Cjargna di una volta

Cultura e memoria

 

CARNIA


I primi insediamenti in Carnia risalgono all’età della pietra, e ad essi fanno seguito quelli paleoveneti ed etruschi. A proposito della discesa dei Galli Carnici lo storico Tito Livio parla di Carnorum regio, cioè di territorio dei Carni, una popolazione celtica il cui nome quasi certamente significa “popolo delle rocce” (kar = pietra).

Nel II sec. a. C. i Carni furono assimilati dai Romani che, tesi alla conquista del Norico e dell’Illirico, fondarono vari centri: Aquileia, Cividale (Civitas Austriae, città dell’oriente), Trieste, Lubiana, e Forum Iulium Carnicum, l’attuale Zuglio, creata come opera di difesa e di approvvigionamento sulla strada che, attraverso il valico di Monte Croce, portava oltralpe, lungo i percorsi di scambio commerciale con l’est e il nord.

Nel tardo e agitato periodo della fine dell’Impero, non si contarono le devastanti incursioni di Marcomanni e Slavi Carantani.

Nel 568 ci fu l’arrivo dei Longobardi, le cui tracce restano in particolare ad Invillino, da taluni identificato come la misteriosa Ibligine, caposaldo della rete di fortificazioni longobarde (ma forse si tratta di Illegio).

L’ultimo duca longobardo del Friuli viene definitivamente sconfitto dai Franchi nel 776, ed è proprio durante la loro dominazione che si susseguirono le terribili scorrerie dei cavalieri ungari: la cui ferocia fu superata solo dai Turchi che invasero ripetutamente il Friuli nel XV sec.

Con la fine dell’impero carolingio il Friuli (Forum Iulii era ormai il nome con cui si designava l’intera regione) passò sotto l’influenza della dinastia degli Ottoni, ed è in questo periodo che i Patriarchi posero le basi per il consolidamento del loro potere politico.

Nel 1077 l’Imperatore Enrico IV assegnò al Patriarca di Aquileia il ducato del Friuli e questa giurisdizione fu caratterizzata da un forte spirito autonomistico rispetto al potere centrale e da una notevole capacità di autogoverno della Patrie, retta “più a forma di repubblica che di principato.” Furono anni di aspre lotte contro i duchi di Carinzia e soprattutto di sanguinosi conflitti interni fra i vari signori locali.

Anche su ciò fece leva Venezia per acquisire all’interno dell’aristocrazia friulana quegli alleati che nel 1420, vinta la guerra con l’Impero, le permisero di avviare una solida e duratura fase di dominio su tutta la regione.

Seguirono i Francesi, in seguito al trattato di Campoformido del 1797, e con Napoleone fu davvero triste il destino della Patrie, stretta “fra un parlamento senza ormai più senso, un castello in rovina e litigi e angherie di nobili pieni dell’antica prepotenza e privi di ogni reale potere, giovani borghesi (pochi) pieni d’entusiasmo giacobino e giovani borghesi (molti) pronti a passare da un padrone all’altro, senza dignità, come quel Consiglio dei Dieci e quel Ludovico Manin che consegnano quattordici secoli di libertà a un arrogante generale francese, senza un sussulto d’orgoglio.” (Tito Maniacco, Breve storia del Friuli, Newton Compton, 1996, p. 39)

Nel 1815 fu la volta degli Austriaci, e nel 1866 degli Italiani.