Cronologia della rivoluzione cinese


1948

1° settembre - I comunisti cinesi hanno proclamato un governo popolare nella Cina settentrionale in opposizione al governo di Chiang Kai-shek. Scopo di questo governo è di "abbattere il dominio degli imperialisti americani e del Kuomintang in Cina".

16 novembre - Le forze comuniste hanno occupato Suhsien, 250 km a nord di Nanchino. Nel Nord, le truppe comuniste mancesi continuano ad affluire attraverso la Grande Muraglia e a superarla per riunirsi ai commilitoni già concentrati sulla costa, 280 km a est di Pechino.

27 novembre - Violenti combattimenti a Nanchino. Truppe governative sono impegnate in una battaglia di vastità senza precedenti nel tentativo di fermare l'avanzata comunista sullo Yangtze e sulla capitale.

2 dicembre - Si è tenuta a Shanghai sotto la presidenza del gen. Tangenpo, comandante della zona militare Shanghai-Pechino, una conferenza sulle misure da prendere per la difesa di Shanghai stessa. Frattanto prosegue a ritmo accelerato l'esodo dalla città di tutti i cinesi che dispongono di mezzi, e le comunità straniere proseguono i preparativi nell'eventualità di un'occupazione comunista.

4 dicembre - La signora Chiang Kaishek ha presentato a Washington un "programma per il salvataggio della Cina" da attuarsi nei successivi tre anni al costo di 3 miliardi di dollari.

11 dicembre - Nei circoli politici corre voce che gli Stati Uniti stiano esercitando, tramite la signora Chiang Kai-shek nonché l'ambasciatore americano a Nanchino, una forte pressione sul generalissimo cinese perché inizi negoziati di pace con i comunisti capeggiati da Mao Zedong.

14 dicembre - Pechino è completamente accerchiata dai comunisti. Nessun treno arriva più nella città, dalla quale è difficilissimo sia uscire che entrare. Tanto la città quanto i due aeroporti sono ora sotto il tiro delle artiglierie comuniste.


1949

7 gennaio - A Nanchino i comunisti sono penetrati nel quartiere sud-occidentale di Tien Tsin, dove violenti combattimenti sono in corso intorno all'università.

11 gennaio - Al Quartier generale di Nanchino si considerano perduti i tre gruppi di armate che costituivano la guarnigione di Hsuchow. 1200 mila uomini che le componevano, sotto il comando del generale Tu Yuming, sono stati annientati dai comunisti mentre tentavano di uscire dalla città per congiungersi alle truppe che difendono Nanchino.

14 Gennaio - Mao Zedong, capo dei comunisti cinesi, ha posto le seguenti condizioni per l'inizio di negoziati di pace con il governo centrale: 1) processo dei "criminali di guerra"; 2) abolizione della Costituzione; 3) rinuncia del Kuomintang al potere; 4) riorganizzazione delle forze armate nazionaliste; 5) confisca del "capitale burocratico"; 6) riforma agraria; 7) abrogazione dei "trattati ineguali"; 8) convocazione di un Consiglio consultivo senza la partecipazione degli "elementi reazionari", con il compito di formare un "governo democratico di coalizione".

15 gennaio - I governi statunitense e britannico hanno informato il governo cinese della loro decisione di non partecipare ad una mediazione straniera nella guerra civile.

19 gennaio - I rappresentanti diplomatici in Cina tengono una conferenza per decidere sull'atteggiamento da assumere in seguito al trasferimento del governo nazionalista cinese da Nanchino a Canton.

21 gennaio - Il generalissimo Chiang Kai-shek lascia Nanchino con un aereo speciale diretto alla sua città natale di Penghua. Il vicepresidente Li Tsung-jen assume le funzioni di presidente della repubblica cinese.

28 gennaio - Il presidente Li Tsung-jen ha trasmesso dalla radio di Nanchino un appello al comandante comunista Mao Zedong, chiedendo l'immediata cessazione del fuoco. Li Tsung-jen ha confermato che il governo cinese è disposto a negoziare la pace sulla base degli otto punti fissati da Mao Zedong.

31 gennaio - Ventimila uomini dell'esercito comunista entrano a Pechino attraverso la porta occidentale. Una banda militare precedeva la colonna, che marciava ordinatamente. Seguivano alcuni camion carichi di sostenitori entusiasti, i quali gridavano "Abbasso Chiang Kai-shek", "Viva Mao Zedong".

25 marzo - I comunisti cinesi hanno stabilito oggi la loro capitale a Pechino. La radio comunista annuncia che nella nuova capitale sono giunti il presidente del partito comunista cinese Mao Zedong, il comandante dell'esercito popolare, generale Chu Teh, e il vicepresidente del partito, Zhou Enlai.

3 aprile - Iniziano i negoziati di pace ufficiali fra nazionalisti e comunisti - sulla base degli otto punti di Mao Zedong - dopo 12 giorni di discussioni preliminari.

14 aprile - Secondo dati statistici governativi, otto milioni di cinesi corrono pericolo di morire di fame entro l'anno. Questa prospettiva è determinata dal fatto che la produzione agricola cinese è praticamente paralizzata, in quanto i due terzi dei più fertili territori della Cina sono stati spaventosamente danneggiati dalla guerra.

21 aprile - Le truppe comuniste hanno attraversato a mezzanotte lo Yangtze all'altezza di Ti Kang, a 130 km a sud-ovest di Nanchino.

