I magnifici cinque

Nel 1932 arriva a Londra Theodore Maly, ex-cappellano militare dell'esercito austro-ungarico che, catturato dai Russi nei Carpazi, getta la tonaca alle ortiche, dimentica la sua patria, rifiuta perfino il cristianesimo e recluta (e qualcuno lo seduce anche) uno dopo l'altro Donald McLean, Kim Philby, Guy Burgess, Anthony Blunt, John Cairncross. Nessuno gli dice grazie, anzi, richiamato a Mosca nel luglio del 1937, viene quasi subito processato e fucilato nell'ambito del clima di terrore creato dalla paranoia staliniana.

Le cinque talpe inglesi reclutate a Cambridge (i Cambridge Five, appunto) faranno capo all'NKVD (Narodnyi Komissariat Vnutrennikh Del, Commissariato del Popolo per gli Affari Interni, poi KGB, Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti) e, a partire dalla metà degli anni Trenta, sottrassero alcune tra le più importanti informazioni ai servizi segreti britannici e le passarono all'Unione Sovietica.
A differenza di molte spie che vendevano informazioni al nemico per denaro, i "magnifici cinque" erano mossi da motivi ideologici, in particolare dall'antifascismo, e vedevano nel comunismo russo l'unico modo per combattere efficacemente il dilagante imperialismo occidentale.

Kim Philby era nato in India nel 1912 e si era laureato in economia a Cambridge. Sempre animato da ideali antifascisti, iniziò partecipando alle attività di un gruppo comunista legale a Parigi, per poi passare ad un'organizzazione clandestina comunista a Vienna dove il suo compito era quello di fare da corriere tra i comunisti fuorilegge austriaci ed i loro contatti in Ungheria e a Parigi. 
Philby era abilissimo nel far uscire dallo Stato comunisti e socialisti e, date queste sue particolari capacità, nel '34 fu rimandato in Inghilterra per tentare di infiltrarsi nel SIS (Secret Intelligence Service). Fece così domanda per essere assunto nel servizio civile inglese ma gli fu risposto che i suoi trascorsi di simpatizzante comunista non erano i requisiti ideali per poter accedere ad una carica amministrativa. Philby quindi si impiegò presso la redazione di un giornale liberale e intanto ruppe tutti i legami con gli amici comunisti di Cambridge e sparse la voce che le sue idee politiche erano radicalmente cambiate. 
Lo stratagemma funzionò perché qualche tempo dopo fu ammesso a lavorare presso la Società delle Nazioni. Fu inviato in Spagna durante la guerra civile come giornalista, ma in realtà aveva ricevuto l'ordine dall'NKVD di raccogliere e fornire informazioni sulla potenza bellica dei fascisti.
Nel '40 riuscì finalmente a penetrare nel SIS dapprima nella sezione D detta dei "trucchi sporchi" che aveva l'incarico di escogitare mezzi diversi dalla forza per battere i nemici; in seguito fu assunto nel SOE (Special Operations Executive), dipartimento voluto da Churchill per rendere più efficaci le operazioni belliche in Europa usando l'intelligence, e da ultimo entrò nel controspionaggio, il Military Intelligence 5 (l'MI6, invece, si occupava dello spionaggio).
Il colpo di Philby meglio riuscito e grazie al quale il KGB lo considerò il suo migliore agente tra il 1935 e il 1951, avvenne nel '44, quando fu costituita in Gran Bretagna la IX sezione incaricata di studiare i vecchi fascicoli dell'attività comunista sovietica. La direzione della sezione spettava di diritto al capo di Philby, Cowgill, ma il piano di Mosca era che il proprio agente ottenesse lui il comando della sezione, a tutti i costi. Così Philby, colpendo alle spalle il suo superiore ed amico, prese a frequentare assiduamente il vicecapo del SIS Valentine Vivian, da anni nemico giurato di Cowgill, se ne assicurò l'appoggio e iniziò un lento lavoro di sgretolamento della figura di Cowgill; con successo, perché in seguito questi fu costretto alle dimissioni, cosicché Philby, oltre a guadagnarsi l'ambito posto, si sbarazzò pure di un feroce anticomunista.

