Ufficio Affari Riservati

 

Com'è noto, l'OVRA, la polizia segreta fascista, era specializzata nello spionaggio politico e nella repressione di qualsiasi attività antifascista: scioltasi nel 1943 con la caduta del regime, venne in realtà assorbita nelle strutture del nuovo Stato, sia nella residua forma monarchica sia dopo la proclamazione della Repubblica.
L'OVRA era infatti un'organizzazione molto efficiente e alcuni suoi dirigenti vennero appunto cooptati nelle varie pieghe del Ministero dell'Interno, nella fattispecie nell'ambito della Direzione generale di Pubblica Sicurezza: con personale in buona misura di diretta provenienza fascista nasce così il Servizio Informazioni Speciali, che nel 1948 diventa l'Ufficio Affari Riservati: a tutti gli effetti una vera e propria polizia politica, che rivolgeva le proprie attenzioni - tramite gli Uffici politici presenti in ogni Questura - verso le formazioni di sinistra e di destra. Un enorme e capillare lavoro di schedatura, che era sì principalmente rivolto alle opposizioni ma non trascurava gli esponenti della maggioranza.

Dall'inizio degli anni '60 la figura centrale dell'Ufficio fu Federico Umberto D'Amato, che ne assunse la direzione e che con grande lucidità estese notevolmente i compiti della struttura: non solo raccolta di informazioni, schedature, ecc., ma attività di disinformazione e guerra psicologica (clamorosa la campagna di affissione di manifesti filocinesi che attaccavano duramente il PCI), di infiltrazione (a sinistra ma anche in Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale), di collegamento coi servizi stranieri, di rapporto con le più significative realtà criminali, e intervento diretto in quella che prese il nome di strategia della tensione.
Un ruolo nefasto, anche sanzionato dalla magistratura, e tuttavia mai completamente portato alla luce, perché l'Ufficio stesso e sovente parti di altre istituzioni (servizi, carabinieri, alti gradi militari, magistratura) hanno lavorato intensamente per occultare, depistare, disinformare. Con un certo successo, dato che sui misteri e segreti d'Italia - in particolare quelli riferiti alle stragi - molto è ancora ignoto.

D'Amato, iscritto alla P2, muore nel 1996, ancora imputato nelle indagini sulla strage di Bologna, e nel 2020 insieme a Licio Gelli viene indicato dalla magistratura come "uno dei mandanti, organizzatori o finanziatori di quella strage".

Nel 1974, dopo la strage di Brescia, un ministro perbene (ancorché padre di Gladio), il democristiano Paolo Emilio Taviani, scioglie l'Ufficio e manda D'Amato a dirigere la Polizia di frontiera... Ma, come per l'OVRA, il SIFAR, il SID, il SISMI, ecc., cambiano i nomi e gli organigrammi, però...