inizio rosso e giallo

Giuseppe Pontiggia

Le gradazioni dell'impossibile

Il "caso più sensazionale di Nero Wolfe" è quello raccontato in Nero Wolfe contro l'FBI (The doorbell rang): dove appunto l'investigatore combatte contro un pachiderma ben più grosso di lui, nientemeno che la potentissima polizia federale creata da quel pazzo fascista (ma anche abilissimo) di John E. Hoover.
Rex Stout era un democratico, vedeva come il fumo negli occhi l'intrusività delle varie polizie statunitensi e, pur non occupandosi direttamente di politica, volle usare uno dei suoi libri per dire la sua.
Ecco come stavano le cose secondo la prefazione di Giuseppe Pontiggia al romanzo pubblicato negli Oscar del Giallo del 1975.

Esistono le gradazioni dell'impossibile? E qualcosa che Io oltrepassi? Sì. Ad esempio che un detective privato vinca l'FBI. Perciò, quando la signora Bruner, unica titolare della Bruner Corporation, suona alla casa di arenaria di Nero Wolfe, nella 35a Strada, perché impedisca che agenti dell'FBI la pedinino, si sente rispondere: «Assurdo». Non importa che la colpa della donna non sia perseguibile ufficialmente dal codice penale: ma l'avere inviato in omaggio, a diecimila americani, una copia del libro L'FBI che nessuno conosce giustifica che la più potente organizzazione di polizia degli Stati Uniti cominci a pedinarla. E perché poi ha inviato quel libro? Per interesse pubblico oppure privato?
A Wolfe non interessa neanche saperlo. Per ciò che lo riguarda, si limita a dire, laconico come sempre: «Signora, non sono né un taumaturgo né un babbeo». Ma un assegno a fondo perduto di centomila dollari (anno 1965), più il pagamento dell'onorario e delle spese, gli schiude prospettive irresistibili.
Così ce lo descrive, in quei momenti, il suo assistente e biografo Archie Goodwin: "Con centomila dollari in cassa al cinque di gennaio, avrebbe potuto respingere qualsiasi incarico fino alla fine dell'inverno, se non addirittura per tutta la primavera. E avrebbe potuto leggere un centinaio di libri, per non parlare delle migliaia di orchidee che avrebbe coltivato. Un paradiso. Un angolo della bocca ebbe una piccola piega. Per lui, era una risata aperta. Veleggiava fra le nuvole." E sotto gli occhi attoniti del suo asistente, Nero Wolfe NON rifiuta.
Non che cambi idea sulla possibilità di un successo, ma cambia atteggiamento. Guadagna tempo. Alla sera chiede al suo assistente: «Se vi dicessi che ho deciso di tenermi quei centomila dollari, che cosa rispondereste?» «Quello che avete già detto voi. Assurdo.» Anzi Goodwin, in una sorta di escalation, specifica: «Vorrei prendere un dizionario e cercare una parola un po' più forte di assurdo.»
Ma perché assurdo? A questa domanda le pagine iniziali offrono una risposta per così dire descrittiva. Già Wolfe chiarisce alla signora Bruner: «Se è vero che siete pedinata, siete stata pedinata anche fin qui, e il vostro o i vostri pedinatori ne hanno dedotto che siete venuta per assumermi. Con ogni probabilità, c'è già un altro individuo incaricato di sorvegliare questa casa. Ma anche se così non fosse, non appena si renderanno conto che sono stato tanto stupido da accettare il vostro incarico, mi faranno sorvegliare.» E alla sera Goodwin, in un estremo, disperato tentativo di dissuadere Wolfe, incalza: «Sapete che cosa significherebbe? Significherebbe che tutte le volte che metto piede fuori di casa dovrei perdere il mio tempo a far perdere le tracce ai miei pedinatori, pedinatori di prima classe. Tutte le persone coinvolte nell'affare sarebbero sorvegliate. Il nostro telefono sarebbe controllato. [...] L'FBI potrebbe o non potrebbe decidere di scaraventarci sulle spalle un'accusa fasulla. Con ogni probabilità non ne avrebbe bisogno, ma se dovesse arrivarci, state tranquillo che l'accusa reggerebbe. Io dovrei dormire qui nello studio. Le finestre e le porte, anche se munite di lucchetti, sono come cartavelina, per quella gente. Potrebbero censurarci la posta. E non esagero. Non so quante di queste cose farebbero, ma so che possono farle tutte. Conoscono tutti i trucchi del mondo, compresi alcuni che non ho nemmeno mai sentito nominare.» Anche l'ispettore Cramer, della Squadra Omicidi, è di questa idea: «Sapete fin troppo bene che è impossibile attaccare l'FBI. Non può farlo neanche la Casa Bianca.» II minimo che possa capitare, a un detective privato che infastidisca l'organizzazione, è di vedersi privato della licenza, con un pretesto qualsiasi.
Eppure Wolfe accetta. Perché? Per il compenso, è la prima spiegazione che viene in mente a Goodwin. Ma neppure lui ne è convinto, anche se nella sua ambivalenza, di odio e amore, verso il suo padrone, inclinerebbe volentieri verso questa ipotesi.
Wolfe, dal canto suo, ci offre la sua spiegazione quando rimprovera a Goodwin di comportarsi da vile di fronte alla prospettiva dell'incarico: «Dovrei respingerlo non perché è un incarico difficile, magari impossibile - ho accettato ben altri incarichi, in vita mia, apparentemente impossibili ma perché offenderei un certo tipo e la sua organizzazione, e questo certo tipo reagirebbe. Dovrei respingerlo perché non oso accettarlo. Preferirei accettare qualunque rischio piuttosto...» Wolfe dunque accetterebbe non solo per il compenso, ma per amore del rischio o, quanto meno, per paura della viltà. Potrebbe essere una spiegazione idealistica, ma leggermente in contrasto con la lucidità di Wolfe. C'è invece un terzo movente che, come tutti quelli decisivi, appare per ultimo. Confessa Wolfe a Goodwin: «Con ogni probabilità, se si trattasse solo di accettare o di respingere un incarico, tremerei anch'io. Ma non restituirò un assegno di centomila dollari semplicemente perché ho paura di un pallone gonfiato installato su cadreghino.»