Guy Burgess, figlio di un ufficiale di marina, condusse un'infanzia agiata e convenzionale. Apertamente omosessuale, sfoggiava insieme alle sue relazioni con i maschi della classe operaia, idee marxiste e godeva dei segni evidenti dello sfascio dell'Impero inglese. Grazie all'aspetto attraente ed al carattere aperto e disinibito, riuscì ad allacciare stretti rapporti con numerosi personaggi di spicco del mondo universitario mentre ancora studiava, e con personalità politiche in seguito. Alla fine del '35 divenne l'assistente personale di un giovane deputato conservatore talmente di destra da venire definito un fascista. Dopo qualche anno trascorso come produttore presso la BBC (la radio nazionale inglese), ottenne un incarico al SIS nella sezione D e poi nel SOE, ma fu presto licenziato a causa del suo carattere indisponente. Burgess fu elemento chiave nel reclutamento di un altro dei magnifici cinque, Anthony Blunt.
È morto a Mosca nel 1963.

 



Anche Donald McLean apparteneva ad una famiglia benestante e aveva un curriculum simile agli altri: brillante studente di Cambridge, di idee apertamente di sinistra, quando gli fu prospettata l'ipotesi di lavorare contro il sistema capitalistico usò il classico espediente: rinnegò esplicitamente le sue idee comuniste. Nel 1935, dopo aver superato durissimi esami di ammissione, riuscì a diventare funzionario diplomatico di Sua Maestà presso la Società delle Nazioni e a intraprendere una folgorante carriera: nel 1950, a soli 34 anni, era già Primo Segretario dell'Ambasciata britannica a Washington, anche grazie al determinante appoggio dell'amico Philby. Sposato con Melinda (che poi, negli anni di Mosca, sarebbe diventata la compagna di Philby) aveva un'intensa relazione omosessuale con Guy Burgess.
Fu proprio quanto tutti e tre si ritrovarono a lavorare a Washington che vi furono i primi sospetti, in particolare su Burgess e McLean: i due furono smascherati, ma Philby, uscito indenne dall'inchiesta, riuscì a farli fuggire in URSS.
Insieme, e ormai al sicuro, i due appariranno in una clamorosa conferenza stampa in cui attaccarono duramente la politica delle potenze occidentali, spiegando così i motivi della loro scelta.
Il suo soggiorno moscovita non fu attivo come quello di Philby: si lasciò andare all'alcol, ruppe ogni contatto coi vecchi amici, e morì in solitudine.


Anthony Blunt, pur avendo aderito già da giovanissimo alle idee marxiste, forse non avrebbe mai avuto la determinazione di passare dalle idee ad un'azione vera e propria: fu Burgess a convincerlo, sfruttando l'ascendente che godeva nei suoi confronti. L'attrazione che Burgess esercitava su Blunt era sia di natura sessuale che intellettuale; Blunt era conquistato dalla vivacità di spirito e dalla competenza in materia politica dell'amico ed eseguiva tutto ciò che Burgess gli consigliava di fare. Dopo aver seguito un corso per capitano della polizia militare di sicurezza, fu impiegato nel controspionaggio del SIS col compito di sorvegliare le ambasciate dei paesi neutrali.
Successivamente la sua attività spionistica si attenuò, dato che non aveva seguito - come i suoi amici - il percorso della diplomazia: divenne un brillante studioso dell'arte (a proposito: sono suoi due fondamentali studi sull'Italia, Le teorie artistiche in Italia. Dal Rinascimento al Manierismo, Einaudi, e Architettura barocca e rococò a Napoli, Electa) e riuscì a tenersi al riparo da tutte le inchieste freneticamente tese a scoprire "il quarto uomo" (ma ce n'era anche un quinto...) che aveva collaborato col micidiale trio Burgess-McLean-Philby. Negli anni '60 venne insignito del titolo di baronetto e divenne addirittura il consigliere artistico della Regina, così, quando finalmente il suo ruolo spionistico venne scoperto, si preferì mettere tutto a tacere, per evitare lo scandalo, e Sir Blunt potè godersi tranquillamente la vecchiaia. Alla sua figura sono ispirati il bellissimo romanzo di John Banville, L'intoccabile (Guanda, 1998) ed il film con Anthony Hopkins Blunt - Il quarto uomo (John Glenister, 1986).

