Alberto Del Monte

Il racconto poliziesco

[Introduzione a: Il racconto poliziesco, a cura di Alberto Del Monte, La Nuova Italia, 1975]

All'apparizione della letteratura poliziesca contribuirono alcuni fattori della letteratura del secolo XVIII:

    1) l'attenzione ai costumi della delinquenza, già presente nella letteratura precedente, ma diventata sempre più frequente dalla fine del secolo XVII in poi in Francia e principalmente in Inghilterra, dove divennero sempre più fitte le «storie di delitto» e le «storie di delinquente».

    2) una varietà del «racconto del terrore», che può definirsi "mistero razionaiizzato", perché un mistero apparentemente soprannaturale riceveva alla fine una soluzione naturale e razionale.

    3) la detection, cioè un processo logico, basato sull'osservazione dei fatti, presente per la prima volta in forma rigorosa in Zadig (1747), romanzo del grande scrittore francese Voltaire (1694-1778).

    4) il motivo di "fuga e inseguimento" e la costruzione della trama in funzione della conclusione, presenti nel Caleb Williams (1794), romanzo dell'inglese William Godwin (1756-1832).

    5) la divulgazione della scienza.

Questi motivi continuarono a ricorrere nella letteratura del secolo successivo, associandosi ad altri, come l'apparizione delle «storie di poliziotto» dovuta alla nuova organizzazione della polizia, principalmente in Francia e ancor più in Inghilterra; ma subirono anche mutamenti. Ad esempio:

    1) le «storie di delitto» esprimono sempre più un'esplicita simpatia per il tipo del "criminale buono", vittima della società, e si fondono con le «storie di poliziotto» nelle Memorie di François E. Vidocq (1775-1857), un ex-criminale e detenuto, diventato poi capo della polizia francese.

    2) il «racconto del terrore», da una parte, si muta in «storia dell'orrore», in cui ha il sopravvento l'elemento soprannaturale, dall'altra continua nelle «storie misteriose», il cui argomento è un omicidio avvolto nel mistero.

    3) la detection è trasferita nei romanzi d'avvemura a opera dell'americano James Fenimore Cooper (1789-1863), che l'attribuisce come dote naturale alle guide pellirosse.

Vidocq e Cooper influirono sul grande scrittore francese Honoré de Balzac (1759-1850), il quale creò il motivo della "giungla di pietra", della metropoli piena di mistero e di agguati, nel cui labirinto si fugge e s'insegue, si macchinano e si seguono tracce.

Tutti questi motivi furono fusi nelle novelle di Edgar Allan Poe, il creatore del «racconto di delitto e di detection» e quindi del genere poliziesco, cioè di data forma di produzione letteraria, basata su un determinato tipo d'intreccio determinati personaggi, su un determinato modo di comporre l'opera. La trama si fonda su un crimine misterioso risolto dalla ragione umana, per mezzo della detection; il personaggio principale è quello del detective, il modo di comporre consiste nello svolgere la trama in funzione della soluzione imprevista.