È questo probabilmente l'argomento decisivo, che, come vedremo al termine dell'avventura, fa da filo conduttore a tutto il libro: l'avversione per il "pallone gonfiato", Edgar J. Hoover, e per l'ente di cui è a capo, l'FBI. Quest'ultimo sentimento Wolfe non lo esprime altrettanto chiaramente, sia perché l'allusione è un'arma più efficace sia perché il suo creatore Stout vive negli Stati Uniti e, se sa che milioni di americani condividono il suo orientamento, sa che altrettanti milioni pensano il contrario e fanno dell'FBI un mito.
La polemica, nell'anno in cui il libro è stato scritto, il 1965, è estremamente violenta e verte su alcuni punti su cui neanche gli anni successivi hanno fatto luce: i poteri effettivi dell'FBI, i metodi, a volte illegali e intimidatori, con cui esso agisce, il suo colore politico, la figura del suo capo. Si può anzi dire che esso fu al centro di polemiche fin dalla sua istituzione, nel 1908, quando Theodore Roosevelt, per arginare la corruzione che coinvolgeva gli stessi organismi incaricati di reprimerla, creò un Ufficio di Investigazioni nel Dipartimento di Giustizia: l'inefficienza dei suoi primi agenti, insieme con la gelosia degli altri organi di polizia, lo screditarono talmente presso l'opinione pubblica, che esso rischiò, nell'immediato dopoguerra, la precoce liquidazione.
Fu Edgar J. Hoover, un avvocato ventinovenne, che ne assunse la direzione nel 1924, a cambiare radicalmente la fisionomia dell'Ufficio di Investigazioni (il cui nome FBI, Federal Bureau of Investigation, venne dato ufficialmente solo nel 1935). La storia dell'FBI è legata indissolubilmente alla sua figura. Anche Fritz, il cuoco di Wolfe, quando Goodwin gli chiede: «Sai che cos'è l'FBI, vero?» risponde: «Certo. Il signor Hoover.» Hoover riformò integralmente l'organizzazione. Il suo primo provvedimento fu di licenziare i raccomandati inetti e corrotti e di circoscrivere alle attitudini professionali l'unica ragione di assunzione e di avanzamento di grado. Curò inoltre meticolosamente l'addestramento dei suoi G-men: il nomignolo venne dato loro, il 26 settembre del 1933, da George Kelly, un gangster che, sorpreso dagli agenti, gridò: «Non sparate G-men » (dove G è l'abbreviazione di Governement, Governo).
L'appellativo, ripreso dalla radio e dai giornali, piacque perché esprimeva sinteticamente il progressivo estendersi dei poteri dell'ente; erano infatti caduti sotto la sua competenza, grazie a leggi votate dal Congresso sotto la spinta di Hoover, molteplici altri reati, come il ricatto e il rapimento di bambini (dopo l'assassinio del figlio di Lindbergh nel 1932).
Scavalcando le polizie dei singoli stati, l'FBI ebbe una parte decisiva, anche agli occhi dell'opinione pubblica, nella lotta contro la delinquenza organizzata (dalla incriminazione e condanna di Al Capone per evasione fiscale, nel 1931, alla uccisione di Dillinger nel 1934).
Ma quando, con l'avvento della seconda guerra mondiale, l'FBI fu affiancato da Roosevelt al controspionaggio, le collusioni con il potere politico più conservatore e chiuso parvero strette in misura sempre maggiore: non poche colpe sono state addossate, nel secondo dopoguerra, all'FBI, dall'appoggio diretto e indiretto dato al maccartismo - all'epoca della guerra fredda - alle responsabilità connesse all'assassinio di Kennedy e alla vicenda di Dallas fino alla repressione dei movimenti di contestazione e di rivolta.
Hoover fu soggetto a critiche violentissime, che chiedevano la sua destituzione. Tuttavia fu solo la morte, nel 1972, che lo privò della carica. Nel 1965, quando scriveva questo libro, Stout poteva ancora detestarlo da vivo, non solo come uno spregiatore della letteratura poliziesca («Non ho mai aperto un libro giallo», dichiarò a una giornalista), quanto come il repressore totale, cui si attribuiva il sogno di una schedatura globale di tutti gli americani. Non stupisce perciò che a "Mister FBI" (come veniva chiamato) Wolfe dedichi un trattamento singolare e particolarissimo, superando se stesso in questo che Goodwin definirà «il colpo più sensazionale della sua carriera.»

Ma non sono solo l'aspetto politico e la trama del godibilissimo romanzo che c'interessano: il fatto è che nella citata edizione italiana compare anche una preziosa cronologia che consente di farsi un quadro della vita di Nero Wolfe e dei casi di cui si è occupato. La riproduciamo con l'avvertenza che le date di pubblicazione si riferiscono all'edizione americana: per quelle italiane una ricostruzione sarebbe troppo complicata, a causa della molteplicità delle edizioni, dei cambiamenti di titolo, degli svariati criteri di accorpamento in antologie: per un quadro abbastanza completo v. Wikipedia e genovalibri.it.