Il quinto uomo, l'ultimo ad essere identificato ufficialmente e riguardo al quale sono state scritte moltissime pagine nel tentativo di svelarne l'identità (a lungo si sono fatte mille ipotesi: dal Direttore del MI5 fino al Primo Ministro laburista Harold Wilson), è John Cairncross, il cui nome viene rivelato per la prima volta da Oleg Gordievskij nel libro La storia segreta del KGB, Rizzoli.
Cairncross, proveniente da Glasgow, studiò a Cambridge dove uno dei suoi supervisori per la letteratura francese era Anthony Blunt il quale, notate le sue tendenze dichiaratamente comuniste, lo segnalò a Burgess. Nel '36 dopo aver reciso ogni contatto con il Partito Comunista Britannico, Cairncross fu assunto al Foreign Office e due anni dopo passò al Ministero del Tesoro. Sembra che Cairncross sia stato il primo agente infiltrato a dare notizia ai sovietici della decisione di inglesi e americani di costruire la bomba atomica. Stalin, saputolo, dette subito ordine ai suoi fisici di lavorare allo stesso progetto e al tempo stesso sguinzagliò le sue migliori spie perché sottraessero il maggior numero di informazioni in merito.
Durante la guerra Cairncross riuscì a trasmettere quasi tutta la documentazione sulle strategie pianificate da Churchill nel War Cabinet, il Consiglio di Guerra, e sui comitati scientifici creati per studiare l'applicazione della scienza allo sforzo bellico: celebre il GCHQ (Government Communications Head Quarter, Quartier Generale Governativo per le Comunicazioni), dove vennero impiegati, nell'ordine di diverse migliaia - oggi intorno a 15.000 - i migliori cervelli, soprattutto matematici, ingegneri e linguisti, per analizzare le trasmissioni radio delle forze armate e dei servizi segretii dell'Asse e decifrare i formidabili codici tedeschi generati da Enigma.

Così grazie al quinto uomo (e forse a un sesto...) i sovietici si fecero un quadro molto preciso della politica britannica.


Per anni i cinque di Cambridge condussero una doppia vita: di giorno portavano avanti il lavoro ufficiale e di notte fotografavano i codici, ricopiavano i dispacci, trasmettevano le informazioni che avevano raccolto durante lo svolgimento del proprio lavoro e nello stesso tempo dovevano adottare tutti gli accorgimenti opportuni per non venire smascherati.
Le manovre rocambolesche e i singolari espedienti che fanno sorridere nei film sulle spie, non sono sempre frutto della fantasia dei registi. Un giorno Kim Philby, durante la sua permanenza in Spagna, fu fermato e perquisito dai fascisti; in tasca aveva un foglietto con il numero di codice assegnato dall'NKVD: l'unico modo per non farlo cadere in mano ai poliziotti fu quello di mangiarselo.

L'apporto che i Cinque di Cambridge insieme ad altre spie infiltrate diedero alla sigint sovietica (Signal Intelligence indica la tecnica di decodificazione dei dispacci segreti dei governi stranieri o nemici), negli anni Trenta e poi durante la seconda guerra mondiale, fu notevole. Si può dire che, per la quantità sorprendente di informazioni che trasmisero agli analisti russi in circa 15 anni, la resero ancora una volta il sistema informativo più forte del mondo.
Durante la guerra, mentre i servizi segreti inglesi e americani erano impegnati ad operare contro un unico nemico cioè la Germania, la Russia continuava a tenere sotto stretto controllo sia l'antica nemica, la Gran Bretagna, sia gli Stati Uniti che cominciavano ad acquisire un ruolo sempre più rilevante nell'assetto mondiale. Mentre però a Whitehall gli agenti sovietici erano riusciti a penetrare in un solo ministero, in USA l'OSS (Office of Strategic Services), predecessore della CIA, non aveva quasi più segreti per loro e lo stesso avveniva per l'ambasciata americana a Mosca.

