Ennio Caretto



Il rabbino Hier: invierò tutti i dossier in mio possesso - Nuove accuse al Vaticano



Il direttore del Centro Wiesenthal ha scritto a Berlusconi e ha chiesto alle nostre autorità di avviare un'inchiesta


WASHINGTON - Il caso Priebke si aggrava. Uno dei leader delle comunità ebraico-americane ha scritto non a Ciampi (un errore di protocollo) ma al presidente del Consiglio incaricato Berlusconi: "Dear Prime Minister - dice la lettera - le scrivo in relazione a Erich Priebke...". E ha presentato un'altra pesante accusa contro il boia delle Fosse Ardeatine, più una richiesta urgente alla giustizia italiana. L'accusa è che, prima della strage di Roma del '44, Priebke partecipò alle operazioni delle SS a Verona, in un'epoca in cui "furono commessi crimini contro l'umanità". E che, nella stessa Verona o a Roma, il boia partecipò altresì alla deportazione degli ebrei italiani nei campi di sterminio nazisti. La. richiesta è che l'Italia avvii subito un'inchiesta sulle "più che probabili" attività di criminale di guerra di Priebke, per coordinarne l'estradizione dall'Argentina con la Germania e processarlo, se ne otterrà le prove.
La lettera, spedita a Berlusconi l'altro ieri, è firmata dal rabbino Marvin Hier direttore del Centro Wiesenthal e ispiratore del reportage tv della Abc sulle Fosse Ardeatine, che ha svelato che Priebke è ancora vivo e nascosto in Argentina. Hier sottolinea che il Centro Wiesenthal, specializzato nella caccia ai criminali di guerra nazisti, è in possesso di due dossier a carico di Priebke. Il primo, scoperto nel centro di documentazione di Berlino, ne riassume le imprese nelle SS. Il secondo, raccolto dai ricercatori di Hier, riguarda la parte da lui svolta nella deportazione degli ebrei italiani. "Come sa, su sua ammissione", dichiara la lettera. "Priebke fu presente al massacro delle Fosse Ardeatine... Ma dato il suo grado militare di capitano delle SS dal 1943, rimane da chiarire il possibile ruolo in altri crimini".
Il rabbino ha implicitamente suggerito agli inquirenti di non trascurare Verona, dove l'operato di Erich Prielike al quartier generale delle SS non vene mai alla luce. "Invierò a Berlusconi anche i dossier in mio possesso", ha dichiarato Hier. Il direttore del Centro Wiesenthal non ha escluso di avvicinare il (probabile) ministro degli Esteri italiano Martino durante la sua visita a Washington per un contatto con l'amministrazione americana. Martino è atteso a Washington intorno al 20, e vedrà il segretario di Stato Christopher e il consigliere della sicurezza della Casa Bianca Lake.
Il Centro Wiesenthal ha già mobilitato la giustizia tedesca che ha promesso la massima collaborazione. "Sono certo che quella italiana farà altrettanto", ha detto Hier. Ieri si è appreso che da almeno un mese la Farnesina era al corrente dei preparativi del documentario tv: la Abc si era rivolta all'ambasciata d'Italia a Washington, che a sua volta l'aveva indirizzata al nostro ministero degli Esteri. Non è chiaro perché la notizia della caccia al boia delle Fosse Ardeatine non sia emersa né dalla Farnesina né dal Vaticano, dove l'Abc ha condotto alcune interviste. Raggiunto in Argentina da Sam Donaldson, uno dei migliori giornalisti americani, Priebke si é difeso sostenendo di aver dovuto eseguire degli ordini. In un'agghiacciante serie di botta e risposta, il boia ha affermato di non ritenersi un criminale "Ero giovane ed ero nazista... non ho ucciso mai nessuno perché era ebreo".
Uno dei punti su cui la Abc ha insistito è la responsabilità del Vaticano e dei servizi segreti americani e inglesi nella fuga di 60 mila nazisti in Argentina. La cifra è stata fornita da un ex agente Usa, John Loftis. Costui, ha riferito Sam Donaldson, sostiene che Pio XII era filotedesco e vedeva nel nazismo una barriera anticomunista. "Pertanto - ha aggiunto il giornalista - a partire dal '45 il Papa permise a uno dei suoi Vescovi di procurare documenti falsi ai nazisti". Il vescovo, Aluiz Hydal (ma il nome potrebbe essere sbagliato), avrebbe aperto un ufficio fuori dal Vaticano. Donaldson ha rintracciato il falsificatore dei documenti, un nazista poi fuggito in Argentina, Reinhard Kopf, che gli ha illustrato il funzionamento della cosiddetta "Rat Line", la linea dei topi, la catena di fuga.
Secondo un altro agente segreto Usa, Peter Tomkins, che identificò alcune delle vittime delle Fosse Ardeatine, il Vaticano dava ai criminali nazisti un passaporto della Croce Rossa; il regime peronista dava loro un visto argentino; e Kopf un documento di soggiorno a Roma. Ha commentato il rabbino Marvin Hier: "Non dico che il Papa fosse colpevole, ma temo che sapesse". Intervistato da Donaldson, il Vaticano ha smentito.

Corriere della Sera - 8 maggio 1994