Il genere poliziesco apparve dunque come creazione artistica, ma presto decadde in letteratura di massa e divenne una sorta di artigianato letterario.
Ma che deve intendersi per letteratura di massa? La prima espressione di una letteratura di massa è il romanzo feuilleton o romanzo d'appendice. Nel 1830 la direzioni giornale parigino La Presse decise di non esprimere soltanto le idee politiche di un dato partito, secondo la consuetudine giornalistica precedente, e di non sostenersi con le quote degli abbonati, ma di fare un giornale d'informazione, sostenuto principalmente dalla pubblicità. Il prezzo del giornale era inoltre ridotto alla metà di quello normale; ma a questa riduzione del prezzo doveva corrispondere un aumento del numero dei lettori, allargato a tutti i ceti sociali, e uno dei mezzi per ottenere questo scopo fu la pubblicazione, in appendice del giornale, di un romanzo a puntate. L'esempio della Presse fu imitato da altri giornali che cercavano, in concorrenza fra di loro, di assicurarsi la collaborazione degli scrittori di maggiori successo, i quali, d'altra parte, dovevano tener presenti le esigenze e soddisfare la richiesta di un pubblico che quindi ne condizionava l'opera. Nello stesso tempo un fenomeno simile avviene nella produzione teatrale, in quanto gli impresari diventano dei privati che si preoccupano di attrarre il maggior numero possibile di spettatori. In tal modo l'influsso delle masse diventa decisivo nella produzione letteraria.
Tale fenomeno è aumentato ancora più nel secolo attuale prima con il cinema, poi con l'industrializzazione di tutte le forme artistiche. Il pubblico cui si rivolge la letteratura di massa è un pubblico promiscuo ed eterogeneo: esso non giudica il prodotto artistico per il suo valore estetico ma per l'emozione che esso gli provoca.
Si deve subito però precisare che la letteratura di massa è un fenomeno positivo in quanto esso avvicina alla cultura tutti gli strati della popolazione e, in questi limiti, è un'espressione di progresso democratico. Occorre però che gli scrittori non diventino strumento dell'industria culturale, ma adoperino questa come strumento, non per soddisfare le emozioni più volgari, ma per educare la sensibilità del pubblico.
Tornando agli scrittori di romanzi feuilleton, nei romanzi di Alexandre Dumas (1803-1870), di Eugène Sue (1804-1857), di Paul Féval (nato nel 1817) e principalmente nel Rocambole di Ponson du Terrail (1829-1871) vi sono personaggi e situazioni propri del «racconto di delitto e detection», ma essi non si discostano per lo più dalle «storie di delitto» e «di poliziotto» e se mai contengono i germi del thriller, del romanzo di avventure emozionanti o del brivido. Lo stesso può dirsi del «romanzo sensazionale» che appare nello stesso tempo in Inghilterra e che era pubblicato non sulla stampa quotidiana ma su quella periodica (i magazines).
Occorre attendere il 1865 per avere il primo «romanzo giudiziario» di Emile Gaboriau e il 1868 per avere La pietra della luna di Wilkie Collins, entrambi importanti per lo svolgimento del genere poliziesco. Il Collins (1824-1889) è il creatore del romanzo-problema, con la sfida all'intelligenza del lettore cui l'autore pone a disposizione lealmente (onde il nome di fairplay) tutti gli indizi in modo che possa risolvere, indipendentemente e in gara con il detective l'enigma poliziesco.
Gaboriau (1832-1875), nell'Affare Lerouge, nella Cartella n° 113, nel Delitto d'Orcival, nel Signor Lecoq, e nel racconto II vecchietto di Batignolles da maggiore umanità a personaggi e situazioni, benché in modo alquanto grezzo. Egli, che aveva creato anche un detective divenuto molto popolare, Lecoq, ebbe molti imitatori, e il romanzo feuilleton e, insieme, le «storie western» furono i modelli dei «romanzi da dieci cents» americani, avventure poliziesche in opuscoli, fra cui prime e famose quelle di Nick Carter. Queste sono l'estrema commercializzazione della letteratura di massa: sono un prodotto di consumo come ogni altro, del quale è reclamizzata l'uniformità, per cui un romanzo di Nick Carter è altrettanto buono di un altro, come tutti i prodotti con una determinata etichetta. Il detective di questi romanzi è un cow-boy travestito da poliziotto: mentre le novelle del Poe ed i romanzi del Gaboriau e del Collins provocano nel lettore principalmente un piacere dell'intelletto, i «romanzi da dieci cents» gli provocano un'emozione. Essi non sono «romanzi di delitto e detection», ma se mai «thrillers». Parallelamente, però, in America, rivolgendosi a un pubblico più scelto, Anna Green riprendeva l'esempio del Poe nei suoi numerosi romanzi polizieschi.