Infatti negli anni Trenta le misure di sicurezza prese dagli Stati Uniti nella trasmissione dei loro dispacci erano praticamente nulle e la maggior parte dei diplomatici americani non si rendeva conto della portata dello spionaggio russo. Non si faceva caso ad esempio alle ragazze gentilmente fornite dall'NKVD per l'intrattenimento dei militari o degli agenti dell'ambasciata nella capitale sovietica e fino alla fine della guerra nessuno pensò a perquisire gli uffici in cerca di microfoni. Nel contempo a Mosca gli Stati Uniti non avevano nessun agente infiltrato. Nel '43, anzi, il generale Donovan, capo dei servizi segreti americani, propose una collaborazione tra l'OSS e l'NKVD. Il patto, che fu accolto con entusiasmo dai russi, prevedeva uno scambio reciproco di informazioni, la costituzione di un'agenzia dell'OSS a Mosca e una dell'NKVD a Washington (che non avvenne mai perché sia Roosevelt che il capo dell'FBI si opposero) e l'unione delle forze per attuare misure repressive contro il nemico comune, la Germania. Secondo Andrew e Gordievskij, l'OSS dava molte più informazioni di quante ne ricevesse. Inoltre i russi fornivano notizie importanti solo se potevano ricavarne una qualche utilità; ad esempio nel settembre del '44 l'NKVD fornì agli USA l'elenco di alcuni insediamenti nemici in Polonia e in Germania Ovest, ma solo nella speranza che gli americani le bombardassero.

Nel 1945 il neo presidente americano Truman decise di sciogliere l'OSS; fu un duro colpo per i russi che videro licenziare tutti i loro agenti infiltrati. Anche in Gran Bretagna dopo la fine della guerra furono smobilitati il SOE e il Centro di Informazioni, cosicché Blunt ed altre spie dovettero lasciare il SIS.
La situazione fu aggravata dalla defezione di molti agenti sovietici: infatti l'ondata di entusiastica passione per il socialismo che aveva animato molti giovani negli anni trenta, era quasi del tutto svanita alla fine della guerra e l'ossessione per i complotti aveva ricominciato ad albergare nell'animo di Stalin unitamente all'ansia di primeggiare non solo rispetto alla Gran Bretagna, ma ormai anche, prepotentemente, rispetto agli Stati Uniti che nel 1947 avevano fondato una nuova organizzazione di servizi segreti: la Central Intelligence Agency (CIA).

Furono le armi atomiche la prima grande sfida lanciata dagli Stati Uniti e su cui i russi dovettero misurarsi. Berija, capo dell'NKGB, nuovo nome dei servizi segreti sovietici, mentre torchiava il responsabile del progetto atomico, Kurcatov, perché sperimentasse la bomba atomica il più in fretta possibile, nello stesso tempo ordinava a tutte le spie occidentali, come priorità assoluta, di occuparsi delle informazioni sugli ordigni che erano esplosi su Nagasaki e Hiroshima. Un ruolo di primo piano nel furto delle informazioni fu ricoperto a Washington da Donald McLean il quale, come membro dell'ambasciata britannica, aveva accesso all'Atomic Energy Commission dove prese a fare delle puntatine notturne. La prima bomba atomica sovietica fu sperimentata nel settembre del 1949, ma Stalin e Berija non si perdonarono mai di essere arrivati secondi e vissero perennemente nel timore che gli americani fossero a conoscenza di segreti nucleari a loro ignoti. 

Fino agli anni '50 comunque il servizio segreto sovietico in quanto a raccolta delle informazioni e penetrazione di agenti, prevaleva nettamente sul SIS e soprattutto sulla neonata CIA, grazie al fatto di non avere mai interrotto la sua attività durante la guerra, ma soprattutto perché fino al 1951 poté contare sulla collaborazione dei cinque di Cambridge, i migliori agenti infiltrati che un servizio segreto a quei tempi potesse vantare.
Burgess, ad esempio, per quanto logorato dalla doppia vita che conduceva, tanto che alcuni sospettavano che fosse tossicodipendente, era stato ammesso nell'Information Research Departement, nuovo organismo britannico creato con lo scopo di controbattere la guerra psicologica sovietica; grazie a Burgess il dipartimento fu compromesso completamente. Inoltre molti dei tentativi fatti da Gran Bretagna e Stati Uniti di inviare agenti in Russia e nei paesi baltici perché si infiltrassero e inviassero informazioni segrete, fallirono: l'NKGB riusciva infatti quasi sempre ad intercettarli in seguito a segnalazioni di talpe attente e ben addestrate come Philby, a catturarli e quindi ad usarli per trasmettere informazioni false alla controparte.
Talvolta però, com'era tipico dei sovietici, si cadeva in esagerazioni; nel '54 il SIS chiese ad alcuni suoi agenti infiltrati, ma in realtà catturati dai russi, di inviare un campione d'acqua di un fiume in Russia presso il quale si sospettava ci fosse una centrale nucleare. I sovietici inviarono il campione d'acqua che però risultò possedere una concentrazione tale di radioattività che non poteva essere stato prelevato che da un reattore nucleare.

