Philby: la spia che andò nel freddo

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Harold Adrian Russell "Kim" Philby (1912-1988) è stato la più celebre spia del XX secolo: giovanissimo (aveva 22 anni) incominciò a lavorare contemporaneamente per il controspionaggio britannico, l'MI5, e per lo spionaggio sovietico.
Nasce nel 1912 in India, dove suo padre, figlio cadetto di un lord, era un alto funzionario imperiale: uno di quei sudditi di Sua Maestà che non videro mai il proprio ruolo come semplice momento esecutivo degli interessi coloniali, ma anche e soprattutto come occasione per conoscere realtà diverse. Il soprannome del figlio deriva ovviamente dal celebre libro di Kipling, come una sorta di omaggio all'idea - in verità romantica e non molto realistica - di un'integrazione fra le due culture. Il mondo asiatico e medio-orientale (Saint-John Philby divenne addirittura consigliere privato del re Ibn Saud d'Aarabia) furono in qualche modo la culla di Kim, che infatti lavorerà proficuamente e a lungo proprio in Medio Oriente.
Quando il padre si separa, Kim segue la madre in Inghilterra, dove svolge gli studi in ottime scuole, fino ad approdare al prestigioso e aristocratico Trinity College di Cambridge: Kim è brillante, colto, raffinato, ma non si riconosce in quell'ambiente deputato a formare la classe dirigente dell'Impero, e, anzi, coltiva una crescente ostilità verso quel mondo elitario e conformista; studia i classici del marxismo, non nasconde le sue forti simpatie per la rivoluzione bolscevica, e instaura con alcuni altri studenti un sodalizio intellettuale e politico che li porterà molto lontano.
I suoi due amici - e compagni - più fidati sono Guy Burgess e Donald McLean, che insieme a lui, e ad Anthony Blunt e John Cairncross, diventeranno i futuri protagonisti del più clamoroso smacco dei servizi segreti occidentali, i cosiddetti magnifici cinque, o Cambridge Five. Tra essi Philby si distinguerà non solo per le maggiori capacità di agente - privo di quelle debolezze caratteriali che porteranno Burgess e McLean alla solitudine, anche se simile a loro nell'amore infinito per lo scotch - ma anche perché era l'unico del gruppo a non essere omosessuale: negli altri questa componente risultò decisiva nel determinare la scelta di ribellarsi alla società inglese, rigida e sessuofobica.
Sarà Philby a reclutare Burgess e McLean, ma in realtà il suo avvicinamento al lavoro clandestino non avviene nel modo sordido tipico delle vicende di spionaggio: nei primi anni '30 Kim va in Austria per imparare meglio il tedesco, e proprio assistendo al violento scontro politico in atto, con gli operai e i comunisti massacrati dalla repressione, decide di impegnarsi attivamente nella battaglia antifascista. Avrebbe potuto rafforzare la propria militanza nel Partito Comunista Britannico, mettere le proprie risorse intellettuali a disposizione di qualche organizzazione del movimento operaio, e invece (forse su consiglio di quel Theodore Maly a cui si deve la paternità dei primi reclutamenti a Cambridge) ebbe un'intuizione assolutamente geniale: prendere pubblicamente le distanze dalle proprie conclamate convizioni di sinistra, entrare a far parte organicamente dell'establishement e lavorare dall'interno, segretamente. La stessa strada che, dietro suo suggerimento, prenderanno gli altri.
Il suo voltafaccia politico ufficiale assume caratteristiche ancora più radicali: sfrutta la sua ormai ottima conoscenza del tedesco (proverbiale la sua capacità di imparare le lingue: parlerà correntemente anche lo spagnolo, l'arabo e il russo) per tessere rapporti con gli ambienti del nazionalsocialismo, si reca frequentemente in Germania per coltivare amicizie e contatti nel mondo industriale, e si crea la fama di conservatore filonazista e gran conoscitore dei problemi internazionali.
Va in Spagna, durante la guerra civile, come corrispondente del Times dalle linee franchiste, e la sua formidabile abilità mimetica rende praticamente inattaccabile la sua copertura. Verrà addirittura decorato da Franco in seguito ad una ferita riportata durante un bombardamento.
Tornato a Londra, consegue finalmente lo scopo per cui tanto aveva lavorato: entrare nel SIS, il Secret Intelligence Service. Inizia dunque organicamente il suo lavoro di "talpa" che molti anni dopo ispirò due dei capolavori della narrativa spionistica, La talpa di John le Carré (1974), e in parte anche II fattore umano di Graham Greene (1978).
Kim PhilbyLa sua rapida carriera nell'intelligence britannica rischiò di essere stroncata nel 1948: un diplomatico sovietico a Istanbul, Konstantin Volkov, stava per passare all'Occidente, e Philby si fece mandare in Turchia per gestire l'operazione, certo che la defezione di Volkov, a conoscenza di molti segreti, avrebbe causato la sua scoperta; fatto sta che Volkov venne richiamato "provvidenzialmente" in URSS, e Kim fu salvo.
La sua stella brillava nel firmamento delle spie e si fece apertamente il suo nome come uno dei possibili capi del servizio segreto; si preferì invece mandarlo a Washington a dirigere una missione che era di primaria importanza per cercare di ridimensionare l'imbattibilità dei servizi sovietici: coordinare la collaborazione fra i vari servizi britannici e statunitensi, troppo frequentemente in competizione fra loro (la CIA era nata solo nel 1947, dalle ceneri dell'OSS, Office of Strategic Services, e, oltre a dover fare i conti con il potentissimo FBI di John Edgar Hoover, voleva assolutamente "emanciparsi" dai fratelli maggiori inglesi).
Philby si trova dunque in una posizione nevralgica, nel cuore stesso delle reti di spionaggio e controspionaggio dell'Occidente: riesce a far trasferire a Washington Burgess e McLean e insieme fornirono ai sovietici informazioni preziose sulle ricerche atomiche, sulla guerra di Corea, sui rapporti anglo-americani, sulla NATO, sul Giappone. Da notare che il trasferimento dei due fu gestito da Philby indirettamente, precauzione che si rivelò decisiva quando i suoi amici furono scoperti.