Ma l'entusiasmo per lo scientismo, cioè di quella cultura della fine del secolo scorso la quale credeva che le possibilità dell'uomo e della scienza non avessero confini, ebbe la sua perfetta espressione nelle avventure di Sherlock Holmes, di Sir Conan Doyle. A questa tendenza culturale Gilbert Keith Chesterton contrappose il suo padre Brown, il detective che non risolve misteri per mezzo della ragione e della scienza ma della profonda conoscenza dell'animo umano e che vuole non solo scoprire ma convertire il colpevole. Sia il Conan Doyle sia il Chesterton ebbero moltissimi imitatori e il fatto che apparissero già le prime parodie della letteratura poliziesca è una conferma del suo successo.
Infatti il romanzo poliziesco ebbe sempre più numerosi autori e lettori, distinguendosi in due correnti: il detective novel (il termine fu usato per la prima volta dalla Green), razionalista, scientista, psicologico, e il thriller o shocker, avventuroso ed emozionante.
Il primo però, se nei migliori autori ha rivelato acutezza psicologica, abilità di costruzione, accuratezza d'ambientazione, suspense o umorismo, è decaduto molte volte nel futile gioco del problema per se stesso, fino a ridursi a cartelle contenenti indizi materiali, testimonianze, notizie varie, su un dato crimine che il lettore doveva divertirsi a risolvere (la soluzione era compresa a parte nella cartella). In questo modo non si è più nell'ambito della letteratura, ma dell'enigmistica.
Il thriller, invece, ascese a dignità letteraria con l'americano Dashiell Hammett (nato nel 1894), che con i suoi romanzi polizieschi, fra i quali il più famoso è II falcone maltese (1930), ha dato una rappresentazione realistica e polemica della società americana. L'esempio dello Hammett è stato seguito da moltissimi altri, principalmente da Raymond Chandler (1888-1959), ma anche il «romanzo della violenza» è rapidamente decaduto, riducendosi a un prodotto standardizzato, in cui all'esaltazione della ragione s'è sostituita quella della violenza. In tale esaltazione della forza bruta i due antagonisti, detective e gangster, diventano gemelli differenziati solo dalla qualificazione professionale. Tutto ciò appar chiaro soprattutto nei romanzi di Mickey Spillane (nato nel 1918), fra i peggiori del genere.

Il genere poliziesco ha assunto in Italia il nome di "letteratura gialla" dal colore della copertina della collana dell'editore Mondadori di Milano e dalla definizione di "libri gialli" scelta per la serie da Enrico Piceni. Questo nome, però, oltre a essere usato solo in Italia, è usato con frequenza pari all'improprietà tal che si qualificano come "gialli" romanzi che nulla hanno a che fare col romanzo poliziesco.
In verità, durante il suo svolgimento storico più che secolare, il genere poliziesco, come s'è distinto in correnti, così s'è contaminato con altri tipi di letteratura, come le «storie di spionaggio», le «storie di gangster», ecc.. Sono tutti generi della letteratura di massa, e la letteratura poliziesca ha in comune con essi, oltre al ritmo avventuroso, la concezione della realtà come eterno conflitto tra il bene e il male incarnati in due personaggi antagonistici. Ma essa si distingue questi per il suo meccanismo narrativo, basato sull'inchiesta di un crimine misterioso, per il suo modo di svolgere la trama in funzione della soluzione imprevista, la sua maniera di rappresentare la realtà. Questa, nella letteratura poliziesca, non appare come sicura, ma enigmatica e sfuggente, creando nei personaggi diffidenza e angoscia. La realtà è ingannevole: un crimine è stato commesso e uno dei personaggi è il colpevole. Ma, fino alla rivelazione finale, ciascuno dei personaggi può essere il colpevole e quindi c'è un'atmosfera di dubbio, di sospettosità, di ansia.
I vari personaggi si dimostrano diversi da come apparivano prima del delitto: si scatenano passioni segrete, si temono occulte insidie, ciascuno diventa un nemico per l'altro. Inoltre un crimine è misterioso quando il colpevole non solo non lascia tracce della sua colpevolezza ma costruisce indizi falsi per sviare la polizia. E questo accresce l'atmosfera di diffidenza, finché la ragione umana dissolve le brume del mistero e restaura la fiducia nella realtà.

Ciò che è stato sopra detto aiuta anche nella ricerca delle cause dell'estesissimo e duraturo successo della letteratura poliziesca. Esse sono varie. Una prima è da individuarsi neIl'identificazione del lettore col detective, eroe della vicenda. Infatti i migliori scrittori polizieschi hanno creato tipi di detectives divenuti popolarissimi.
Ma perché il lettore s'identifica con quel determinato eroe, cioè un detective?
La letteratura poliziesca, come tutta la letteratura di massa, è una letteratura d'evasione, che permette cioè al lettore di evadere dalle preoccupazioni quotidiane e lo trasporta in un mondo immaginario. Ma anche in questo mondo fantastico il lettore porta i sentimenti suoi e del suo tempo. Ora, da più di un secolo, l'uomo è dominato dall'ansia per la fugacità del presente e l'incertezza del futuro, sentendosi in conflitto con una realtà insidiosa e ostile. Identificandosi col detective che risolve il mistero e vince il suo ignoto nemico, il lettore soddisfa momentaneamente la sua esigenza di risolvere il mistero dell'esistenza e di acquistare fiducia nella realtà.