Gli inglesi non solo riconobbero l'inganno, ma si resero conto che l'URSS manipolava i loro agenti.
Nel 1951 MacLlean, Burgess e Cairncross, furono costretti a uscire di scena. MacLlean e Burgess fuggirono in Unione Sovietica appena prima di essere smascherati. Gli americani infatti erano riusciti a sfruttare alcune piccole crepe nella sicurezza dei codici sovietici per intercettare ed interpretare molti messaggi cifrati. Fu un grande passo avanti nello sviluppo della tecnologia americana se si pensa che per interpretare un messaggio sovietico era necessario sostituire ad ogni parola o addirittura ad ogni lettera, un numero di cinque cifre dato da un codice, quindi ad ogni numero bisognava aggiungerne un altro di altrettante cinque cifre tratto da un codice sempre diverso di cui esisteva solo una copia a Mosca.
 
Grazie a queste decodificazioni, si individuò l'esistenza di una talpa tra le file britanniche a Washington e nel '51 le maglie della rete si strinsero sempre più attorno a McLean, il quale si accorse che ormai da mesi nessun collega gli consegnava più alcun tipo di documentazione. Burgess, che da qualche tempo lavorava negli Stati Uniti, spaventato a morte per la situazione, fu fatto defezionare insieme a McLean. Cairncross invece si dimise dal Ministero del Tesoro in seguito ad un imperdonabile errore di Blunt: questi, dopo la fuga di Burgess, fu incaricato dal SIS di perquisire l'abitazione del fuggitivo ma naturalmente sfruttò l'occasione per nascondere alcuni documenti compromettenti; ma non notò parecchi fogli che nominavano e coinvolgevano Cairncross, il quale, interrogato, non poté nascondere di avere trasmesso alcune informazioni alla Russia, ma riuscì a non rivelare la sua identità di spia. Si trasferì in Nordamerica e poi a Roma dove lavorò presso la FAO (Fondo per l'agricoltura e l'alimentazione) fino al 1964, anno in cui durante un ennesimo interrogatorio fu costretto a scoprire tutte le sue carte.

Per quanto riguarda Philby, in seguito alla fuga di Burgess, con cui aveva sempre avuto stretti rapporti, fu sottoposto a processo e, sospettato di spionaggio, allontanato dal SIS; anche se non poterono incriminarlo per mancanza di prove, tutti, tranne una piccola schiera di amici intimi, erano convinti della sua colpevolezza. Il 5 settembre 1953 moriva Stalin e nel marzo dell'anno dopo il servizio segreto sovietico fu riorganizzato e prese il nome di Komitet Gosurdarstvennoij Bezopasnosti, ossia il Comitato della Sicurezza di Stato, abbreviato con la sigla KGB e posto sotto il comando del generale Serov. Nel '53 venne anche costruita una nuova sede dell'ambasciata americana a Mosca in via Ciaikovski all'interno della quale si trovava la sezione moscovita della CIA. La sorveglianza durante i lavori di costruzione perché non venissero installati microfoni, fu serratissima eppure i funzionari che lavoravano e dimoravano nell'edificio si accorsero presto che le pareti delle stanze emettevano degli strani fruscii. Gli americani insomma non avevano scampo contro la collaudata sigint sovietica e per quanto avessero costruito una serie di tunnel che si diramava da Berlino Ovest per l'intercettazione delle comunicazioni telefoniche dell'URSS e della Germania Orientale, la quantità di informazioni raccolte non era mai pari a quella nemica. Dovettero così intraprendere altre strade; una di queste fu quella della ricognizione aerea. Nel 1955 il presidente Eisenhower propose all'URSS di attuare la politica dei "cieli aperti" con la quale entrambe le parti avrebbero potuto controllare la situazione militare opposta. La Russia rifiutò la proposta, ma gli USA, noncuranti della volontà degli avversari, cominciarono a sorvolare i cieli sovietici con aerei tipo U2 e dopo alcuni mesi misero in orbita il primo satellite spia.

