Tessera numero 1816
Oggi il più noto degli iscritti alla P2 è Silvio Berlusconi, tessera numero 1816. Per la P2 Berlusconi ha subito la sua prima condanna, ormai definitiva: per falsa testimonianza. Nel 1990, a Venezia, viene infatti giudicato colpevole di aver giurato il falso davanti ai giudici, a proposito della sua iscrizione alla loggia. L’anno prima, però, c’era stata una provvidenziale amnistia.
Quando parla della P2, Berlusconi se la cava, di solito, con qualche battuta. Eppure l’iscrizione alla loggia è stata determinante per i suoi primi affari immobiliari. Per esempio per ottenere credito dalla Banca nazionale del lavoro (controllata dalla P2, con ben otto alti dirigenti affiliati) e dal Monte dei Paschi di Siena (era piduista il direttore generale Giovanni Cresti). Conclude la Commissione Anselmi: gli imprenditori Silvio Berlusconi e Giovanni Fabbri (il re della carta) «trovarono appoggi e finanziamenti al di là di ogni merito creditizio». Ma poi, fatte le case, bisogna venderle. E non fu facile, per Berlusconi. Lo soccorse, agli inizi della sua carriera di immobiliarista, un «fratello» della loggia segreta, il napoletano Ferruccio De Lorenzo, già sottosegretario liberale in un governo Andreotti e padre di Francesco, futuro ministro della Sanità e imputato di Mani pulite: Ferruccio De Lorenzo acquistò, come presidente dell’Enpam (l’Ente nazionale previdenza e assistenza dei medici italiani) prima due hotel a Segrate, poi decine di appartamenti di Milano 2. L’Enpam decise poi di affidare a Berlusconi anche la gestione del teatro Manzoni di Milano, controllato dall’ente.
Quando Gelli parla di Berlusconi, è lapidario: «Ha preso il nostro Piano di rinascita e lo ha copiato quasi tutto», dichiara all’Indipendente nel febbraio 1996. Il Piano di rinascita democratica era il programma politico della P2. Fu sequestrato il 4 luglio 1981 all’aeroporto di Fiumicino, nel doppiofondo di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia del Venerabile. Riletto oggi, risulta profetico. Prevede, infatti, di «usare gli strumenti finanziari per l’immediata nascita di due movimenti l’uno sulla sinistra e l’altro sulla destra». Tali movimenti «dovrebbero essere fondati da altrettanti club promotori». Nell’attesa, il Piano suggerisce che con circa 10 miliardi è possibile «inserirsi nell’attuale sistema di tesseramento della Dc per acquistare il partito». Con «un costo aggiuntivo dai 5 ai 10 miliardi» si potrebbe poi «provocare la scissione e la nascita di una libera confederazione sindacale». Per quanto riguarda la stampa, «occorrerà redigere un elenco di almeno due o tre elementi per ciascun quotidiano e periodico in modo tale che nessuno sappia dell’altro»; «ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici come sopra». Poi bisognerà: «acquisire alcuni settimanali di battaglia», «coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso un’agenzia centralizzata», «coordinare molte tv via cavo con l’agenzia per la stampa locale», «dissolvere la Rai in nome della libertà d’antenna»; «punto chiave è l’immediata costituzione della tv via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese». Tecnologia a parte: preveggente, no?
La giustizia va ricondotta «alla sua tradizionale funzione di equilibrio della società e non già di eversione». Per questo, è necessaria la separazione delle carriere del pubblico ministero e dei giudici, «l’istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti», la «riforma del Consiglio superiore della magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento». Molto è già stato realizzato. Per il resto si vedrà.
Che fine hanno fatto gli altri «fratelli» di loggia? Alcuni hanno fatto proprio una brutta fine. Sindona, dopo essere stato condannato per l’omicidio di Giorgio Ambrosoli, è morto in carcere, per una tazzina di caffè al veleno. Il suo successore nella finanza d’avventura, Roberto Calvi, tessera numero 1624, ha gettato la più grande banca italiana, il Banco Ambrosiano, nelle braccia della P2 che gli ha sottratto un fiume di miliardi e l’ha fatto finire in bancarotta; alla fine, il 18 giugno 1982, è stato trovato penzolante sutto il ponte dei Frati neri, a Londra. Mino Pecorelli, tessera 1750, giornalista in contatto con i servizi segreti, direttore di Op e piduista anomalo che voleva giocare in proprio, è stato crivellato di colpi nella sua automobile, il 20 marzo 1979.
La loggia multinazionale
Gelli è agli arresti domiciliari a villa Wanda, condannato per il crac del Banco Ambrosiano. Molti degli affiliati, il nocciolo duro del club dell’oltranzismo atlantico, sono stati coinvolti in vicende di eversione, stragi, tentati colpi di Stato, depistaggi. Così Vito Miceli, Gian Adelio Maletti, Antonio Labruna, Giuseppe Santovito, Giovanni Fanelli, Antonio Viezzer, Umberto Federico D’Amato, Giovanbattista Palumbo, Pietro Musumeci, Elio Cioppa, Manlio Del Gaudio, Giovanni Allavena, Giovanni Alliata di Montereale, Giulio Caradonna, Edgardo Sogno... Ci vorrebbe almeno un libro per ciascuno, per raccontare la multiforme attività di questi fedeli servitori del Doppio Stato.
Organizzazione multinazionale, la P2 aveva affiliati che operavano in Sudamerica: Uruguay, Brasile e soprattutto Argentina. In Argentina, dove Gelli aveva rapporti molto stretti con i servizi segreti, aveva arruolato nella loggia l’ammiraglio Emilio Massera, capo di Stato maggiore della Marina, Josè Lopez Rega, ministro del Benessere sociale di Juan Domingo Peron, Alberto Vignes, ministro degli Esteri, l’ammiraglio Carlos Alberto Corti e altri militari.
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