L'arma del detective contro il mistero è la ragione. D'altra parte, il genere poliziesco è apparso e s'è divulgato in tempi in cui predomina una cultura nella quale il sentimento e l'istinto hanno avuto il sopravvento sulla ragione. Ma gli uomini sentono nostalgia della ragione e, invece di ricorrere a essa per risolvere i problemi deIla vita, l'adoperano per il futile gioco di risolvere un enigma poliziesco creato dall'immaginazione di uno scrittore. Infine il pubblico della letteratura di massa ha una sensibilità diversa dal pubblico della letteratura d'arte e la letteratura di massa esprime gli stessi motivi della letteratura colta a essa contemporanea, ma, volgendosi a un pubblico meno preparato, riflette quei motivi in modo elementare e semplicistico. Rispetto alla letteratura d'arte, quella di massa si può dire in ritardo, nel senso che accoglie generalmente motivi che non sono più attuali per il pubblico colto, mentre lo sono ancora per le masse.
È per questo che essa riflette da una parte, le esigenze del suo tempo, e, dall'altra, alcune esigenze di ogni tempo. Infatti, nel genere poliziesco, si possono riconoscere, da un lato, il contrasto fra il mistero e la ragione, l'esaltazione dell'individuo e il compiacimento per le emozioni violente, e, dall'altro lato, il conflitto fra il bene e il male, e l'eroe e l'antieroe, e il gusto dell'avventura e della vittoria finale. O, meglio, il conflitto fra il bene e il male assume l'aspetto di un contrasto fra la ragione e il mistero; l'eroe e l'antieroe prendono la fisionomia del detective e del criminale; l'avventura e la vittoria conclusiva si trasformano in un'inchiesta poliziesca con la soluzione finale dell'enigma.
Si è già detto che l'idea della realtà come ingannevole apparenza rispecchia l'ansia che domina l'uomo da più di un secolo. Ma essa rispecchia anche i motivi avventurosi caratteristici dei poemi cavaliereschi dei secoli passati. Alla fine, il detective è l'ultima incarnazione del paladino.
Finora s'è parlato sempre di "genere" poliziesco, distinguendo tutt'al più nel detective novel e nel thriller. Ma i romanzi polizieschi, almeno i migliori, si differenziano l'uno dall'altro secondo l'autore e il tempo in cui è stato scritto. [...]

Il racconto poliziesco apparve come espressione d'arte col Poe, e altri scrittori s'elevano a dignità artistica: basti citare Georges Simenon, lo Hammett e il Chandler. Inoltre non pochi scrittori d'arte si sono cimentati nel genere poliziesco come la letteratura d'arte ha influito su di questo, cosi esso ha influenzato pochi scrittori non polizieschi.

Ma se si volessero giudicare gli scrittori polizieschi dal loro valore letterario solo rarissimi si salverebbero dalla condanna: ma sarebbe una condanna sommaria e ingiusta. Infatti la letteratura di massa, cui appartiene la letteratura poliziesca deve giudicarsi in conformità dei fini ch'essa si propone, dei mezzi con cui raggiunge questi fini, della dignità con cui soddisfa la richiesta del suo pubblico. I romanzi polizieschi sono prodotti artigianali e quindi devono essere valutati secondo la loro funzionalità, secondo che appaghino o meno determinate esigenze. Non che lo scrittore non possa rinnovare il tipo di prodotto e imporre queste innovazioni col suo prestigio; ma non deve trasgredire alla richiesta dei suoi lettori per mancanza di impegno o abilità o onestà. Solo a questa stregua la letteratura poliziesca può essere giudicata e, se, ad esempio, Agathà Christie ha avuto un maggiore e più duraturo successo, è che il pubblico non s'è sentito mai ingannato o defraudato da essa.
Ma, come si è detto, è da condannare invece lo sfruttamento da parte di alcuni autori delle peggiori tendenze dei lettori. Se poi in un romanzo poliziesco ci s'imbatte nell'arte, quest'incontro è tanto più gradito in quanto costituisce un dono inatteso.