In questi anni fu anche ingaggiato il primo grande agente infiltrato sovietico, il colonnello Oleg Vladimirivic Penkovskij. Buon amico di Serov, fornì agli americani 5500 foto dei missili e dell'artiglieria terrestre sovietica, le valutazioni aggiornate dei missili balistici intercontinentali, le fasi di allerta, la sequenza di lancio, il grado di precisione e i difetti dei missili. Tra americani e inglesi, erano trenta gli analisti impegnati nella valutazione dei soli dati forniti da Penkovskij. Grazie a questo materiale e alle riprese fotografiche degli aerei-spia U2, gli americani nel '62 riuscirono ad intervenire tempestivamente nella crisi cubana, quando cioè i sovietici, dopo avere appoggiato il governo di Castro, installarono segretamente a Cuba, a sole 90 miglia dalla costa della Florida, dei missili nucleari puntati sugli USA. Elemento cruciale per la copertura della missione fu la residenza del KGB a Washington che fu incaricata, tra l'altro, di mantenere un canale per le comunicazioni tra Mosca e la Casa Bianca con lo scopo di disinformare. 

Quando però gli americani scoprirono l'esistenza dei missili, la stessa residenza dovette cambiare politica e tentare il tutto e per tutto per salvare le apparenze e mantenere intatto il dialogo USA-URSS. Intanto il presidente americano Kennedy ordinava la formazione di un Comitato preposto alla soluzione della crisi e il 22 ottobre imponeva il blocco navale per impedire che i rifornimenti bellici arrivassero ai sovietici a Cuba. Nel 1963 Penkovskij, sospettato di spionaggio a seguito di una serie di comportamenti anomali, fu pedinato. La famiglia che viveva sopra l'appartamento del colonnello fu mandata in vacanza e così gli agenti del KGB poterono praticare un piccolo foro sul pavimento inserendovi un obiettivo miniaturizzato dal quale riuscirono a riprenderlo mentre adoperava macchine fotografiche e manipolava cifrari.
Per la prova decisiva di colpevolezza era però necessario perquisire il suo appartamento e ciò fu possibile farlo spedendo il sospettato in ospedale per un breve periodo dopo avergli provocato una lieve ma fastidiosa indisposizione tramite una sostanza tossica somministrata attraverso la sedi. Ottenute le prove necessarie, nel '63 Penkovskij fu arrestato, torturato e fucilato.
Dalla metà degli anni '60 l'URSS non ebbe più agenti brillanti, ideologicamente e politicamente coinvolti come lo furono i Magnifici Cinque, insieme a pochi altri. Perlopiù si trattava di piccoli criminali in cerca di una vita fatta di azioni eclatanti, fama e denaro.


Bibliografia
FAQ (Frequently Asked Questions - Domande frequenti)

