inizio rosso e giallo


Jorge Luis Borges & Adolfo Bioy Casares


Non c'è lettore minimamente colto che al nome di Borges (1899 - 1986) non s'inchini reverente (sorvolando infastidito sulle sue pesanti ambiguità politiche), senza tuttavia scuotersi granchè a quello di Bioy Casares (1914 - 1999): e chi era costui? Ma, sì, c'era un tale che aveva scritto qualcosa di fantascienza... E L'invenzione di Morel, infatti, è ormai diventato un classico del genere.
Ma poi, che c'entra il grande Borges col giallo?! E con Bioy Casares?

Beh, intanto chiunque abbia letto un po' di Borges non ignora certo Finzioni, dove c'è un giallo stupendo: La morte e la bussola. Inoltre Borges è stato il miglior traduttore di Poe in spagnolo. E poi i due scrittori argentini (ovviamente anche il secondo è notissimo in patria, e in generale in America Latina) insieme hanno dato il loro bel contributo alla letteratura poliziesca:

  • Sei problemi per don Isidro Parodi (Seis problemas para don Isidro Parodi, 1942), Palazzi, 1971; Ed. Riuniti, 1978, 1984, 1996; Studio Tesi, 1990; Adelphi, 2012
  • Due fantasie memorabili /Dos fantasías memorables, 1942)
  • Un modello per la morte (Un modelo para la muerte, 1946) , Ed. Riuniti, 1981; Einaudi, 1999
  • Il libro del cielo e dell'inferno (Libro del cielo y del infierno, 1960), Adelphi, 2011
  • Cronache di Bustos Domecq (Crónicas de Bustos Domecq, 1967), Einaudi, 1975
  • Nuovi racconti di Bustos Domecq (Nuevos cuentos de Bustos Domecq, 1977), F. M. Ricci, 1985; Mondadori, 1991

Honorio Bustos Domecq era all'inizio lo pseudonimo con cui i due amici si sono presentati al pubblico, ma poi il gioco è stato svelato, e a tutti è stato chiaro da dove venisse questo don Isidro Parodi (si noti il cognome: sicuramente un discendente di emigrati genovesi: ma se ghe penso...), già barbiere di buona mano, ora rinchiuso nella cella 273 del carcere di Buenos Aires.
Se non andiamo errati questa singolare figura di detective arriva in Italia nel 1971 con l'editore Palazzi, e poi dal 1980 per merito di una casa editrice non particolarmente legata al poliziesco, e nememno alla narrativa in generale, gli Editori Riuniti, che allora, essendo oltre a tutto di proprietà del PCI, si occupavano prevalentemente di saggistica: con una bella intuizione gli Editori Riuniti ridanno alle stampe Isidro Parodi, cui seguiranno le traduzioni di due antologie, Los mejores cuentos policiales, curate dai due scrittori: I signori del mistero (1982) e La cattedrale della paura (1983): racconti tra i più belli della letteratura poliziesca (qui se ne accenna in Il giardino degli assassini), con autori notissimi (Poe, Conan Doyle, Queen, Chesterton, Carr), altri qui da noi ingiustamente dimenticati (Phillpotts, Innes, Cleaver), o semplicemente ignoti (Akutagawa, Pérez Zelaschi, Peyrou).

In realtà il merito di aver fatto conoscere a tanti don Isidro era della RAI, che nel 1978 aveva trasmesso in cinque puntate I problemi di Don Isidro Parodi, con il bravissimo Fernando Rey nella parte del protagonista: condannato ingiustamente a 21 anni per omicidio, “Parodi conservava tutta la sua agilità mentale e, grazie alla sua ingegnosità e alla generosa distrazione del vicecommissario Grondona, sottoponeva a lucido esame i giornali della sera."
Lo schema è apparentemente tradizionale: a don Isidro vengono sottoposti gli elementi di una vicenda misteriosa ed egli li analizza con cura, fornendo quindi la soluzione. Ma tutto avviene all'interno di una cella: oltre all'evidente ironia del luogo in cui è svolta l'indagine, il fatto che essa avvenga senza il minimo contatto con la scena del crimine è la rarefazione assoluta del processo deduttivo alla Dupin, quasi uno sberleffo nei confronti della modernità imperniata sul movimento, le comunicazioni, la tecnologia. Un debito nei confronti della baronessa Orczy e del suo Vecchio dell'angolo, e, naturalmente, di Rex Stout?
La staticità perfetta della detection è imbrogliata continuamente dal racconto di chi si rivolge a don Isidro perdendosi in mille particolari, ma anche dall'atteggiamento stesso del prigioniero, che, un po' come SH, spesso spiazza l'interlocutore con domande apparentemente senza nesso.
È il lettore, naturalmente, a trovarsi sconcertato, ma non potrà fare a meno di seguire ogni infinitesimo movimento all'interno di quella cella (metafora di un ordine rovesciato, parodia dell'isola che non c'è), fino alla liberazione (?) finale.


Del socio di Borges va citato: Silvina Ocampo - Adolfo Bioy Casares, Chi ama, odia, Einaudi, 1986.

 

Gervasio Montenegro

don Isidro Parodi

 

H. Bustos Domecq è, costantemente, un attento servitore del suo pubblico. Nei suoi racconti non ci sono piani da dimenticare o orari da confondere. Ci risparmia ogni intoppo intermedio.
Nuovo germoglio della tradizione di Edgar Poe, il patetico, del principesco M.P. Shiel e della baronessa Orczy, si attiene ai momenti cruciali dei suoi problemi: l'esposizione enigmatica e la soluzione illuminante. Semplici burattinai mossi dalla curiosità, quando non pressati dalla polizia, i personaggi accorrono in pittoresca schiera alla cella 273, ormai proverbiale.
Durante la prima consultazione espongono il mistero che li affligge; nel corso della seconda, ascoltano la soluzione che lascia di stucco tutti, bambini e anziani.
L'autore, mediante un artificio non meno sintetico che artistico, semplifica la prismatica realtà e accumula tutti gli allori del caso solo sulla fronte di Parodi. Il lettore meno accorto sorride: indovina l'omissione opportuna di qualche tedioso interrogatorio e l'omissione involontaria di più di un indizio geniale, fornito da un signore sui cui segni particolari risulterebbe indelicato insistere...

(...) Nella movimentata cronaca dell'indagine poliziesca, a Don Isidro va l'onore di essere il primo detective detenuto. Il critico dal celebre intuito può rilevare, tuttavia, più di un accostamento suggestivo. Senza uscire dal suo studio notturno del Faubourg St. Germain, il Cavaliere Augusto Dupin cattura l'inquietante scimmia che è all'origine delle tragedie della Rue Morgue; il principe Zaleski, dal suo ritiro (rifugio) nel remoto palazzo dove si confondono sontuosamente la gemma con il carillon, le anfore con il sarcofago, l'idolo con il toro alato, risolve gli enigmi di Londra; Max Carrados, not least, reca ovunque con sé la prigione portatile della cecità...

Questi investigatori statici, questi curiosi voyageurs autour de la chambre, precorrono, se pure parzialmente, il nostro Parodi: figura forse inevitabile nello sviluppo della letteratura poliziesca...