23 aprile - Le forze comuniste dilagano nella Cina centrale. Punte avanzate dell'esercito popolare si spingono rapidamente verso sud e verso est, fronteggiate dalla vacillante resistenza dei governativi. Alla mattina reparti comunisti erano segnalati a 12 km da Shanghai. Nanchino è in preda al disordine. La grande battaglia in corso si può riassumere così: 350 mila soldati comunisti sono in movimento in un'audace manovra che mira ad accerchiare 18 armate nazionaliste schierate lungo i 1.600 chilometri del fronte dello Yangtze. Il successo di questa manovra rappresenterebbe la maggior vittoria fin qui conseguita dai comunisti.

25 maggio - Reparti comunisti hanno iniziato la pacifica occupazione della concessione francese della città. Su tutti i posti di polizia sventolano bandiere bianche. Squadre di polizia hanno cancellato durante la notte le scritte anticomuniste sui muri.

30 maggio - Il governo cinese presieduto da Ho Ying-chia decide di dimettersi. Le dimissioni sono state accettate dal presidente Li Tsung-jen, che ha nominato capo del nuovo governo il gen. Chun Chen.

4 giugno - La guerra civile si avvicina alla fine. La definitiva vittoria comunista si fa sempre più vicina. Gli eserciti di Mao Zedong continuano ad avanzare verso ovest, lungo la costa orientale e nel cuore della Cina meridionale, mentre i guerriglieri estendono la loro attività. Gli osservatori militari credono che ormai il regime nazionalista non possa essere più salvato. Eppure i nazionalisti, almeno sulla carta sono in possesso di grandi eserciti: da 1.250.000 a 1.500.000 uomini, dei quali un milione sul continente e il resto a Formosa.

28 luglio - Mezzo milione di comunisti cinesi hanno sferrato una grande offensiva contro le posizioni nazionaliste nella Cina meridionale e sud-occidentale: avanzano su tutta la linea del fronte lungo 800 km che si estende dalla provincia del Hunan alla costa del Fukien.

19 settembre - Il generalissimo Chiang Kai-shek ordina alle truppe nazionaliste di stanza nel Kwangtung di ritirarsi verso Canton. Gli osservatori militari sono concordi nel ritenere che tale decisione equivarrebbe al collasso della resistenza dei nazionalisti in tutti i settori della Cina meridionale. Si ritiene che sia in preparazione una linea difensiva più a sud della capitale provvisoria Canton.


21 settembre - Mao Zedong ha annunciato la costituzione della "Repubblica popolare cinese". L'annuncio è stato dato da Mao all'apertura della conferenza consultiva, cui partecipano 600 delegati, che si è iniziata a Pechino.

22 settembre - Nel suo discorso, Mao ha detto tra l'altro che "grazie alla dittatura democratica popolare il popolo cinese sarà protetto contro qualsiasi tentativo dei suoi nemici interni ed esterni di ristabilire la loro influenza nel paese". Egli ha aggiunto che l'alleanza con l'Urss consente al popolo cinese di non essere isolato in campo internazionale.

27 settembre - La nuova bandiera della Cina comunista avrà il fondo rosso e porterà in alto a sinistra una grande stella gialla a cinque punte, circondata da quattro stelle più piccole, anch'esse a cinque punte. La stella maggiore simboleggia il partito comunista; le più piccole le quattro classi che formano il "fronte unito" ed esercitano i poteri supremi: lavoratori delle città, contadini, piccola borghesia e media borghesia.

30 settembre - Mao Zedong, presidente del partito comunista, è nominato all'unanimità presidente del "governo popolare centrale della repubblica cinese". A vicepresidenti sono stati eletti la signora Sun Yat-sen, vedova del fondatore della repubblica cinese, il gen. Chu Teh, comandante in capo dell'esercito, Chang Lang, presidente della Lega democratica, Kao Kang, capo del governo popolare nord-orientale, Lie Chi-shen, presidente del Comitato rivoluzionario del Kuomintang e Liu Shao-chi, dell'Ufficio politico del PC cinese.

1 ottobre - L'esperto di politica estera del PCC, Zhou Enlai, è stato nominato primo ministro e ministro degli esteri del nuovo governo popolare cinese. Nel darne l'annuncio, radio Pechino informa che il governo popolare ha notificato a tutti i governi la sua costituzione, definendosi "l'unico governo legale in rappresentanza di tutti i popoli della repubblica popolare cinese".

2 ottobre - Il governo sovietico decide di stabilire normali relazioni diplomatiche con il governo comunista cinese e di rompere i rapporti con il governo di Canton.

15 ottobre - Le forze comuniste entrano a Canton.

17 ottobre - Un'unità regolare comunista di 300 uomini arriva alla stazione di frontiera di Cham Shum, ove la guarnigione nazionalista, composta di 400 uomini, si arrende senza combattere. La bandiera dei comunisti cinesi sventola ora lungo tutta la linea di confine fra Hong Kong e il territorio cinese.

8 dicembre - I nazionalisti decidono di trasferire la capitale nazionalista a Taipeh (Taiwan-Formosa).

17 dicembre - Stalin riceve il capo del governo della Repubblica popolare cinese, Mao Zedong. All'incontro erano presenti Molotov, Lavrentiev, Viscinski e il maresciallo Bulganin.