I nuovi metodi del NKVD, il servizio segreto russo poi divenuto il KGB, avevano completamente spiazzato l'MI5 e l'MI6 (rispettivamente gli organismi di controspionaggio e di spionaggio), che continuarono a pensare ad agenti nemici che cercavano di avere informazioni attraverso l'osservazione o la corruzione o facendo propaganda nei sindacati e nelle forze armate, mentre invece essi si facevano passare per normali cittadini. L'NKVD aveva sistemi estremamente sofisticati e iniziò a reclutare agenti all'interno dell'establishment, e molti, appunto, all'Università di Cambridge, considerandoli giustamente un investimento a lungo termine.

Philby ebbe fra l'altro l'incarico di preparare un intervento clandestino contro l'Albania nell'ambito di un vasto piano teso a destabilizzare i regimi satelliti di Mosca: inutile dire che l'operazione (come quella analoga avviata contro l'Ucraina) fu un disastro, e tutti gli agenti inviati in loco furono catturati. Londra e Washington capirono perfettamente che questi fallimenti non erano casuali e scatenarono una caccia frenetica ai traditori: Burgess, McLean, e lo stesso Philby furono presto nel mirino, ma Kim mantenne un sangue freddo eccezionale, riuscendo a stornare da sè qualsiasi sospetto e al tempo stesso a mettere sull'avviso i due amici; che si defilarono rapidamente, e la conferenza stampa che tennero a Mosca, in cui attaccarono duramente la politica delle potenze occidentali, spiegando così i motivi della loro scelta, fu uno scandalo clamoroso.
Era il 1951, e Philby continuò il doppio gioco per altri 12 anni. Tuttavia non era più un insospettabile: dapprima gli furono tolti gli incarichi più delicati e poi fu costretto a lasciare l'MI5. Era ormai tagliato fuori dal "grande gioco" (l'espressione divenne celebre perché usata da Kipling nel suo Kim, ma era stata coniata da un vero agente britannico in Oriente, Arthur Conolly) e campava quasi di espedienti, sfruttando le innumerevoli conoscenze che aveva negli ambienti londinesi.
Un aiuto insperato venne proprio da chi voleva la sua pelle a tutti i costi: un deputato laburista presentò un'interpellanza parlamentare per sapere se la leggenda del "terzo uomo" aveva un qualche fondamento e, nella fattispecie, se costui era Harold Philby. Il governo non aveva prove e, per ragioni di opportunità, scelse di difendere fino in fondo l'integrità dei servizi: Philby, dunque, non solo fu pubblicamente riabilitato, ma potè riprendere il proprio lavoro; non ufficialmente, ma, in qualità di inviato dell'Observer e dell'Economist, con l'incarico di fornire informazioni sull'esplosiva situazione del Medio Oriente.