Enrico Franceschini

Il sesto uomo

Per tradire bisogna appartenere e io non mi sono mai sentito di appartenere alla Gran Bretagna”. Potrebbe essere questo l’epitaffio sulla tomba di George Blake, l’agente segreto britannico che fece a lungo il doppio gioco con l’Urss. La sua morte all’età di 98 anni, annunciata stamane a Mosca dall’Svr, il servizio di spionaggio russo diventato l’erede del Kgb sovietico, chiude in un certo senso il capitolo delle “guerre di spie” che hanno contrassegnato l’era della Guerra Fredda.
Arrestato nel 1961 a Londra e condannato a 42 anni di carcere, uno per ogni 007 inglese da lui tradito e mandato a morire, secondo quanto scrissero i giornali dell’epoca, nel 1966 Blake fu protagonista di un’altra incredibile avventura, riuscendo a evadere dal carcere, attraversare la Manica su un traghetto, nascosto dentro un furgone, passare la cortina di ferro fra le due Germanie e ricongiungersi con i suoi operatori sovietici a Berlino est. Da allora ha sempre vissuto in Russia, dove ha ricevuto le più alte onorificenze nazionali, l’Ordine di Lenin e l’Ordine della Bandiera Rossa.
Con la fuga a Mosca si lasciò alle spalle una moglie, che ottenne il divorzio “in absentia”, e tre figli. Più tardi si era risposato con una cittadina russa da cui ha avuto altri figli, ma in anni recenti aveva potuto ristabilire un contatto anche con i figli dal primo matrimonio. La sua dichiarazione di non sentirsi britannico aveva qualche fondamento: nato in Olanda dove rimase fino ai 13 anni, trascorse il periodo del liceo in Egitto con una zia dopo la morte del padre, un ebreo sefardita naturalizzato britannico, e soltanto con l’iscrizione all’università di Cambridge iniziò a vivere in Inghilterra.
Dopo avere partecipato alla Seconda guerra mondiale entrò nel servizio diplomatico e, anche grazie alla conoscenza delle lingue, tra cui il russo, venne presto arruolato dall’Mi6, il servizio di spionaggio del Regno Unito. Nella sua autobiografia, scritta dopo la defezione in Unione Sovietica, raccontò di essere diventato comunista durante la guerra di Corea, quando catturato dai nord-coreani assistette ai bombardamenti americani di villaggi di poveri contadini. Fu allora che il Kgb sovietico, venuto a conoscenza che una spia inglese era prigioniera dei nord-coreani, lo contattò e stabilì con lui una fruttuosa collaborazione.

Rilasciato e accolto in patria come un eroe, Blake ha continuato a lavorare per l’Mi6, fornendo clandestinamente informazioni ai russi. Forse gli agenti da lui rivelati a Mosca non furono 42 come gli anni della sua sentenza, ma sono stati certamente numerosi. Tra l’altro segnalò ai russi l’esistenza di una talpa nelle loro file, un agente che faceva il doppio gioco per la Cia, e aiutò la Stasi a scoprire un tunnel sotto il muro di Berlino. Per quanto il Kgb cercasse di proteggerlo, l’Mi6 iniziò ad avere sospetti, lo richiamò da una missione in Libano e lo arrestò. Sorprendentemente, nel corso dell’interrogatorio Blake rese una piena confessione, ammettendo di essere un doppiogiochista per i sovietici. Non per denaro o per un ricatto: per libera scelta ideologica.

Dopo la rocambolesca fuga dalla prigione londinese di Wormwwod Scrubs, riuscita grazie a due complici dietro le sbarre, quando aveva 39 anni, in Urss ha preso la cittadinanza sovietica ed è rimasto al servizio del Kgb. Raggiunta l’età della pensione, il governo russo gli ha conferito una dacia alle porte della capitale, dove ha vissuto fino alla morte con la moglie. A Mosca frequentava due delle altre famose spie inglesi che fecero il doppio gioco per i sovietici, Kim Philby e Donald Maclean, anch’essi fuggiti oltre cortina dopo essere stati scoperti, ma non faceva parte dei cosiddetti “Cambridge Five”, i cinque studenti della prestigiosa università passati nelle file del comunismo: a differenza di loro, non era abbastanza "posh", non proveniva dall'alta società. E a differenza di Philby e Maclean, aggiungono i suoi biografi, in Russia non si perse nell’alcolismo, riuscendo ad avere un’esistenza abbastanza normale e, per quanto se ne sa, felice.
Soffriva per il crollo del comunismo, a cui era rimasto sempre fedele, ma diceva: “Ormai sono quasi cieco e non vedo quello che può rattristarmi”. Come Philby e gli altri di Cambridge, anche la sua vicenda ha ispirato numerosi film e romanzi. Se davvero George Blake non si sentisse di “appartenere alla Gran Bretagna”, rimane un mistero: era lui a sostenerlo pubblicamente, ma una spia – come è noto – non dice mai fino in fondo la verità. Talvolta neanche a se stesso.

Repubblica 26.12.2020