Alberto Burgos

Decrescita o no?

nota scritta nel 2007 quando questo sito era quello della federazione friulana del pdci
(poi lasciato perdere da questi comunisti da operetta e quindi resosi autonomo)

Agli inizi del 2006 il PdCI friulano decide di tentare una nuova strada: mettere al centro della propria iniziativa politica le questioni ambientali, non semplicemente giustapponendo alle "tradizionali" parole d'ordine (tutela dei lavoratori, equità fiscale, lotta al precariato, diritto alla salute, pensioni dignitose, ecc.) una maggior attenzione all'ecologia, ma facendo assumere a questo complesso insieme di problemi un ruolo trainante rispetto a tutta la linea politica.

Si prospetta, dunque, un'apertura coraggiosa alle forze - individuali e collettive - che non accettano l'attuale modello di sviluppo e che non sono nemmeno convinte della limpidezza di quello che chiamiamo "sviluppo sostenibile."
"Sviluppo sostenibile" è un ossimoro, una contraddizione in termini, sostiene uno dei massimi teorici delle nuove (ma non troppo) tesi ecologiste, il professor Serge Latouche, il quale - in estrema sintesi - oppone risolutamente la decrescita dell'economia allo sviluppo che, ancorché "compatibile", comunque produce spreco di risorse, squilibri, avvelenamento, frenesia bellica.

In Federazione si dibatte vivacemente, e non senza fatica: si tratta di un orizzonte rosso-verde problematico, tutto da scoprire, completamente diverso da quello a cui sono abituati i comunisti, storicamente legati alla fabbrica, allo sviluppo inteso come opportunità di miglioramento per gli stessi lavoratori.
Una discussione intensa, talvolta aspra, che vede il partito impegnato seriamente a verificare la solidità della nuova prospettiva ecologista, oltre a tutto intimamente legata alla cultura della pace e della solidarietà. Ed è proprio tenendo conto di questo ampio dibattito (varie Assemblee degli iscritti; anche se, naturalmente, la scadenza elettorale imponeva tempi molto ristretti) che finalmente gli organismi dirigenti del PdCI friulano - a stragrande maggioranza, un solo parere contrario - decidono di esplorare concretamente questo cammino, e deliberano di non presentare una lista di partito alle Elezioni Provinciali, bensì di promuovere una lista convintamente aperta e unitaria: nasce così l'idea della Sinistra Ecosolidale, il cui nome e simbolo da presentare agli interlocutori sono discussi e approvati - a stragrande maggioranza, un solo parere contrario - dal Direttivo provinciale del PdCI; e vengono delegati alcuni compagni a prendere tutte le conseguenti iniziative, a partire dai contatti con le forze a cui proporre questo non facile progetto unitario.
Candidati iscritti al PdCI erano Anna Barberi, Gaddo de Anna, Loreta De Lucia, Piermario Flora, Antonella Lestani (allora Segretaria della Federazione), Livio Menon (attuale Segretario della Federazione), Flavio Missoni, Carlo Pellegrini, Ugo Rassatti, Mauro Viola.

Niente falce e martello, dunque, ma essere unitari significa dover rinunciare a qualcosa. Non manca qualche mugugno, però alla fine la decisione è presa, convintamente e nel modo più democratico possibile.

Il risultato elettorale è pessimo e a quel punto si apre una necessaria verifica. O, almeno, così dovrebbe essere, perché vari compagni avviano invece un vero e proprio processo politico nei confronti dei promotori (cioè il gruppo dirigente della Federazione) della Sinistra Ecosolidale. E, come per magia, un tot di persone che avevano appoggiato l'iniziativa si defilano e anzi diventano feroci detrattori di qualcosa che fino a pochi giorni prima li aveva visti protagonisti. (Un po' come Veltroni quando sostiene di non essere mai stato comunista)
Si lanciano accuse pesanti, si mescolano in modo indecente questioni politiche e personali, si snocciolano vere e proprie menzogne.
E, secondo un costume che nel PCI non aveva più cittadinanza da decine di anni, i furbetti del partitino e gli opportunisti fanno piazza pulita (beninteso usando il peggior formulario: "bisogna rafforzare il gruppo dirigente" "siamo il partito dei lavoratori, non degli intellettuali" ...): di fatto si costringe la Segretaria della Federazione a dimettersi, e in un'Assemblea degli iscritti pasticciata e velenosa si cambia drasticamente il gruppo dirigente, con la benedizione del Segretario Regionale.
"Andate davanti alle fabbriche a parlare di decrescita: gli operai vi farebbero correre!" "La decrescita è del tutto fuori dalla linea del partito!" Tuonano i pasdaran. E c'è anche qualche imbecille che richiede con forza di "oscurare il sito della Sinistra Ecosolidale": una pretesa di stampo stalinista che oltre a tutto rivela un'ignoranza non da poco sulla libertà di espressione. Così come non mancheranno altre piccole miserabili ritorsioni.

Tutto questo farebbe parte di uno dei tanti capitoli imbarazzanti e tutto sommato secondari della pur gloriosa storia dei comunisti (che, ammoniva Brecht, "hanno molte cicatrici, alcune delle quali provocate dai nemici"), se non fosse che con un partito già esile e dalle difficili prospettive, allontanare da sè altri militanti e insistere sui toni litigiosi e da Inquisizione, è semplicemente stupido.

Ma, contrordine compagni!, ecco il Documento Politico elaborato dalla Direzione del Partito per il 4° Congresso Nazionale, che a pagina 5 recita testualmente: "Diviene prioritario considerare la decrescita come orizzonte possibile."


Domanda: cosa diranno ora i tutori della "linea del partito"?


P.S. In Passato e presente Gramsci raccontava di una favola: "Un castoro, inseguito dai cacciatori, che vogliono strappargli i testicoli da cui si estraggono dei medicinali, per salvarsi la vita si strappa da se stesso i testicoli."