da Le Grandi Spie, De Agostini, 1973

Si trasferì quindi a Beirut nella primavera del 1956 e si occupò attivamente della crisi di Suez, degli attriti fra USA e URSS per il controllo su Egitto e Siria, della guerra civile in Libano, della rivoluzione in Iraq, dei contrasti fra Israele e mondo arabo. Le sue corrispondenze erano molto apprezzate e il "vecchio Kim" si ritrovò ancora una volta a gestire con disinvoltura e perizia impareggiabili un gioco delicatissimo.
Aveva con sè i due figli nati dal secondo matrimonio (si era sposato una prima volta, negli anni '30, con un'ebrea austriaca), conclusosi da tempo, ma ciò non gli impedì di innamorarsi perdutamente della moglie di un collega del New York Times: i due andarono a vivere insieme, e, malgrado i frequenti abusi di alcol da parte di Kim, la relazione fu felice e tranquilla.
Il 23 gennaio 1963 Kim era atteso a cena insieme a Eleanor all'ambasciata britannica di Beirut, ma la minestra si raffreddò nel suo piatto: Kim aveva capito da vari indizi che la sua posizione era compromessa ed era letteralmente scomparso, senza dire nulla neanche ad Eleanor, che peraltro ignorava totalmente la sua doppia vita. La sua fuga è ancora parzialmente circondata dal mistero: chi dice che si sia imbarcato nottetempo su una nave sovietica, chi ritiene più credibile che abbia attraversato a piedi il confine con la Siria, fatto sta che sei mesi dopo lo ritroviamo a Mosca (dov'erano da tempo Burgess e McLean).
La vicenda, resa ancora più colorita dagli aspetti sentimentali, ebbe risonanza mondiale, e per i sovietici la scoperta del loro migliore agente si trasformò in uno strepitoso successo propagandistico, poi ampliato dalla pubblicazione del libro di Philby, La mia guerra segreta (Mondadori, 1968). Pare che in seguito a ciò gli USA abbiano progettato di assassinarlo, avendo Philby rivelato particolari molto imbarazzanti sull'inefficienza americana e sul comportamento da "dilettante" del capo della CIA, Allen Dulles.
In Unione Sovietica lavorò per l'agenzia di stampa Novosti e, finita bruscamente l'unione con Eleanor, si risposò con l'ex-moglie del suo vecchio amico McLean.
Kim è morto a Mosca nel 1988.

"Quando guardo Mosca dalle finestre del mio studio, vedo ancora le solide fondamenta del futuro che avevo intuito a Cambridge." "Ormai ho perso da molto tempo il mio diploma di laurea (penso, in realtà, che si trovi negli archivi del MI5), ma conservo ancora le mie convinzioni."

Sharon Stone e Rupert Everett sono i protagonisti della spy-story firmata Marek Kanievska (2004) Codice Homer - A different loyalty, basata sulla storia di Eleanor e Kim Philby. Nella finzione scenica Sharon Stone veste i panni di Sally Cauffield, una corrispondente di guerra americana che vive a Beirut, dove incontra un suo collega britannico, Leo. Dall'incontro nasce un'appassionata storia d'amore e tutto sembra procedere per il meglio, ma un giorno Leo scompare nel nulla. Alla disperata ricerca di quello che ormai è diventato suo marito, Sally scopre che in realtà il suo uomo è una spia al servizio del Kgb e farà di tutto per riportarlo a casa.
"Ho girato questa pellicola - dice Sharon Stone - quando era appena iniziata la guerra in Iraq e ho potuto riscontrare numerose somiglianze tra l'epoca della guerra fredda e quella che stiamo vivendo. Mi definisco una persona apolitica ma mi sono domandata, durante le riprese, a cosa serva la guerra, tutte le guerre che si combattono ogni giorno. Mi si spezza il cuore a pensare che ieri come oggi non sia possibile vivere nella pace."
Il film non è un capolavoro ma ha l'indubbio merito di raccontare piuttosto correttamente (seppur con una certa superficialità) una realtà che non è certo quella a cui ci ha abituato la cinematografia occidentale, con l'infantile e disonesta divisione tra "buoni" e "cattivi". Lo stesso sottotitolo A different loyalty riprende un'espressione effettivamente in uso nei servizi britannici e che, appunto, non liquidava le spie rosse come semplici traditori, ma riconosceva loro una dignità etica. La stessa delusione di Cauffield-Philby verso il socialismo sovietico è rappresentata con sobrietà e dolente amarezza: passeggiando per Mosca lei gli dice: "Non è certo questo il comunismo che avrebbe immaginato Lenin" e lui, che comunque sceglierà di continuare a vivere in URSS: "Non è il comunismo che nessuno avrebbe immaginato."

Bibliografia

Qui uno studio psicanalitico sulla figura di Philby