

 

SOSTENIBILITA' SOLIDARIETA'
ECONOMIA P A C E
ENERGIE RIFIUTI
INQUINAMENTO O G M
TRASPORTI LIBRI

 

 

 

Cosa intendiamo per:  AUTONOMIA

Non è certo la sciocca autonomia sbandierata dalla destra e dalla Lega; agli sciocchi lasciamo le loro sciocchezze. Noi cerchiamo di parlare di cose serie, con serietà: la seriosità non ci appartiene.
Riteniamo che la vera e concreta Autonomia sia quella di consentire, alle popolazioni di una certa area, di decidere loro gli interventi utili e necessari per il loro territorio, per le terre che abitano, in cui vivono.
Sarà nella loro autonomia il decidere se un elettrodotto che impatta il loro ambiente sia o meno giustificato, sia o meno accettabile, sia o meno vantaggioso per tutti; e non solo per taluno.
Sarà nella loro autonomia decidere se promuovere o meno, nel loro territorio, attività turistiche e culturali tali da essere destinate, nel tempo, a sostituire quell’industria che, tra inquinamenti, problemi produttivi e tensioni occupazionali, non ha fornito altro che tribolazioni e una qualità della vita di bassissimo livello.

Sarà nella loro autonomia decidere se promuovere nel loro territorio impianti per la produzione di energia rinnovabile (eolica, solare, idrogeno, smaltimento differenziato dei rifiuti).
Nel caso, invece, di scelte dovute ad interessi più generali, regionali o nazionali che siano, si dovranno sempre e comunque prima applicare i criteri dell’AGENDA 21 LOCALE.

Cos’è l’ AGENDA 21?

Nel 1992 178 stati, tra cui l’Italia, hanno sottoscritto un documento di intenti per la promozione di uno sviluppo sostenibile (ma noi preferiamo il termine “compatibile”) che, tenendo conto degli aspetti sociali, ambientali ed economici, possa cogliere dapprima eventuali elementi di incompatibilità esistenti tra le attività socio-economiche e le politiche di protezione e salvaguardia dell’ambiente.
L’Agenda 21 contiene proposte dettagliate per quanto riguarda le aree economiche, sociali e soprattutto ambientali: lotta alla povertà, cambiamento dei modelli di produzione e consumo,dinamiche demografiche, conservazione e gestione delle risorse naturali, protezione dell’atmosfera, degli oceani e delle biodiversità, la prevenzione della deforestazione, la promozione di un’agricoltura sostenibile.
L’Agenda 21 stabilisce inoltre che le autorità locali cerchino il consenso   delle   popolazioni   interessate   agli  interventi, attraverso l’informazione, la consultazione e la costruzione del consenso, recependo esse stesse, dalla comunità e dall’impreditorialità locale, le informazioni necessarie per la formulazione di nuove strategie.
I programmi, le politiche ed i piani assunti dalla amministrazione locale devono essere valutate e modificate sulla base dei nuovi piani locali così adottati.

Cosa intendiamo per: SVILUPPO e DECRESCITA

La definizione reale che possiamo oggi dare di sviluppo è quella di trasformazione in merci tutte le relazioni umane e fra l’uomo e la natura. Il perché sta nel principio di dover valorizzare, sfruttare e quindi trarre vantaggio da tutte le risorse naturali ed umane. È un “progetto aggressivo verso la natura e verso i popoli, è - come la colonizzazione che la precede e la mondializzazione che la segue - un’opera al tempo stesso economica e militare di dominazione e di conquista.” Ciò domina il pianeta da circa tre secoli ed è causa generativa di esclusione, sovrapopolazione, povertà, inquinamenti, etc. Nella nostra società attuale, per sviluppo si intende crescita economica ed accumulo di capitale, evidentemente legato in modo stretto ai rapporti sociali tipici del mondo capitalista, con tutto quello che ciò significa. E se la base dello sviluppo, e quindi del supposto progresso, è dominio della natura, universalismo e razionalità quantificante, vedremo che questi valori si trovano sì nel mondo occidentale, ma niente affatto nelle altre società.
Il fallimento umanistico di questi valori li rimette in discussione e ci fa proporre una loro alternativa.
Per fornire una mascheratura alle negatività dello sviluppo se ne descrivono di vario tipo: locale, micro, endo, etnosviluppo e così via.
Ma è solo una scusa che tenta di fornire un risvolto sociale od ecologico a qualcosa che è frutto solo di becero capitalismo neoliberista.
Intendiamo ricercare il fermo dell’attività distruttiva, tanto della socialità che del mondo naturale, la quale viene spacciata sotto il nome di sviluppo o, più merceologicamente, di globalizzazione.
In questa sorta di doposviluppo, per un raggiungimento di un traguardo pur sempre positivo, dobbiamo organizzare la decrescita.
Questa non significa immobilismo conservatore o solo preservare l’ambiente, ma anche ripristinare quel minimo di giustizia sociale, senza la quale l’intero pianeta si avvierebbe all’auto distruzione.
Significa soprattutto rinunciare all’immaginario economico, vale a dire alla credenza che di più sia uguale a meglio, visto che bene e felicità si possono ottenere con costi minori. Il fine primo è soprattutto quello di abbandonare del tutto l’obiettivo della crescita per la crescita finalizzata unicamente alla ricerca del profitto. Nello stesso tempo non si deve cadere nella decrescita per la decrescita, in quanto essa non è crescita negativa, perché presuppone un’organizzazione sociale fondata su basi del tutto differenti dove le relazioni sociali prevalgono sulla produzione e sul consumo di prodotti inutili o nocivi.
È l’organizzazione delle 6 R, virtuosamente interconnesse fra loro: Rivalutare, Ristrutturare, Redistribuire, Ridurre, Riutilizzare, Riciclare.
E se non vogliamo parlare di decrescita possiamo parlare di altra crescita, sempre tendente al bene comune, non quali decadenti figli dei fiori, ma come cittadini consapevoli di una nuova direzione.

"Siamo così avanti che, se ci voltiamo all’indietro, vediamo il futuro."